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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 41 – CHIARA COGNIZIONE DI DIO
      • 8. La mia anima come splendida fanciulla
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8. La mia anima come splendida fanciulla

 

Il dì 27 giugno 1817 la mattina dopo la consueta orazione subito levata, mi ero data a sistemare gli affari della casa, quando ad un tratto fui sopraffatta dalla grazia del Signore, che mi rapì lo spirito e alienata dai sensi, mi resi affatto incapace di agire, priva di ogni sensazione, caddi in deliquio mortale, pallido e freddo se ne restò per molte ore il mio corpo.

In questo tempo il mio spirito si trovò in un luogo immenso, che io non so descrivere, in questo luogo mi fu dato a vedere l’anima mia. La vedevo dunque sotto la sembianza di bellissima donzella, semplice, pura, leggiadra, piacevole, avvenente, dotata di scienza celeste. Questa se ne stava seduta in un’isola deserta, lungi dai rumori del mondo, ebbria di santo amore, vicina al vasto oceano se ne stava. Questo oceano vastissimo denotava l’infinito amore di Dio, la vaghissima donzella si mostrava perduta amante del vasto oceano, e l’oceano si dimostrava tutto per lei propenso. A questa cognizione la donzella, ebbria di santo amore, scioglieva la voce al canto, suonando un celeste strumento nel vasto oceano la sua voce faceva risuonare.

Oh quali affetti intanto crescevano nel mio cuore, che dettati mi venivano dal celestiale amore! Mostravo al mio diletto l’ardente fiamma che mi incendiava il petto, che tutto mi consuma il cuore, il grande amore non poteva più contenere, con interrotti accenti mostravo al mio diletto l’affetto del mio cuore: «Oh dolce amore consumami, non aver di me pietà, annientami, annichiliamo, così resterà soddisfatto in qualche parte il povero mio amore». Così dicendo tornò Dio a favorirmi, unendomi a sé, in una maniera molto mirabile, fu tanto grande l’impressione che mi restò nel cuore di questa santa unione, che per cinque giorni perdetti ogni idea sensibile, quel poco che operavo si faceva da me per abito, senza comprendere le proprie operazioni.

 




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