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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 67 – DUE MESI A MARINO
      • 3. Risoluta di morire crocifissa
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3. Risoluta di morire crocifissa

 

Il dì 14 ottobre 1822, dopo la santa Comunione fu il mio spirito favorito dal Signore, con altra grazia, si concentrò il mio spirito tutto ad un tratto in se stesso, umiliandosi profondamente; in questo tempo, per mezzo di interna illustrazione, fu chiamato da Dio a contemplare i divini misteri della nostra redenzione. Ecco una grande luce che sollevò il mio spirito, e con dolce attrazione a sé lo attrasse, e con sé lo condusse in una grande altezza, voglio dire altezza di penetrazione e di intelligenza, benché a me pare in questi casi di trovarmi di persona in luoghi altissimi, non più ricordando il mondo sensibile.

Attratto dunque il mio spirito da questa divina luce, dolcemente mi conduceva, e viepiù mi inoltrava nel suo maggior splendore, e sempre più si accresceva nell’anima l’intelligenza e la cognizione, quando ad un tratto vidi in mezzo allo splendore il mio bene crocifisso. Ebbra di santo amore, l’anima verso il suo amato bene si slanciò e così le parlò:

«Amato mio, soccorrimi, deh, non mi abbandonare, ti prego, Gesù mio, di unirmi alla tua divina umanità, io risoluta sono di morire crocifissa con te, Gesù mio, umilmente ti abbraccio al mio cuore, fortemente ti stringo per non separami giammai da te, mi riconosco indegna di simile favore, ma il nobile tuo cuore son certa che non mi sdegnerà, cosa sono per dire».

Il crocifisso Signore, con trasporto di amore, così mi parlò: «Aperi mihi cor tuum, soror mea, amica mea, columba mea, immaculata mea, veni». E con dolce attrazione, tirò a sé il mio spirito, e così stretta ed unita al lato del crocifisso Signore, l’anima mia si ritrovò, dal sacro suo costato dolcissimo liquore nell’anima tramandò; oh nobile bevanda di soavità ripiena, sì nobile, sì cara, cosa al certo più rara di questa non si dà. Questa riempì il mio cuore di sublime amore e di profondissima umiltà che io non so spiegare. In dolci e santi affetti passò l’anima mia nella divina compagnia del crocifisso suo bene. La divina luce viepiù si faceva maggiore, che il mio Redentore io non lo vidi più. Immersa in quell’inaccessibile luce, io mi ritrovai allora ripiena di vittoria e di sante virtù, di umile sentimento, sopraffatto fu il mio cuore dal dolore e dall’amore, credevo di morire. Altro non posso dire, mi mancano i termini per potenni di più spiegare. Questa comunicazione mi tenne per più giorni assorta in Dio.

 




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