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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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2. Il signor Giovanni mi liberò dai parenti
In questo tempo, per mia buona sorte e per pura misericordia di Dio, giunse in casa mia una persona di molto riguardo e di molta stima, molto a me bene affetto, il quale, sentendo la barbara risoluzione e la crudeltà che volevano praticare contro di me, pianse amaramente e molto se ne afflisse, e non avendo neppure coraggio di trovarsi presente a questo mio strazio, se ne voleva partire senza neppure entrare nella mia camera, ma si contentò di solo affacciarsi con la testa sulla porta per quanto vedermi, pensando che io non lo vedessi. Ma il Signore, che voleva per suo mezzo liberarmi da questa grande sevizia, permise che, appena mise la testa nella mia camera, io lo chiamassi per nome: «Signor Giovanni», così gli dissi, «signor Giovanni, fratello mio in Gesù Cristo, favorisca pure, la prego.Prego per carità di liberarmi dalle mani di questi tentati parenti, che vogliono fare da padroni in casa mia. Prego lei di assumere in mia vece questa padronanza, per metter freno agli sconcerti che sono per fare, con grave pregiudizio della mia salute, e forse ancora della mia vita». Questo buonissimo mio amico e fratello in Gesù Cristo, a questo mio parlare, tanto s’impietosì che non poteva contenere le lacrime, ma, piangendo dirottamente, mi disse: «Io mi faccio carico di tutto, e da questo momento in poi nessuno avrà più ardire di molestarla. Io ne assumo il comando, e le prometto che non si farà né più né meno di quello che lei vuole. Dica pure a me i suoi sentimenti e si assicuri certo che saranno tutti eseguiti». Questa promessa tranquillizzò il mio spirito e mi misi in una perfetta calma. Questo pio galante uomo parlava per puro impulso di Dio, che in quel momento si degnò di illustrare la sua mente per farmi questo gran bene, per così porre fine a tante mie sciagure, come difatti seguì. Questo non si può negare che fosse un tratto benefico della grazia di Dio, come il suddetto mi ha più volte assicurato, che per mezzo di lume interno si accinse ad operare, sentendosi spronato da forte impulso di condiscendere a quanto io volevo, trovando che le mie domande erano giuste e rette. Questo lodato signore, vedendomi in piedi che molto pativo e soffrivo, parte per la grave angustia di essermi fino allora veduta bersagliare dai parenti, parte per la debolezza per il grave male sofferto, mi disse che credeva bene che andassi a letto, chiedendolo per carità e per non vedermi tanto patire. Io risposi che avrei subito obbedito. Si partirono tutti dalla mia camera, ed io, assistita dalle mie due figlie, me ne andai a letto. Tornarono tutti nella mia camera, ma nessuno dei miei parenti ebbe più ardire di molestarmi, e neppure di proferir parola contro di me. Il buonissimo mio amico e fratello in Gesù Cristo mi disse che il medico mi aveva ordinato il sangue, se credevo bene di cavarlo. Io gli risposi ridendo che non avevo bisogno di levarmi sangue, che le sanguigne mi avrebbero precipitata. Il suddetto si fidò della mia parola, e così andarono all’aria ancora le sanguigne. Mi disse ancora che il medico aveva detto che mi aveva trovato nel polso una gran febbre, io gli risposi che il medico fosse tornato a visitarmi la mattina, che mi avrebbe trovato perfettamente bene di polso. Mentre nel mio polso altro non vi era che la grande agitazione e la pena che fino allora avevo sofferto. Si persuase alle mie parole, e così fu soprasseduto ogni sorta di rimedio, ogni sorta di medicamento, mentre io lo assicurai di non aver bisogno di rimedi umani. La mattina venne il medico e mi trovò come io avevo detto la sera, mi trovò di polso perfettamente bene e del tutto guarita. Con sommo suo stupore pareva che non se ne potesse persuadere di vedermi tanto pacifica e tranquilla, per avermi veduta negli scorsi giorni oppressa da tanti mali che gli facevano paura. Non restò in me che la pura debolezza, senza alcun altro male di quelli che avevo negli scorsi giorni sofferto, ma mi trovai in quel medesimo momento perfettamente guarita. Per vari altri giorni guardai il letto, per la sola debolezza e prostrazione di forze.
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