Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 33 – IL LATTE DELLA DIVINA MADRE
      • 5. Il sacro abito trinitario
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

5. Il sacro abito trinitario

 

Il dì 21 dicembre 1815, nella santa Comunione, così la povera Giovanna Felice racconta di sé. Ero tutta intenta a chiedere la vittoria su me stessa, e tra lacrime e sospiri speravo di ottenere dal mio Signore la grazia per i suoi meriti infiniti, tra le lacrime e i sospiri fui sopraffatta da leggero sonno. In questo tempo mi parve di vedere la città di Roma in stato di gravissime afflizioni e travagli, tutti erano afflitti e spaventati, erano pieni di mestizia e di timore: vedevo il popolo ammutinato, vedevo una gran rovina.

Nel vedere tutto questo ammutinamento di popolo così afflitto e spaventato, vedevo rovinare le case, i palazzi; vedevo una chiesa incendiata, che era sul punto di rovinare. Tutti i circostanti erano spaventati, nessuno aveva animo di penetrare il rovinoso tempio per l’imminente pericolo che sovrastava.

Un’anima a me cognita, mossa da spirito superiore, cercò di inoltrarsi nel rovinoso tempio; ma prima di esporsi al grave pericolo, prese licenza dal suo padre spirituale, che si trovò presente. Ottenuto dal suddetto il permesso, piena di santo ardire, per liberare il santissimo Sacramento, si gettò in mezzo alle ardenti fiamme; i circostanti restarono altamente meravigliati, credendo sicuramente che l’imprudente zelo le dovesse costare la vita; ma, come piacque a Dio, la suddetta anima, con la sacra pisside nelle mani, comparve illesa in mezzo al grande incendio.

Allora il popolo alzò le grida: «Miracolo, miracolo dell’onnipotente Dio!». Tutti sopraffatti da viva fede e da vera devozione piangevano di tenerezza e di contrizione, confessando vera quella fede che prima disprezzavano; pieni di umiltà si percuotevano il petto, andava ogni momento più a farsi grande il concorso del popolo, e viepiù cresceva la devozione. Intanto la suddetta anima consegnò la sacra pisside ad un certo religioso a me cognito, subito si fece portare gli abiti sacri e, vestitosi, sollecitamente prese il santissimo Sacramento. Al momento il devoto popolo si mise in ordine di processione, e al momento si provvide di torce per accompagnare magnificamente il santissimo Sacramento.

Il citato religioso condusse alla sua chiesa la sacra pisside, e la espose alla pubblica venerazione; da più di cento lumi fu adornato il sacro altare, mentre tutti si facevano un pregio di regalare cera e tutto quello che faceva bisogno per la magnifica esposizione. Mi pareva che Dio si degnasse di fare molti miracoli e grandissime conversioni; grande era il concorso del popolo che di notte e di giorno a gran folla alla chiesa si portava. E, per appagare la devozione, per quindici giorni e quindici notti restò esposta alla pubblica venerazione la suddetta sacra pisside.

Il sommo Pontefice di quei tempi, saputo questo fatto, volle portarsi in persona alla suddetta chiesa, e volle del suddetto fatto esser pienamente informato. Il sommo Pontefice volle parlar con il confessore della citata anima. Il Santo Padre, dopo essere stato del tutto informato, volle conoscere la suddetta anima, si portò dunque la suddetta dal Papa, il quale le disse che liberamente avesse domandato quello che voleva, mentre il suo cuore era disposto a compiacerla. Allora la suddetta, prostrata ai piedi del Vicario di Gesù Cristo, gli domandò in grazia di fondare un ordine di trinitarie scalze, e le fu accordato, e in quel momento stesso il Sommo Pontefice le destinò un monastero, e le promise di essere lui il protettore di questo ordine. Richiese di ascriversi all’ordine trinitario con vestire il santo abitino, dovette dunque a questo oggetto portarsi un Padre Trinitario al sacro palazzo per fargli nella cappella papale la sacra funzione di ascrivere il Sommo Pontefice all’Ordine Trinitario.

Molti vescovi, cardinali, prelati e signori vollero ascriversi a questo sacro Ordine, con prendere il santo abitino. Il sommo Pontefice conferì un vescovato al citato Padre Trinitario. Intanto la detta anima, in compagnia di molte altre compagne, entrarono nel monastero a loro assegnato dal Sommo Pontefice e subito le fece provvedere di quanto faceva loro bisogno, dimostrando tutto l’impegno di proteggerle e sostenere questo sacro istituto.

Molte anime di santa vita abbracciavano questo sacro istituto, e molte persone di nobile condizione si tenevano per molto fortunate di poter vestire il sacro abito trinitario.

Mi protesto di non voler in nessun modo sostenere quanto ho raccontato, ma solo manifestare a vostra paternità reverendissima come passai il tempo in quel suddetto sonno.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL