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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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36 – PERDUTA NELLA DIVINA IMMENSITÀ
Il dì 8 marzo 1816, nella santa Comunione il Signore, mi fece sperimentare i particolari effetti della sua grazia, ma da qualche tempo a questa parte si degna Dio comunicarsi alla povera anima mia in una maniera che non mi è possibile più manifestare i particolari favori che si degna compartirmi, perché questi non sono per vie immaginarie, ma per vie di interne cognizioni, intime, profonde. Queste mi pare che siano molto più sublimi delle immaginarie, e molto più efficaci al povero mio spirito, ma per il mio scarso talento molto difficili di poterle manifestare. Penetra l’intelletto e si profonda nell’immensità di Dio, la volontà ama ardentemente, e nell’amore dolcemente si riposa, e placidamente tutta in Dio si abbandona. L’anima perde ogni idea sensibile, e si perde affatto nella divina immensità, di maniera che non comprendo quello che si degna Dio operare nell’anima mia; mentre in quei preziosi momenti godo un bene che non so spiegare, mi pare propriamente di perpetuarmi in Dio. Oh che consolazione, oh che dolcezza, oh che gaudio prova il mio cuore, più non ricordo di essere viatrice, mi pare di abitare nell’altezza dei cieli, tanto chiaramente si degna Dio comunicarsi alla povera anima mia, che mi pare di godere un paradiso di contenti; ma non ho termini sufficienti di manifestare i particolari favori che in quei preziosi momenti mi comparte, mentre neppure posso del tutto comprenderli.
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