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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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3. Fedele a Gesù e obbediente alla Chiesa
A queste parole divine, la povera anima mia da debole che era, come già dissi, fortificata fu dalla grazia del Signore. Affidata alle sue divine parole, divenni forte qual leone, e piena di coraggio nel nome di Dio diedi principio alla sanguinosa battaglia il giorno 25 gennaio 1819 di lunedì, giorno della conversione di san Paolo, mi apparvero molti demoni in varie forme; ognuno di quelli teneva presso di sé un tormento infernale da farmi soffrire: «Se tu non acconsenti alle nostre voglie», mi dicevano, «sperimenterai sopra il tuo corpo tutti questi spietati tormenti, se tu non acconsenti alle nostre voglie». Costoro volevano per primo farmi negare la fede di Gesù Cristo, e poi farmi fare ogni sorta di iniquità, per sovvertirmi misero in pratica tutta la loro malizia, ma buon per me che il pietosissimo mio Dio mantenne la parola che mi aveva dato per sua bontà, con tanta fedeltà e amore mi aiutò, che non termini di spiegare gli aiuti speciali che mi compartì in questa sanguinosa battaglia, posso dire che tutto l’inferno si era congiurato contro di me; quei maligni spiriti, che erano stati incaricati di strapazzarmi, di farmi provare molti supplizi infernali, avevano giurato al loro capo che avrebbero fatto ogni sforzo, avrebbero adoprato tutta la loro malizia per sovvertirmi. Ecco dunque che spettatori erano di questa grande battaglia tutti i santi del cielo, e tutti i demoni dell’inferno. Oh, come potrò qui ridire i diversi effetti del mio povero cuore! di timore, vedendomi apparecchiati tanti supplizi, dubitando a tanto patire di arrendermi alle loro voglie, col negare la fede di Gesù Cristo, ma qual fiducia sentivo nel vedermi aiutata dal medesimo Dio, che con una fortezza invincibile avvalorava la mia fede; non più timida, ma forte qual leone, io insultavo quei maligni spiriti, e, mostrando loro la forza invincibile di quel Dio che mi proteggeva, arditamente li insultavo, e con deliberata volontà dicevo loro che mi avessero tormentata quanto volevano, che io, sperando sempre nei meriti infiniti di Gesù Cristo, credevo con ogni sicurezza di riportare la compiuta vittoria. A questa mia deliberazione di volontà, mi si fecero addosso, questi maligni spiriti, a tormentarmi tanto fieramente in vari modi, ed intanto che così barbaramente mi tormentavano, mi dicevano che se avessi negato la fede avrebbero subito cessato di tormentarmi, mi avrebbero reso beata sulla terra, dandomi ricchezze, onori grandissimi. Da tutte queste esibizioni rispondevo arditamente: «Non voglio altro che essere fedele a quel Dio che mi ha creato e redento con il suo prezioso sangue. Voglio confessare la fede di Gesù Cristo fino all’ultimo respiro della mia vita, e voglio essere obbediente alla santa Chiesa cattolica apostolica romana». A queste proteste, quelle furie d’inferno mi si avventavano addosso, e mi facevano provare tormenti tanto atroci, che io non posso spiegarli. Con ferri acutissimi mi tormentavano la bocca, in maniera che pativo pena tanto grande che non posso spiegarla, mi tenevano con violenza aperti gli occhi, e poi dall’alto mi versavano a gocce certo bitume bollente. Qual martirio fosse questo non è possibile poterlo spiegare, e quando mi davano questi spietati tormenti, mi dicevano: «Stolta che sei a farti tanto tormentare! Nega, nega la fede, che cesseremo subito di tormentarti e godrai ogni bene. Poche parole bastano per dichiararti, non altro devi dire: «io voglio essere anticristiana», questo basta per liberarti da tanto patire». A queste loro parole io rispondevo, in mezzo a tanti martiri e spasimi: «Non acconsento e non acconsentirò giammai alle vostre suggestioni. Mi protesto che voglio essere fedele al mio buon Dio fino all’ultimo momento della mia vita. Cavate pure dall’inferno quanti supplizi volete, tutto sopporterò per amore di quel Dio che mi creò». A queste proteste con più rabbia pigliavano a martirizzare il mio corpo e con tanto furore che, se tutto dovessi dire, mi mancherebbero i termini di poterlo spiegare. Ero al momento ricoperta di fuoco tanto crudele che mi pareva di morire ogni momento di spasimo, e in mezzo a questo crudele martirio, assistita dalla grazia di Dio, confessavo la fede di Gesù Cristo. Sentivo nel patire una forza soprannaturale, che mi faceva disprezzare tutte le sorte di tormenti, solo sentivo un sommo impegno di sostenere la fede di Gesù Cristo, sentivo nel mio spirito una fiamma di carità che mi univa al santo amor di Dio, che mi dava forza di superare ogni sorta di patimenti infernali, e ogni giorno mi rendeva più forte e stabile nei santi proponimenti, che con l’aiuto di Dio andavo facendo. Mi fermo per un poco di parlare dei gravi tormenti che mi fecero provare quei crudeli spiriti maligni, che a tutto loro costo tentarono di sovvertirmi. Passo a dare il ragguaglio del mio corpo e quanto si vedeva sensibilmente.
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