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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 53 – I SUPPLIZI DEGLI SPIRITI MALIGNI
      • 6. Vicende politiche di Roma e del Papa
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6. Vicende politiche di Roma e del Papa

 

La promessa che mi fece il mio Dio, che avrebbe per allora sospeso il flagello della sua irritata giustizia e che avrebbe dato luogo alla sua misericordia, ben presto si avverò. La povera città di Roma ne provò i buoni effetti, mentre passati i 27 giorni della mia malattia si avverò la promessa che mi aveva fatto il Signore.

Vennero in Roma le truppe austriache, per la rivoluzione dei napoletani, che volevano invadere la città di Roma. La terribile setta dei carbonari, per promulgare la perversa loro Costituzione, non mancarono a costoro i partitanti, quali erano nella nostra città di Roma in grande numero, i quali tutti cospiravano a mandare via il Santo Padre, Papa Pio Settimo, col malizioso pretesto di metterlo in sicuro per timore di una insurrezione di popolo.

Questo veramente sarebbe stato un passo terribile e molto funesto per la povera città di Roma; con la partenza del Santo Padre sarebbe accaduto quello che è già accaduto nel Regno di Spagna: per la medesima Costituzione ai poveri spagnoli conviene gemere sotto la tirannia di questa barbara legge, con sommo pregiudizio del Cattolicesimo, perché tutto tende a distruggere la nostra santa religione cattolica.

Anche noi gemeremmo ancora in questo infelicissimo stato, se non fossero state le grandi preghiere e gli anticipati sacrifici che avessero fatto mediatrice la misericordia di Dio, per mezzo degli infiniti meriti di Gesù Cristo. Avevano dunque tentato tutte le strade per mandar via da Roma il Santo Padre, e gli avevano incusso tanto timore e con fortissime ragioni lo avevano persuaso a partire. E difatti una notte avevano allestita una carrozza da viaggio per condurlo a Civitavecchia, ed avevano già nei giorni antecedenti preparato tutto l’equipaggio per la sua partenza, dicendo che per ora lo trasferivano in questa città, che se poi gli affari del governo fossero andati male lo avrebbero condotto in altre parti. Questa era tutta una manovra dei medesimi settari, che volevano balzar via il Santo Padre.

Con la sua partenza sarebbero partiti molti cardinali e signori e prelati, mentre erano già tutti in sommossa per partire da Roma. Con questo malizioso pretesto volevano prendere loro le redini del governo di Roma, e così renderla schiava della barbara loro Costituzione. Castigo ben dovuto a questa popolazione per la grande insubordinazione che si usa al governo ecclesiastico e per il poco e niente rispetto che si porta ai sacerdoti e ai religiosi, che ormai sono divenuti lo scherno ed il ludibrio degli stolti mondani, che inventano a bella posta delle calunnie con l’insidiare i loro patrimoni, con l’usurpazione dei loro beni ecclesiastici. Per mezzo di illustrazioni divine io conoscevo chiarissimamente tutte queste trame, e non altro facevo dal mio letto, semiviva dai grandi strapazzi sofferti, che poi terminerò di raccontare, altro dunque non facevo dal mio letto che raccomandare al Signore la santa Chiesa e il sommo Pontefice, perché Dio gli avesse dato lume di non partire da Roma.

 




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