Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

IL LADRO IN CASA (Scene della vita borghese).

ATTO SECONDO.

Scena seconda. Emilia, Carla, Elena.

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Scena seconda. Emilia, Carla, Elena.

 

ELENA.  Cosa ti è accaduto che ti si sente gridar fin sulle scale?

CARLA  (si asciuga le lagrime). Nulla, nulla. Accomodati! (Emilia accenna ad Elena che Carla è pazza, Carla se ne accorge.) Ah, pazza io?! Fuori subito da questa casa! Questa sera ancora! Metti insieme i tuoi quattro cenci e vattene! (Gridando ancor più.) Che non ti veda più! Capito?

EMILIA.  Oh, questa la vedremo! (Via.)

Carla cade singhiozzando sul divano nascondendosi gli occhi col fazzoletto.

ELENA.  Carla! Carla! Ma via, Carla, non ti riconosco più! Per una disputa con la domestica agitarsi tanto!

CARLA  (singhiozzando) Ah, tu non sai! Non sai!

ELENA.  Cosa non so?

CARLA  (rimettendosi). È passata. Mettiti in libertà. (Reprimendo un singhiozzo.) Qual buon vento?

ELENA.  Niente di nuovo. Sono passata per di qua per andare a casa. Ero dalla mamma e dovrò andarmene subito, perché Emilio mi attende a cena. Dimmi veramente cosa ti faceva pianger così! Era proprio l'Emilia?

CARLA  (singhiozza).

ELENA  (ridendo schiettamente). Ha, ha! Davvero che mi fai ridere!

CARLA.  Non sai perché è tanto impertinente?

ELENA.  Perché?

CARLA.  Perché… lui…

ELENA.  Basta! Ho capito! (Dopo una pausa.) Questi mariti!

CARLA.  Due o tre volte l'ho veduto scherzare con lei. Io non ci davo molta importanza, ma otto giorni fa volevo licenziarla ed egli si è opposto.

ELENA.  Cosa ti ha detto?

CARLA.  Che sono una sciocca! Che a cambiare non si può che perdere… E tante altre cose di cui nessuna era la vera ragione per la quale egli voleva che rimanesse

ELENA.  E come sai tu che ciò che diceva non era la vera ragioneecc

CARLA.  Lo so, benissimo. Di solito quando egli dice una cosa per me è vangelo e non ribatto. Lunedì non so perché ebbi con Emilia un'altra disputa e finii coi licenziarla. Martedì Carlo tanto fece finché dovetti io pregarla di rimanere. Capirai che gli uomini in queste cose non usano immischiarsi e se lo fanno, vuol dire che ne hanno il motivo.

ELENA.  Eh, capisco! Fai bene, benissimo a mandarla via, ma fai malissimo ad agitarti che proprio non ne vale la pena.

CARLA.  Non ne vale la pena! Per te che non ami tuo marito è tutt'altra cosa!

ELENA.  Tu fai bene ad amarlo, quantunque… Via, questo non c'entra! Dico soltanto che fai male ad adirarti, perché basta mandarla via e la faccenda è terminata.

CARLA  (agitandosi daccapo). E sarà presto terminata! Te l'assicuro! Se si opponesse non so cosa farei! Fuori di casa lei o fuori io!

ELENA.  Vedrai che Carlo non si opporrà. Tuo marito non è ostinato. Può avere tutte le cattive qualità, ma ostinato non è. Il mio, vedi, se si mette qualche cosa in testa non si lascia più convincere!

CARLA.  Non occorre che tu lo convinca. È sempre ragionevole, lui! Non vuole che il tuo bene, la pace in famiglia

ELENA.  E non la voglio forse anch'io questa pace?

CARLA.  Sì, ma diversa da quella ch'egli desidera. Egli ama la quiete. Fosse anche questo il desiderio di Carlo!

ELENA.  Non augurartelo che commetti un peccato! Sapessi quanto ho sofferto da che mi sono sposata! Quell'uomo ha commesso un delitto sposandosi! Non ama che i suoi libri! Ed ha legato l'esistenza ad una giovinetta! Avrebbe dovuto sposare una vecchia che avesse i miei centomila franchi di dote e gli tenesse in ordine la casa!

CARLA.  Ma Elena!

ELENA.  Oh, lo so da molto tempo che non mi ha sposata che per la dote!

CARLA.  Conosco tanto bene Emilio da poterlo giudicare in modo molto diverso.

ELENA.  Ah, già tu lo conosci! Tutti lo conoscono! Uno scienziato che si degnò di sposare una ignoranteScrive libroni grossi così… che nessuno legge, perché nessuno legge i suoi libri, o almeno chi li legge non li paga. Si lagna tante volte che dopo tanti studi non ha in premio che lodi. Tutti lodano e nessuno legge. Quando lo sposai, te lo confido, era in cattivissime condizioni finanziarie

CARLA.  Ma perché lo sposasti? Non lo ami?

ELENA.  Era un bell'uomo quella volta. Aveva ancora tutti i suoi capelli, un occhio meno smorto e talvolta pareva spiritoso. Tutti intorno a me lo colmavano di elogi ed io perdetti la testa. Ma adesso sapessi! No. Prima promettimi che non ne farai parola ad alcuno!

CARLA.  Di che?

ELENA.  Ora non ero mica da mia madre. Ero da un avvocato!

CARLA.  Perché?

ELENA.  Io non vivo più con quell'uomo! Assolutamente!

 


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