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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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3. Annoverata tra le vergini
Fu molto ben compensata al Signore la suddetta mia afflizione, mentre il dì 15 agosto 1818, giorno dell’Assunzione di Maria santissima, fui favorita dal Signore di un celeste favore, e fu di annoverarmi nel numero delle particolari serve di Maria santissima, sua benedetta Madre, Fui annoverata nel numero di quelle felicissime anime con particolare distintivo, benché a me non mi convenga per nessun titolo. Per obbedire vostra paternità, e con somma mia confusione, manifesterò la maniera che tenne Dio per farmi intendere il suddetto favore. Ero in orazione quando si sopì il mio spirito, e per mezzo di una illustrazione intellettuale, il Signore gli dette una particolare cognizione di quanto esso si degnava operare nella povera anima mia. Mi parve dunque in quel momento di essere sollevata fino all’altezza dei cieli, dove, per mezzo di molte schiere angeliche, fui introdotta negli amplissimi spazi dell’immensità di Dio. In questo luogo mi si diede a vedere la gloria di Maria santissima, come Madre e come Vergine purissima, per soli questi due titoli era tanto grande la gloria di questa Vergine e Madre, che io non posso non solo ridirlo, ma non potei neppure comprenderlo, tanto era grande la sua gloria, la sua magnificenza che io credetti di perdere la vita, per essere cosa tanto sublime che né l’anima né il corpo la poteva contenere. Vidi dunque questa divina sovrana in un trono immenso, circondato da immensa luce, era corteggiata da molti principi del paradiso, una moltitudine di schiere angeliche adornavano il glorioso suo trono, molte felici donzelle erano vicino al suo trono, queste erano di tre classi: le più immediate al suo trono erano cinte nel capo di prezioso diadema, le seconde tenevano un prezioso stemma al collo, che le pendeva sopra il petto, le terze tenevano nella mano destra un mazzo di fiori bellissimo; tutte dimostravano sommo contento, godendo di quei gloriosi splendori, che scintillavano dal volto verginale di quella sovrana regina del cielo e della terra. A tanta magnificenza qual mi restassi, io non so ridirlo, ma sopraffatta da santo timore mi confondevo in me stessa e mi umiliavo profondamente, e rapita da tanta magnificenza non capivo più in me stessa, solo sentivo un’ardente carità, che mi liquefaceva il cuore e mi faceva spargere lacrime di santi affetti; di propria cognizione avevo ripieno il cuore, questa cognizione mi faceva bramare di allontanarmi da questo santo luogo, per il rispetto che si doveva a tanta magnificenza. Ecco che in quel momento che mi volevo allontanare la Vergine santissima, per mezzo di san Michele arcangelo, mi comandò di approssimarmi all’augusto suo trono, e si degnò di propria sua mano adornare il mio capo del prezioso diadema, e così annoverarmi nel numero di quelle felicissime donzelle, che erano vicine al suo trono, come già dissi di sopra. Con molto applauso di tutte quelle sacre vergini, fui nel numero di loro compresa. La Vergine santissima si degnò presentarmi all’eterno Dio, il quale si degnò, per la sua infinita bontà, unirmi a sé intimamente. Oh qual bene provò il mio spirito non so ridirlo! di santi affetti restò ripieno il mio cuore, molte grazie mi compartì il Signore per me e per i miei benefattori, e per i poveri peccatori, fratelli miei, e per la santa madre Chiesa, e per le benedette anime del purgatorio, alle quali sono rivolte le mie gran paure, e le povere mie preghiere sono sempre avanti al trono di Dio per loro suffragio.
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