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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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3. Nel divino tabernacolo
Riprendo il filo del racconto: Dio, di propria mano, introdusse l’anima nel divino tabernacolo, e a sé la unì intimamente e la riempì di gaudio celeste, di amore ardente, che distruggeva la proprietà dell’anima e la medesimava in Dio. Non posso dire di più, ma cosa dirò mai della magnificenza di questo divino tabernacolo? al certo non mi riesce di poterlo manifestare, né tanto poco posso narrare il glorioso ricevimento che ricevette l’anima dall’amante suo Dio, che per l’esuberanza del suo divino amore pareva si fosse dimenticato della sua sovranità per deliziarsi con la povera anima mia. Altro non dico, perché il savio sapere di vostra paternità reverendissima, intorno a questa divina scienza, molto bene le fa intendere il significato di questi divini favori. Io non ardisco dire di più, perché sono confusa abbastanza per il rossore che ne provo in me stessa, nello scrivere quanto passa nel mio spirito, questo lo faccio per sola obbedienza, ma mi costa grande ripugnanza, e mi protesto che non intendo in nessuna maniera di dar credito a quanto passa nel mio spirito, ma tutto soggetto col più umile sentimento al savio parere di vostra paternità reverendissima, per quiete del mio spirito.
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