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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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7. Brucia quei tre libri!
Ognuno di questi aveva al suo fianco uno spirito maligno con il viso di moro e con il corpo tutto peloso a guisa di orso. Io tutto vedevo, senza essere da loro osservata. Dopo molti battimenti di mani, con molta allegria aprirono i libri anzidetti. Io non lessi cosa contenevano, ma indicato mi fu da quei messaggeri celesti che con me stavano celati in un angolo di quella gran sala, che il mio spirito con loro aveva penetrato per via di agilità, senza essere da questi osservati. Quando questi uomini facinorosi stavano svolgendo i grandi libri, il mio spirito ebbe dal Signore un ordine di farmi avanti e liberamente avessi preso i tre libri e li avessi dati alle fiamme di un fuoco, che io vedevo ardere in un angolo di quella sala. Mi fu ancora manifestato che i tre libri contenevano cose che disonoravano Dio. A questa notizia sentivo un santo zelo di risarcire l’onore di Dio a costo della mia propria vita e a costo di ogni mio gravissimo patimento. Conobbi che questi tre libri erano maliziosamente scritti, ed erano contro i divini misteri della nostra santa fede, questo era il primo. Il secondo contro il Credo, il terzo contro il santo Evangelo. Sentivo internamente dirmi: «Se mi ami difendi il mio onore, prendi quei libri e dalli alle fiamme». Spronato il mio spirito, senza aver alcun riguardo, vado con prontezza alla tavola, prendo i libri e incontinente li do alle fiamme; ma siccome al mio spirito Dio per sua bontà gli aveva compartito tanta chiarezza e agilità, non era che un’ombra candida ammantata di luce. Appena mi avvicinai a loro tutti restarono stupiti e pieni di smarrimento, ed immantinente quei maligni spiriti partirono dal loro fianco. Questi uomini restarono molto confusi, dandosi dei pugni in testa come in atto di disperazione, anche loro partirono. Allora quei messaggeri celesti sbaragliarono la tavola con tutti gli emblemi che vi erano sopra. Poi tornai a vedere quegli infelici sventurati, che quei maligni spiriti, che erano prima al loro fianco come custodi e suggeritori del loro cattivo operare. Erano divenuti in quell’istante barbari ministri della giustizia e del furore di Dio, ognuno dei quali era crudelmente incatenato dal suo maligno spirito con catena di ferro e grossa collana al collo. Erano barbaramente strascinati via. A questa scena così funesta il mio spirito non lasciava di pregare per questi infelici l’altissimo Dio, affinché si fosse degnato accordargli la sua misericordia; ma la mia preghiera non fu esaudita che per soli due giovanetti che, pieni di lacrime, a me rivolti mi chiedevano aiuto. Io mi annientai in me stessa per conoscermi insufficiente, ciò nonostante mi rivolsi al mio Dio facendogli una fervida preghiera, offrendo gli infiniti meriti di Gesù Cristo all’eterno divin Padre. Invocai ancora il potente aiuto di Maria santissima ed ottenni, per l’infinita bontà di Dio, la grazia che i due giovanetti fossero lasciati liberi e scatenati da quei maligni spiriti e tornati fossero a calcare la strada della loro eterna salute. Io restai, lodando e benedicendo la divina giustizia e la divina misericordia, profondata nel proprio mio nulla.
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