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Beata Elisabetta Canori Mora Diario IntraText CT - Lettura del testo |
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8. Nuovo confessore
Mi raccomandai caldamente al Signore, acciò mi avesse ispirato a chi dovessi affidare l’anima mia. Mi portai dunque, a questo oggetto, in una chiesa, mi raccomandai al mio protettore sant’Ignazio, acciò mi avesse ottenuto dal Signore lume per fare buona scelta, mentre erano molti i confessori che erano in questa chiesa. Andai dove fui ispirata, mi presento al confessionario, dove fui ascoltata da un ministro di Dio con somma carità, molte furono le interrogazioni che mi fece, e al momento si fece padrone del mio cuore, mi promise di assistere la povera anima mia con tutto l’impegno, con tutta premura, purché fedelmente avessi obbedito, e gli avessi manifestato quanto passava nel mio spirito, e prontamente avessi eseguito quanto sarebbe per comandarmi. Io gli promisi che quante volte fosse volontà di Dio, che dovessi proseguire sotto la sua direzione, gli promettevo di obbedire prontamente. Fra le tante cose che gli dovetti dire, per renderlo informato del mio interno, gli dissi che avevo il voto di castità, ma che questo non era perpetuo, ma solo di tempo in tempo, da rinnovarsi secondo l’obbedienza del confessore pro tempore. Gli dissi ancora che era terminato il tempo prescrittomi dal passato confessore, perciò avesse detto come mi dovevo regolare, mentre non mancavano altro che tre giorni, perciò desideravo rinnovare il votò. Mi disse che avessi sospeso la rinnovazione del suddetto voto, perché voleva discorrere più a lungo riguardo al mio spirito, perciò mi disse che fossi andata in altra giornata.
Mi porto in altro giorno dal suddetto e mi disse: «Sapete che ho pensato? Invece di fare il voto, voglio che vi soggettate al vostro consorte; voglio che voi siate la prima a richiedere al suddetto quanto vi spetta». A questo comando qual fosse la mia pena solo il mio Dio lo sa, che ne fu testimonio. Passai tutta la giornata raccomandandomi caldamente al Signore, piangendo e sospirando gli dicevo: «Mio Dio, mio sommo amore, per piacere a voi, Gesù mio, desidero obbedire al mio confessore, ma non voglio mancare di fedeltà a quanto vi ho promesso. Voi siete onnipotente, tutto potete, mi raccomando alla vostra carità. Voi lo sapete quanto più volentieri passerei le fiamme ardenti. Sì, molto più facile mi sarebbe, di quello che fare questa obbedienza; ma son contenta di obbedire, benché mi dovesse costare la vita. Gesù mio, per quella ripugnanza che soffriste voi, nel dar la vostra vita in mano a spietata morte per amor mio, degnatevi di ricevere la mia obbedienza». A questa preghiera, mi sentivo rispondere amorosamente: «Figlia, non dubitare, io ti difenderò. Sei a me consacrata, io ti custodirò. Se mi vuoi piacere, devi obbedire senza timore, figlia diletta mia, non sarai molestata». A queste parole vidi candida luce che mi circondò, e mi fu comunicata una semplicità, una purità soprannaturale; fui sopraffatta da interna quiete, e il mio spirito risposava dolcemente in quella bella luce, che mi circondava. Richiedo quanto l’obbedienza mi aveva comandato, e per grazia di Dio mi venne negato. Oh, quanto mai grandi furono i ringraziamenti che resi al mio Dio! Fui assicurata dal Signore che mai sarebbe stato molestato il mio corpo, mentre a lui apparteneva, per essere io a lui consacrata. Tornai al mio confessore e non ebbi coraggio di manifestargli tutto l’accaduto, solo gli dissi la negativa avuta dal consorte. Mi comandò nuovamente di richiedere, e fui per la seconda volta assistita dall’infinita bontà di Dio, nella stessa maniera sopra accennata. Tornai al mio confessore, e gli rendo conto di quanto era passato nel mio spirito. Molto mi gridò, perché non avevo la prima volta manifestato la grazia del Signore. Mi diede licenza di fare il voto di castità per tre mesi, per poi rinnovarlo di tempo in tempo. Molto grande era la premura, la carità che mi usava questo buon ministro del Signore, e mi diceva che molto lume gli compartiva il Signore per guidare l’anima mia, e che, in molti anni che dirigeva anime, solo di due o tre aveva ricevuto tanto lume da Dio per dirigerle. Questo mi servì di consolazione e di prontamente obbedire a quanto mi comandava.
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