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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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3. L’aiuto dei Santi Trinitari
Dopo che il Signore si degnò, nell’unione del giorno 7 novembre 1815, compartirmi il prezioso dono della scienza, da me stoltamente rifiutato, come si è già detto al suo luogo, fin da quel giorno il mio spirito desidera ardentemente di imitare il Crocifisso suo bene, desidera vincere e superare la sua propria debolezza, desidera patire quanto mai dir si possa; vuole lo spirito ridurre il corpo in schiavitù, ma questo geme e si conturba; lo spirito vorrebbe negargli il necessario sostentamento, vorrebbe perfino con ferri taglienti di propria mano scarnificare le proprie ossa, per amore di quel Dio che volontariamente si fece per nostro amore scarnificare le sue carni immacolate. Il mio povero spirito, nel vedersi affatto impotente di eseguire le sue brame, piange, si affligge, sospira, si raccomanda all’intercessione dei santi, con particolare affetto, il giorno che ricorreva, la festa del gran patriarca san Felice di Valois, il dì 20, mi raccomandai caldamente al beato Simone, al beato Michele, al venerabile padre Giovanni Battista della Vergine, acciò si fossero degnati, questi santi trinitari, di intercedere per me presso il glorioso san Felice, loro fondatore, per ottenermi la bramata grazia, il totale disprezzo di me stessa. Per facilitare il conseguimento della grazia, con l’approvazione del mio direttore, rinnovai i voti, i propositi, con una rinuncia particolare e generale a tutto quello che possa soddisfare lo spirito, protestandomi di non voler cercare altro che il puro amore essenziale. Si fece dunque tutto questo da me, per mezzo di particolare grazia, compartitami dall’infinita bontà di Dio. Dalla generosa rinuncia ne riportai favore molto distinto. Mi apparvero i sopra accennati santi trinitari e mi condussero al trono del gran patriarca san Felice di Valois. Per questo favore la povera anima mia era ripiena di confusione, un santo timore non mi permetteva di potermi avvicinare al lucido trono del gran patriarca, benché scortata fossi dai degni figli di sì gran padre. Il beato Simone mi fece coraggio, e datomi a tenere il lembo della sua cappa, mi condusse al rispettabile suo trono, gli mostrò i miei buoni desideri. Il santo patriarca mi degnò di calcare la sua gloriosa mano sopra il mio capo. Ai piedi del suo trono feci la rinnovazione dei voti e la rinuncia di sopra accennata. I miei voti, propositi e rinuncia apparvero nelle mani del santo patriarca come preziose gioie. Le pose in ricco bacile, si degnò accompagnarmi, unitamente ai tre amati suoi figli, all’augusto trono dell’altissimo Dio. Il santo patriarca presentò per me al trono di Dio la mia povera offerta; il pietoso Dio, per sua bontà, mostrò il suo gradimento, unendomi a sé intimamente, mi fece provare gli effetti mirabili della sua carità.
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