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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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2. Dissapori con una figlia
Dal giorno 14 luglio 1822 fino al 31 detto. Ebbi molto a soffrire di pene interne ed esterne: interne per molte oscurità e aridità di spirito, esterne per diversi travagli e disgusti ricevuti da parenti, e da altre persone, che cercavano di sollevarmi una delle mie due figlie, col biasimare la mia condotta, facendole credere che il mio vivere ritirato dal mondo, era l’ostacolo al suo collocamento matrimoniale, dandole a credere ancora, che vi era chi l’aveva richiesta; ma, atteso il mio vivere ritirato, aveva ricusato di apparentarsi con me. La semplicetta credette quanto le dissero, e molto se ne afflisse, per questo oggetto sentiva dello sdegno contro di me e della mia condotta, e non si avvedeva che questa era una larva del demonio, per mettere in discordia e in confusione la mia casa, e così da un paradiso di pace, divenisse una Babilonia di confusione; ma come piacque a Dio, la figliola mi manifestò quanto le avevano detto, come ancora il dissapore e lo sdegno che sentiva verso di me, per questo racconto che le avevano fatto i parenti, con molte lacrime la figliola mi narrò il tutto, chiedendomi umilmente perdono, mi disse che, per quanta resistenza faceva per discacciare questo pensiero, questo dissapore che sentiva contro di me, viepiù questo dissapore, questo sdegno la molestava contro sua voglia. Il Signore mi fece la grazia di ascoltare tutto il suo ragionamento con molta tranquillità di spirito e serenità di volto, assicurandola che io sentivo una grande carità verso di lei, e non mi trovavo offesa punto dal suo racconto, mentre chiaramente conoscevo essere questa una forte tentazione del demonio alla quale lei doveva resistere; le dissi ancora molte altre cose che tranquillizzarono il suo spirito. Nonostante le suddette angustie, non mancò il mio Dio, per sua bontà, in questo tempo di consolarmi e compartirmi delle grazie, segnatamente a vantaggio delle anime sante del Purgatorio.
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