Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
8. Il mio angelo custode
Il dì 18 ottobre 1823, trovandomi al paese di Marino stavo in orazioni, quando ad un tratto il mio Dio sollevò il mio spirito ad una celeste visione, mi trovai con lo spirito in una amenissima campagna di soavità ripiena; vedevo da quelle amene colline che la circondavano, scendere una moltitudine di santi angeli, i quali festosi venivano a congratularsi con l’anima, per vederla in questo sacro luogo. Queste schiere angeliche mi facevano di intorno corona. Ma bisogna premettere, a mia confusione, che Dio nel condurmi in questo luogo aveva comunicato all’anima mia un celeste splendore, che illuminava tutta quella vasta campagna, la quale risplendeva come risplende il sole nel suo meriggio. Queste schiere angeliche erano tutte accorse all’inaspettato chiarore, e riconoscendo in questa anima l’opera del Signore si congratulavano con lei, lodando e benedicendo l’increata sapienza. La povera anima era ripiena di confusione e di rossore, per il sentimento, che mi aveva comunicato il mio Dio, di propria cognizione, mi umiliavo fino al profondo cupo abisso del mio nulla, e pregavo quegli angelici spiriti a lodare e ringraziare il mio Dio per me. Fra questi celesti spiriti mi si dava a conoscere il mio angelo custode, il quale vedevo assai più bello di tutti i suoi compagni. Non posso al certo spiegare con qual tenerezza, rispetto e venerazione la povera anima mia ossequiò il suo santo angelo, oh con quanto affetto lo ringraziò di tanti aiuti, di tante grazie, di tanta assistenza che mi ha prestato nel custodirmi. Gli domandai mille volte perdono di tanti disgusti che gli ho dato, in tutto il decorso della mia vita, lo pregai ad aiutarmi e custodirmi, gli promisi di essere fedele al mio Dio, per mezzo della sua divina grazia. Questo mio santo angelo custode conoscevo essere un angelo delle alte gerarchie degli angeli, di quelli che sono assistenti all’augusto trono di Dio, i quali meritano maggior rispetto e stima. La povera anima mia molto ringraziava il Signore per avergli dato per custode questo inclito personaggio. Come già dissi, l’anima mia la vedevo sotto il simbolo di leggiadra donzella, cinta di celeste splendore, né la bellezza né il celestiale splendore toglieva all’anima il lume di propria cognizione, che il mio Dio mi aveva donato, anzi, il celeste splendore annientava l’anima nel profondo del proprio suo nulla, e tutto questo bene che vedeva in sé, lo attribuiva giustamente all’infinita bontà di Dio, che sol trionfare nelle più vili sue creature.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL |