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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 39 – VOGLIO UNIRTI IN SACRO MATRIMONIO
      • 4. Il Bambino di propria mano collocò l’anello nel mio dito
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4. Il Bambino di propria mano collocò l’anello nel mio dito

 

Il dolce mio amore, l’amabile Gesù, mi fece sapere che alle sette della notte mi voleva compartire il celeste favore, unendomi a lui intimamente con dolce nodo di santo amore. Tutto ad un tratto cinta mi vedo di celeste splendore; l’anima mia fu sopraffatta da santo timore, e piena di lacrime, diceva al Signore: «Mio Dio, non sono degna di sì alto favore». E profondata nel proprio suo nulla, tutta tutta di amore in lacrime si disfaceva; il mio cuore in santi affetti si esercitava, per così piacere al sommo suo amore. La vita, il sangue più volte offrivo di quello che respirasse il cuore.

Ebbria di amore, dicevo al Signore: «In croce per tuo amore voglio morire!». Era tanto l’amore che sentivo al patire, che non ho termini di poterlo ridire. Intanto l’amore a dismisura cresceva, che non lo potevo contenere più. Il mio Dio sommamente si compiaceva per amore suo vedermi languire. Tutto ad un tratto, vedo apparire maggiore splendore, nel mezzo del quale mi parve vedere Gesù bambino, che, dal seno della sua santissima Madre, amorosamente m’invitava ad avvicinarmi a lui, mostrandomi un prezioso anello, mi chiamava, e, con gesti i più puri e cordiali, mi significava l’infinito suo amore. Agli amorosi e replicati inviti del divin pargoletto, tutto tutto di amore si accese il cuore nel petto, profondamente mi umilio e a lui mi avvicino, non potendo più contenere il grande incendio di amore.

Il caro Bambino mi dona l’anello, e di propria mano lo collocò nel mio dito. Oh dolce momento, oh dolce contento il mio cuore provò! l’anima mia di sacro incendio viva viva bruciò, e stemperata di amore e di affetto, tutta liquefatta di amore restò. Lo sposo diletto invitò l’anima al sacro riposo, allora fui sopraffatta da celeste splendore, fino il mio corpo in alto si sollevò. In questo tempo cosa seguisse io non so ridire, la dolce impressione che fece nel mio cuore la particolare unione del mio Signore non so ridire. Una nuova vita mi parve di respirare; in quel momento un altro cuore Gesù mi donò, tutto conforme al suo divino amore. Il divin fanciulletto, aprendosi il petto, mi dava a conoscere l’infinito suo amore. Rompendo il silenzio, la dolce sua voce così mi parlò: «Amata colomba, diletta mia sposa, vieni, entra e riposa nel sacro mio cuore!».

Qual meraviglia, quale stupore, non era angusto il cuore del divin fanciulletto, ma era qual mare immenso di amore. Replicando l’amoroso invito, diceva: «Entra nel gaudio del tuo Signore», e, sommergendomi nella piena della preziosa acqua, che scaturiva dall’amoroso suo cuore, restai tutta sommersa e intimamente a lui unita.

Spettatori di questo favore furono i santi re magi, i santi patriarchi, la divina madre Maria santissima, con il suo castissimo sposo Giuseppe e molti spiriti celesti. Questi nobili personaggi furono spettatori e testimoni del distinto favore; questi nobili personaggi mostravano l’alta loro meraviglia, il loro stupore nel vedermi tanto favorita dal celeste sovrano, re del cielo e della terra.

Mi fece intendere il Signore che di questo distinto favore ne voleva particolare memoria. Non so spiegare di più, mentre si degnò Dio di avvicinarmi tanto a lui, che arrivai a godere della sua medesima esistenza, per partecipazione; a me pare che questo sia un grado di unione tanto intima, che non possa più inoltrarsi creatura viatrice più di quello... non posso spiegar di più, cosa mai godei nell’anima non è possibile manifestarlo. Molto particolari furono i buoni effetti, e permanenti: per lo spazio di quindici giorni mi tennero assorta in Dio.

 




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