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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE SECONDA – LE NOZZE MISTICHE (Dal 1813 al 1819)
    • 46 – LA VISITA DI UN DIO AMANTE
      • 6. Grandi strapazzi dei maligni spiriti
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6. Grandi strapazzi dei maligni spiriti

 

Dal 19 marzo fino all’11 di giugno del suddetto anno 1819 fui impossibilitata di potere sortire di casa, atteso il surriferito male che mi aveva tanto debilitato e tanto privato di forze, che non potevo camminare, tanto era stato lo strazio interno ed esterno, cagionatomi dai grandissimi strapazzi di quei maligni spiriti, che mi avevano tanto battuta e flagellata e martirizzata in tutti i sentimenti del corpo, che il sopravvivere che io faccio si deve ripetere a un puro miracolo dell’infinita onnipotenza di Dio, mentre tutte le mie ossa erano infrante dalle grandi percosse e battiture, avevo perduto la vista, ero divenuta cieca per i grandissimi tormenti che quei crudeli ministri di Santana mi davano a patire negli occhi, questo era piombo bollente unito con pece ed altro bitume infernale, e, versandolo di tratto in tratto nei miei occhi, mi facevano provare un tormento così grande, un dolore tanto eccessivo che non posso paragonarlo a nessun dolore. Dal grandissimo dolore mi pareva che mi si staccasse l’anima dal corpo.

Non meno di questo erano dolorose e crudeli le due pietre infuocate che mi comprimevano sopra le guance, con tanta crudeltà, quando desideravo ricevere il santissimo sacramento dell’altare, la santa Comunione. Questi spiriti infernali tanto si adiravano contro di me, che mi davano a patire tanti tormenti, perché non volevano che io mi comunicassi spiritualmente.

Prima di farmi patire questi tormenti, mi mostravano gli strumenti crudeli con cui mi volevano tormentare, e procuravano di persuadermi, perché avessi rinunziato la fede di Gesù Cristo. Mi persuadevano di rinunziare, di bestemmiare questo divinissimo sacramento, minacciandomi tutte le sorte di tormenti; ma la povera anima mia, senza acconsentire alle loro voglie, confortata dalla grazia del Signore, con santo ardire rispondeva: «Voglio essere fedele al mio Dio fino all’ultimo respiro della mia vita. Rinunzio a Satana e a tutte le sue insidie, rinunzio al mondo, al demonio e alla carne, e mi professo avanti al cielo e alla terra di essere vera seguace di Gesù crocifisso, di osservare la sua santa legge con fedeltà, fino all’ultimo respiro della mia vita. Mi protesto ancora di adempire perfettamente la sua santissima volontà, e mi compiaccio di patire ogni qualunque gravissima pena per adempire, per compiacere l’amabilissima volontà del mio amorosissimo Dio».

A questa mia protesta, questi maligni spiriti incrudelivano contro di me con tanta rabbia, che facevano prova, a forza di patimenti, di farmi rinunziare la fede di Gesù Cristo. Quando ero così tormentata e soffrivo dolori tanto eccessivi, mi dicevano quei maligni spiriti: «Arrenditi, arrenditi, stolta che sei, alle nostre voglie. Abbi compassione di te stessa. Vedi che noi ti faremo finire la vita per mezzo di tormenti. Arrenditi pure una volta, che noi finiremo di tormentarti».

 




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