Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
5. Pregavo Dio che mi conducesse dall’esilio in patria
Il dì 19 ottobre 1815, nella santa Comunione, dopo aver goduto in Dio un bene molto particolare, il mio spirito fu sopraffatto da desolazione tanto profonda, che mi pareva di morire, tanta era la mestizia e la pena, che rendeva cagionevole anche il corpo. Tutta questa pena era in me cagionata per il bene che pocanzi avevo goduto nella santa Comunione. Sollevò il Signore il mio spirito ad un grado tanto particolare di unione, che non è veramente spiegabile. Le fece provare e conoscere in se stesso qual bene sia il possedere il suo eterno amore. Io sperimentai un bene tanto straordinario, che l’anima mia inondò nel gaudio, e si dimenticò affatto di se stessa e delle miserie del nostro mondo sensibile, e le pareva già di godere l’eterna pace. Ma quando lo spirito tornò nei sensi, nel vedere le cose sensibili mi parevano tanto brutte, tanto sconcertate, mi trovai veramente in un esilio penosissimo, tutto mi annoiava, tutto mi faceva pena. Il tornare nei sensi mi cagionò quell’effetto che potrebbe cagionare ad uno che gli fosse permesso di avvicinarsi al nostro sole sensibile, e che poi ad un tratto scendesse da questo luogo eminente in un profondo tugurio, così la povera anima mia, avvicinata che si fu al bel sole di giustizia, non poteva più patire di essere ritenuta in questa vita, ma con gemiti e calde lacrime e infocati sospiri, pregavo il mio pietoso Dio che presto mi conducesse dall’esilio alla patria.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL |