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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 65 – LE CHIAVI DEL PURGATORIO
      • 4. Sopraffatta dallo Spirito del Signore
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4. Sopraffatta dallo Spirito del Signore

 

Questo divino favore mi tenne assorta per tre giorni, vale a dire dal giorno 30 giugno fino al 3 luglio 1822, volevo occultare i buoni effetti che cagionò nell’anima mia questo favore, lasciando di copiare dal giornale quanto sarò per dire, che a bella posta avevo tralasciato di trascrivere, ma per comando espresso del mio padre spirituale, torno a riprendere il filo del mio racconto e lo termino per obbedire.

Sopraffatta l’anima dallo Spirito del Signore, si lascia guidare dove esso vuole, abbandonandosi tutta al suo divino beneplacito, sicché lo Spirito del Signore la conduce, la guida, l’innalza, la fa penetrare, l’ammaestra, la fa amare, la fa umiliare, la fa inabissare nel proprio suo nulla; così in queste occasioni l’anima mia viene ammaestrata e penetrata dal santo amore, ma in questa divina scuola, prima si pratica il bene, e poi se ne ha la cognizione, in maniera che prima ne godo i buoni effetti e poi ne ho la cognizione.

Queste illustrazioni seguono in me, senza prevenzione, senza meditazione, in guisa tale che io non so mai né come principiano né come finiscono, né come questi favori vadano a terminare; non sono che spettatrice di quanto va seguendo nel mio spirito, godendone i mirabili effetti, in anticipazione della cognizione.

Questi distinti favori sono, in vero, molto disdicevoli in me, che sono piena di miserie e peccati, e non possiedo l’ombra della virtù, io veramente ne resto stupefatta e piena di rossore, nel vedere Dio che tanto mi favorisce, e mi ama, io non so a che attribuirlo, stolta che sono, vado dicendo fra me stessa: questi sono i frutti del merito infinito di Gesù Cristo. Ah Gesù mio, riprendo vigore, e mi rallegro in voi, mio sommo bene, ma torno a guardare me stessa, e mi confondo. Vorrei corrispondere a tanto amore, ma confesso che non lo so fare, questa mia cattiva corrispondenza è il mio continuo martirio, ah Gesù mio nascondetemi nella piaga amorosa del vostro santissimo costato.

Con queste ed altre espressioni l’anima mia si riposava dolcemente in Dio, affidata nei suoi meriti, godevo una pace di paradiso. Terminati i suddetti tre giorni, improvvisamente si cambiò la luce in tenebre, e il povero mio spirito se ne restò pacificamente in mezzo a tanta oscurità, in quelle dense tenebre, volevo sollevare il mio cuore a Dio, e non potevo, perché mi mancava l’intelligenza e la cognizione; cercavo il mio Dio e non lo trovavo, qual pena sia mai questa di passare dalla luce chiarissima alle più folte tenebre, non è in vero possibile il poterlo manifestare, mentre l’anima teme, in questo stato, di offendere il suo Dio.

 




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