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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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3. Battaglia contro spietati nemici
Non passarono molti giorni che dovetti attaccare la grande battaglia con i miei spietati nemici. Il surriferito fatto mi segiuì il dì 8 dicembre 1820, come già dissi, e il combattimento seguì il 18 gennaio 1821. Mi si fece dunque vedere la potestà delle tenebre, che armata mano erano quelli spiriti infernali tutti congiurati contro di me, e con baldanza e superbia su burlavano di me, schernendomi ed insultandomi, mostrandomi i più crudeli supplizi infernali, facevano prova di spaventarmi, perché mi fossi arresa alle loro voglie, con farmi negare la fede di Gesù Cristo, e rendermi loro seguace. Certo che il solo vedere quei mostri infernali cotanto arrabbiati e così brutti e spaventosi, tanto sdegnati contro di me, il veder poi quei barbari supplizi infernali, dico al certo che mi spaventarono, ma la promessa che mi aveva fatto il mio Dio di aiutarmi, per mezzo della sua divina grazia, questa mi dava un grande coraggio, non solo di vedere quei supplizi, ma eziandio di provarli. Mi raccomandavo intanto al mio buon Dio, acciò mi aiutasse in questo penoso conflitto, ed intanto quei maligni spriiti, arrabbiati, perché non mi arrendevo alle loro voglie, mi furono addosso, e con verghe di ferro mi dettero molte percosse. Quali e quanti fossero i supplizi che mi fecero provare quei maligni spiriti non è di mente umana poterlo comprendere. Oltre i gravi patimenti che pativa il mio corpo, per mezzo dei barbari supplizi che la loro voglia mi davano, che in appresso manifesterò alla meglio che mi sarà possibile, mentre a gloria di Dio devo dire, e a maggior mia confusione, che nessuno di questi supplizi si possono rassomigliare ai più barbari e crudi supplizi che usarono i persecutori di Chiesa santa contro i santi martiri, perché mi pare, a mio poco talento, che non abbiano che fare, né abbiano paragone a questi supplizi infernali, inventati a bella posta dalla rabbia di quei maligni spiriti, ma in qualunque modo sia, non intendo sostenere la mia sciocca proposizione, ma per dire solo per verità il mio sentimento, e perché possa risultare l’infinita misericordia dell’onnipotente Dio, senza la quale devo confessare con tutta la veracità del mio spirito, che al solo vedere la spaventevole bruttezza di quei maligni spiriti e i supplizi infernali che tenevano nelle loro mani, solo bastava per farmi arrendere alle loro voglie; ma buon per me, che, assistita dalla divina grazia, potei con prontezza e fortezza di spirito ridermi della loro barbarie, perché la povera anima mia, umiliandosi profondamente fino all’abisso del proprio suo nulla, diceva con grande fiducia e santa libertà di spirito: «Omnia possum in eo qui me confortat, ad maiorem Dei gloriam», così dicendo si diede principio alla sanguinosa pugna. Fui assalita dalle più fiere tentazioni e desolazioni di spirito, il corpo era abbattuto nei sensi con i più spietati tormenti.
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