Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

IL LADRO IN CASA (Scene della vita borghese).

ATTO PRIMO.

Scena decima. Ignazio e Carlo.

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Scena decima. Ignazio e Carlo.

 

IGNAZIO.  Gridando un poco si poteva però parlare anche con lo zio.

CARLO.  Vado soggetto a mali di gola.

IGNAZIO.  Peccato che siano morti tutti gli altri miei zii. Ne avevo tre da parte materna. Adesso, carissimo cognato, ché credo poterti già chiamare così, ti faccio una proposta: Diamoci del tu. Si può parlare meglio ed è più affettuoso. (Gli offre la mano.)

CARLO  (stringendogliela). Grazie, era anche mio desiderio.

IGNAZIO.  E veniamo al fatto che di ci aspettano.

CARLO.  Si tratta di una piccola questioncella d'interesse.

IGNAZIO  (con una smorfia). S'è piccola, non fa nulla.

CARLO.  Oh, piccolissima! Almeno credo. Come forse saprai ho da dare in dote a mia sorella ventimila franchi.

IGNAZIO  (s'inchina).

CARLO.  Di questi ventimila franchi, diecimila ci devono venir pagati sopra una polizza di assicurazione fatta dal nostro povero padre. Gli altri diecimila li ho io, e, finora, come ne ho diritto, fino al dopo il matrimonio di Carla, li ho adoperati nel mio commercio di legnami. Dei miei affari non mi ho da lagnare; mantengo benino la mia famiglia, non le faccio mancar nulla e posso portar alta la testa, perché non feci giammai cattiva figura.

IGNAZIO.  Lo so. Ognuno lo sa.

CARLO.  Io posso pagare i diecimila franchi. Quando vuoi, magari subito. Ma vediamo un poco. A che cosa ti servirebbero? Tu hai la bottega ben avviata, a quanto mi hai detto tu stesso, e capitali sufficienti. Hai anche un ramo in cui più del necessario non occorre, poiché non hai da fare contratti come me, che talvolta ascendono a somme che eguagliano tutto il mio avere, né da fidare. Ho da farti una proposta. Lasciali a me quei fondi, e io ti pagherò un interesse del sei per cento all'anno. Dimmi un chiaro sì o no, senza titubanze. Mi pare che nemmeno tu non ne ricaveresti tanto. Vuoi? A me non importa tanto, perché capirai che per diecimila franchi non mi rovino. Faccio la proposta per vostro bene, perché così investite un capitale in modo sicuro e conveniente.

IGNAZIO.  Se non te ne importa tanto, non ho allora nessun ritegno di confessartelo. Anche a me quei diecimila franchi starebbero bene.

CARLO.  E perché farne?

IGNAZIO.  Eh, lo sai tu pure che ti è toccato metter su casa tua propria. Sono cose che costano.

CARLO.  Ma i diecimila franchi

IGNAZIO  (con segno di sprezzo). Pf!…

CARLO  (turbato). Ne aggiungerò quattromila.

IGNAZIO.  No, perché? Dammeli tutti.

CARLO  (più sostenuto). Bene, come vuole. Ho solamente da aggiungere una cosa. Il matrimonio non si farà che da qui a sei mesi.

IGNAZIO.  Non avevamo già stabilito che doveva aver luogo fra un mese?

CARLO.  Ora lo dilazioniamo.

IGNAZIO.  Ma io desidererei di sposarmi fra un mese, e anche Carla.

CARLO.  Lei sa che sono il tutore di Carla. Ho almeno il diritto di fissare l'epoca del matrimonio.

IGNAZIO.  Ma perché, perché?

CARLO.  Carla è giovanissima e può attendere.

IGNAZIO.  Sei mesi non contano mica tanto nella vita di una ragazza.

CARLO.  Allora le dirò semplicemente e francamente il perché di questo mio desiderio. Io le ho detto che il mio negozio va bene, ed è vero, ma prima di sei mesi io non posso pagare i diecimila franchi.

IGNAZIO.  E non può farseli prestare? Un uomo come lei troverà sempre credito per diecimila franchi.

CARLO.  Non è facile come a lei sembra, e poi… non so perché lei avrebbe ad essere tanto dispiacente per una dilazione di sei mesi.

IGNAZIO.  Oh, è noioso. Molto più noioso di quello che crede. Mi permette di parlare un momento con Carla?

CARLO.  Sì. Però a Carla devo dire prima io qualche cosa. Oh, appena un minuto! (Via con Ignazio. Dopo un istante ritorna con Carla.)

 


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