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Beata Elisabetta Canori Mora
Diario

IntraText CT - Lettura del testo

  • PARTE PRIMA – PRIME ESPERIENZE MISTICHE (Dal 1807 al 1809)
    • 3 – MI FECE RIPOSARE SOPRA IL SUO PETTO
      • 1. Nel Cenacolo
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3 – MI FECE RIPOSARE SOPRA IL SUO PETTO

 

1. Nel Cenacolo

 

Correva ancora l’anno 1804, quando fui favorita dal mio Signore con grazia molto singolare. Mi ero ritirata secondo il solito, al mio oratorio, circa le ore due della notte, mentre, come già dissi, posto che avevo le due figlie a dormire, invece di trattenermi in conversazioni con i parenti ed altri, mi ritiravo al luogo surriferito a fare orazioni. Mi pongo dunque come il solito alla presenza di Dio, umiliando me stessa, quando sopraffatta dallo Spirito del Signore, mi intesi come prendere per la mano e come condurre altrove, senza però conoscere chi mi conducesse.

 

In questo tempo perdo ogni idea sensibile, abbandonata con ogni sicurezza nello Spirito del Signore, mi lascio condurre a suo bellagio. Ecco che ad un tratto mi trovo alla porta del Cenacolo, in Gerusalemme, senza sapere che luogo fosse questo. Mi trovavo come smarrita, andavo dicendo tra me: «Mio Dio, mio Dio, che luogo è questo mai, che luogo è questo?».

Mi fece intendere per parte di intelligenza, essere quello il Cenacolo. A questa notizia mi balzava il cuore nel petto per il contento, quando improvvisamente vedo aprire la porta. E come potrò io terminare il racconto? Mio Dio, lasciate che la vostra serva per un momento si dimentichi le sue scelleraggini, perché possa liberamente manifestare le vostre misericordie.

Aperta che si fu la porta, come già dissi, vidi nel mezzo del Cenacolo la tavola apparecchiata, disposti in bell’ordine i santi Apostoli, vedo il mio caro Gesù nel mezzo di questi, che amorosamente dispensava loro il suo santissimo Corpo. Il buon Gesù invitò ancora la povera anima mia ad approssimarsi a quella tavola nobilissima, ma il mio spirito fu sopraffatto da sommo timore, che non mi permetteva di potermi accostare, ma fui improvvisamente dallo Spirito del Signore là condotta a viva forza, mi pongo sotto la tavola, tenendo per sommo favore di stare sotto di questa. Eppure, chi lo crederebbe? il buon Gesù di propria mano mi trasse fuori, e mi fece sedere presso di lui. Divenni in quel momento l’oggetto delle più alte ammirazioni di questi nobili personaggi, che sedevano a quella lauta mensa. La loro ammirazione mi accresceva l’annientamento, l’umiliazione.

Il buon Gesù, per dimostrare l’amore infinito che portava alla povera anima mia, di propria mano mi comunicò. E chi mai potrà ridire i mirabili effetti che sperimentò il mio cuore? Ricevuto che ebbi il prezioso dono, sorpresa fui da dolce sonno, e il mio caro Gesù mi fece riposare sopra il suo petto. O dolce riposo! quali celesti dottrine mi vennero insegnate da questo divino Maestro, di qual scienza venne ammaestrata la povera anima mia, quali cognizioni non ebbe appartenenti all’infinito amore suo! Tutta mi sentii stemperare dall’amore di questo amoroso Signore.

 




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