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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 38 – PER TRE GIORNI RAPITA IN DIO
      • 1. Il patrocinio di san Michele dei Santi
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38 – PER TRE GIORNI RAPITA IN DIO

 

1. Il patrocinio di san Michele dei Santi

 

Il dì 5 luglio 1816, festa del beato Michele, nell’assistere alla Messa cantata, nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, fui sopraffatta da particolare raccoglimento, dove mi parve di vedere che dall’alto dei cieli scendeva una moltitudine di Angeli, che tutti festosi venivano per assistere al gran sacrificio della Messa cantata da quei buoni padri trinitari.

Questi angelici spiriti erano vestiti uniformemente, in tre diverse legioni erano divisi: la prima era vestita con veste candida, con scapole con croce rossa e turchina, la seconda legione era vestita di color turchino, la terza di colore rosso, ma erano una quantità che occupavano tutta la chiesa. Tutti erano disposti in bell’ordine.

Al Gloria della Messa mi parve vedere altre schiere angeliche, che festose, giubilanti conducevano con somma gloria ed onore il beato Michele. Il beato era preceduto dai santi patriarchi dell’Ordine trinitario, e qual diletto loro figlio, l’onoravano, col dargli un posto a loro immediato. Collocato che si fu il beato Michele in quel nobilissimo seggio contiguo ai santi patriarchi, fu onorato da quei cittadini celesti suddetti, ossequiandolo con incenso e profondi inchini, lodavano e ringraziavano la santissima Trinità per i favori concessi al nostro glorioso santo.

 

Ossequiato che fu, con volto piacevole a me rivolto con gesti cordiali mi fece coraggio, e mi fece intendere che mi fossi approssimata a lui. A questo piacevole invito la povera anima mia, umiliata profondamente in se stessa, sopraffatta da santo timore, non osava avvicinarsi a lui, ma i santi patriarchi con autorevole paterno comando, mi obbligarono ad approssimarmi a lui. Con santa umiltà mi avvicino, e il beato, preso il lembo della sua cappa, me lo diede a tenere nelle mie mani; piena di riverenza, bacio, stringo al mio cuore il prezioso pegno.

Oh qual meraviglia! mi sento il cuore trasmutarsi da incendio di santo amore. Oh come in quel momento il povero mio spirito si unì al suo sublime spirito! In questa guisa mi condusse in luogo molto eminente, dove unitamente ai tre religiosi trinitari celebranti mi condusse alla divina Madre; l’amorosa Signora, per mezzo del suo diletto servo, piacevolmente ci accolse, e per dimostrarci il suo particolare affetto, ci degnò di darci a tenere l’estremità del suo prezioso manto.

Oh, che grande onore è mai questo! fummo noi degnati di avvicinarci all’augusto trono della sovrana imperatrice del cielo e della terra. Oh quanto sei onnipotente, o gran santo, quanto amato sei dalla divina madre, Maria! Per tuo mezzo fummo onorati. Dégnati, o gran santo, di proteggerci in vita e in morte, e saremo sicuri, per mezzo del valevole tuo patrocinio, di pervenire a quella gloria, per lodare Dio per tutta l’interminabile eternità.

Autorizzati dall’alto favore compartitoci dalla divina Madre, fummo liberamente introdotti negli ampli spazi della divinità di Dio, dove al momento perdemmo il nostro proprio essere, e come atomi comparivamo davanti al suo tremendissimo cospetto. Eccoci inabissati nel proprio nulla, ma chi lo crederebbe? Dio, per sua infinita bontà, ci traeva dal proprio nulla, per potersi in noi compiacere. Tramandò un raggio della splendidissima sua luce ad investirci, e così ci rese quanto mai belli e risplendenti, e per mezzo della sua grazia ci formò oggetto delle alte sue compiacenze.

La suddetta comunicazione apportò al mio spirito un bene molto particolare. Per ben 24 ore ne godei i buoni effetti: umiltà profonda, raccoglimento interno, pace, dolcezza, soavità di spirito tennero tutte occupate le potenze dell’anima mia, mi comunicò Dio un gran desiderio di darmi tutta alla penitenza.

 




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