Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE TERZA – ALLA MAGGIOR GLORIA DI DIO (Dal 1820 al 1824)
    • 70 – L’AIUTO DEL SANTO RIFORMATORE TRINITARIO
      • 3. Accetta con umiltà la sua grazia
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

3. Accetta con umiltà la sua grazia

 

Il dì 14 febbraio 1823, festa del beato Giovanni Battista, riformatore dell’ordine triritario, la mattina nella santa Comunione si sopì il mio spirito in Dio in modo molto particolare, restai astratta dai sensi, il Signore mi comunicò un lume molto particolare di propria cognizione; in questa umile situazione mi portai a San Carlo alle Quattro Fontane per ivi assistere alla Messa cantata, mi prostrai in ginocchioni, e così immobile restai per due ore circa, senza più distinguere la mia sensibilità; questo tempo lo passai in umili preghiere e abbondanti lacrime, che dagli occhi versavo in gran copia raccomandandomi al santo riformatore ad ottenermi la remissione dei miei gravissimi peccati, e la grazia di salvare questa povera anima mia. Lo pregavo ancora incessantemente a farmi conoscere se io andavo ingannata dallo spirito delle tenebre; sfogavo ancora, con questo benedetto santo, i miei sentimenti, le mie afflizioni, il mio aggravio nell’avere acconsentito al surriferito favore di Dio, così gli dicevo: «Come volete, santo mio benedetto, che io possa di buona voglia acconsentire di essere trinitaria, se sono la creatura più vile che abita la terra, come? io che sono una stracciona, un’ignorante, come potrò sostenere un simile incarico? Ah, santo mio benedetto, pensateci voi di pregare l’Altissimo, acciò si degni assentarmi da questo forte incarico, mio Dio, io rinunzio a questa grazia, a questo favore».

Piangevo intanto dirottamente: «Mio amorosissimo Dio, rinunzio, sì rinunzio a questo vostro favore, per non disonorare la vostra divina maestà! Mio Dio, voi pure lo sapete che io sono una povera spergiura, santo mio benedetto pensateci voi, che non venga da me disonorato Dio, che tanto cara mi è la sua gloria, il suo onore. Ah, non sia mai vero che per innalzare un verme vilissimo della terra, quale io sono, abbia da oscurarsi la gloria di un Dio di infinita maestà! Santo mio glorioso, zelate voi l’onore di Dio».

Speravo che le mie ragioni avessero convinto il santo zelo del beato Giovanni, mi pareva che i miei sentimenti fossero giusti e prudenti, e che il santo avrebbe preso a difendere l’onore di Dio con l’escludere a me da questo incarico ma fu tutto al contrario di quello che pensavo. Così mi rispose il santo, non facendosi però da me vedere: «Figlia mia», mi disse, «non ti negare ai favori dell’altissimo Dio, adora i suoi divini giudizi, accetta con umiltà la sua grazia».

A queste parole del santo, intesi tutta commuovermi, conoscendo il suo giusto parlare, e la mia stoltezza nel rifiutare le divine misericordie.

Ravveduta, dunque, volevo accettare di buon grado, ma non potevo, perché un forte timore me lo impediva, perché ponevo lo sguardo sopra la mia viltà, non mi reggeva il cuore di attendere a questa grande opera; tornai nuovamente a dire al santo: «Ah, che io mi trovo insufficiente, sono affatto incapace di regolare un’opera sì grande; voi, santo glorioso, sapete quanta fatica vi è costata, quanto avete patito e sofferto».

«», mi rispose il santo: «è vero, mi costò grande fatica, ma tu non devi tanto faticare! altro non devi fare che venire appresso alle mie norme, questo ti basta per compiacere la divina maestà.Mira», mi disse, «o figlia, quanto facile ti sarà il regolare questa opera! Dio con la sua grazia ti faciliterà l’impresa».

Allora mi fece vedere una macchina quanto mai bella, stabile, ma nello stesso tempo movibile, ma io non la so descrivere. Dopo avermi fatto vedere questa bella macchina, soggiunse: «Ti pare adesso tanto ardua l’impresa, tu altro non devi fare che stare al registro di essa.Non temere, che Dio medesimo è l’autore e il regolatore di questa grande opera».

A questa vista restai altamente confusa e convinta, perché conobbi ad evidenza la mia ingratitudine di non voler fare tanto poco per compiacere il mio Dio, gli chiesi per questo umilmente perdono, poi tornai a pregare il santo così: «Mio carissimo padre, deh, per pietà, non mi abbandonate come meriterei, deh vi prego di proteggermi, vi dono la mia volontà, voi presentatela al mio Dio, acciò disponga di me come più gli aggrada».

Rivolta poi a Dio dissi: «Deh, mio amorosissimo Signore, degnatevi di ricevere la mia volontà per le mari di questo vostro fedelissimo servo, io ve la dono, ve la consacro, io ve la offro interamente, fate di me ciò che vi aggrada».

Fatta questa offerta Dio mi fece provare una consolazione di spirito tanto grande, che non lo posso spiegare, un abbandono totale della mia volontà nella divina volontà di Dio, tanto perfetta che può chiamarsi un’intima unione.

Dopo aver goduto questo grande bene, il mio Dio si degnò darmi a vedere il suo fedelissimo servo, il beato Giovanni Battista della santissima Concezione; cosa mai dirò della sua bellezza, della sua gloria? al certo non mi è possibile il poterlo manifestare; ma pure dirò qualche cosa, per non mancare alla santa obbedienza.

Io lo vedevo in atto estatico, tutto assorto in Dio, con tre raggi di splendida luce sopra il suo capo, che lo rendeva tanto bello, che non si poteva mirare il suo volto, per lo splendore.

 

Dalla croce del suo scapolare scintillava tanto splendore, che non si poteva fissare in lui lo sguardo, questa vista destò in me molta stima e venerazione, ed insieme un indicibile contento, che non posso esprimere, ma questo contento era unito ad un profondo di umiltà, che mi annientava in me stessa e mi faceva solo ammirare l’infinita bontà di Dio.

In questo tempo vidi apparire il glorioso stendardo trinitario, con grande numero di anime dei santi religiosi che militano sotto questo glorioso stendardo, accompagnati da molti santi angeli, che festosi facevano coro cantando inni di gloria all’Altissimo, con somma gioia fu annoverata la povera anima sotto questo glorioso stendardo della santissima.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL