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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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1. Prese particolare possesso dell’anima mia
La mattina, vale a dire il giorno 14 luglio 1822, nella santa Comunione, il Signore mi manifestò la grazia, il favore che mi aveva compartito ed era di avere preso un particolare possesso dell’anima mia. Ma siccome io sono in queste divine scienze ignorantissima, in luogo di consolarmi, non poco mi rattristai, volgendomi piena di lacrime a Gesù Cristo, che stringevo affettuosamente nel mio petto, per averlo ricevuto nella santissima Comunione, così gli dissi: «Ah Gesù mio, io non capisco come va questa cosa, io fino dai primi momenti che mi donai tutta a voi, per mezzo della vostra santa grazia, vi donai tutta me stessa e vi feci assoluto padrone dell’anima mia, vi donai la mia volontà, la mia libertà, il mio arbitrio e tutto quanto sono, nell’anima e nel corpo; e questa offerta, sono ormai più di venti anni che io l’ho fatta di tutto cuore, come dunque mi dite adesso che avete preso particolare possesso dell’anima mia? Gesù mio, che non ne siete stato finora il padrone? Questa cosa veramente mi affligge, ditemi, Gesù mio, per carità, non mi avete voi sempre posseduta? Eppure posso dire che in venti e più anni non è passato giorno che io questa offerta non l’abbia ratificata, mediante la vostra santa grazia». Piangevo e mi affliggevo non poco, per non distinguere il giusto senso della grazia ricevuta; ma Gesù Cristo non volle vedermi così afflitta, prese a consolarmi e mi fece intendere che sempre mi aveva posseduta, ma che in quella notte si era, per sua bontà, compiaciuto in modo speciale nell’anima mia, per via d’intelligenza mi diede a conoscere cosa significava questo particolare e speciale possesso che si era campiaciuto di prendere nell’anima mia, sicché ricevuta questa cognizione, umilmente confessai la mia ignoranza, e dall’afflizione, il mio Dio mi fece passare ad una consolazione celestiale e divina, che mi fece umilmente ringraziare, lodare, benedire il Signore. Presento questi fogli a vostra paternità reverendissima, acciò li esamini, la prego di osservare per minuto, se queste cose che seguono nell’intimo dell’anima mia, vi sia illusione o inganno del demonio, la prego per carità di manifestarmelo con ogni libertà, per quiete della povera anima mia, che tutta al suo savio parere e consiglio si affida. Quando scrive per ubbidienza niente le è permesso di celare per umiltà. Sia lodata la Santissima Trinità, che tanto ama le sue immagini, santificate col prezioso sangue di Gesù Cristo. Sino al 14 luglio 1822 inclusive.
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