Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

LA VERITÀ (Commedia in un atto).

ATTO PRIMO.

Scena quarta. Emilia e Silvio.

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Scena quarta. Emilia e Silvio.

 

EMILIA  (indignata). Che maniera!

SILVIO  (alza guardingo la testa e resta stupito al vedere Emilia). Tu! Ma è un po' troppo.

EMILIA.  Che cosa è troppo?

SILVIO  (un tempo). Non hai incontrato tuo marito?

EMILIA.  L'ho visto ma era tanto agitato che gesticolava parlando da sé come un pazzo. Non ho creduto di dover fermarlo; forse m'avrebbe impedito di venire da te. Come hai fatto ad agitarlo tanto?

SILVIO.  Ho io agitato lui? Credo sia stato piuttosto lui ad agitare me.

EMILIA.  In qual modo?

SILVIO.  M'indusse a promettergli di dire tutta la verità a mia moglie

EMILIA  (ridendo). Ah! Ah! Ci sei cascato! Finalmente potrai raccontare anche a me come la è andata. Mi piace di sentire anche l'altra campana. Scommetto che tua moglie esagera un pochino le tue colpe senza dubbio molto gravi. Dice per esempio che al vederla tu avevi l'aria piuttosto di uomo seccato che addolorato. Quella povera Fanny! Mi dispiace le sia accaduto un fatto simile ma giacché fu tale il suo destino m'avrebbe piaciuto di vedere il viso che fece al momento.

SILVIO.  Brava, volevi esserci anche tu.

EMILIA.  Ma come hai potuto dimenticare di chiudere quella porta?

SILVIO.  La chiave non girava ed io non avevo tempo. Eppoi! Noi siamo in questa città centosettantamila persone circa: centosessantanovemila e novecento e novantanove avrebbero potuto entrare ed io non avrei alzata la testa. Giusto quell'una cui l'ingresso era proibito capita da un miglio di distanza, passa dinanzi a migliaia di case ed entra giusto in quella. E in quella casa ci sono cinque piani e mia moglie s'arresta al primo. E al primo piano ci sono due porte e mia moglie infila giusto quella a sinistra. Non a destra ma a sinistra! Che casi!

EMILIA.  Io non lo so ma si dice che i casi sieno ridotti ad uno soltanto. Pare che il caso abbia voluto che la donna con la quale ti trovavi fosse la sarta di tua moglie. Certo che allora si capirebbe perché tua moglie abbia trascurate tutte quelle case e sia entrata proprio in quella.

SILVIO.  Giuro che non è vero.

EMILIA.  E non hai promesso a mio marito di dire la verità?

SILVIO.  Sì, anzi! la verità, la pura verità. Visto che ho promesso dovete tutti credermi. Ma credi che io sia uomo capace di sedurre la sarta di mia moglie? (Emilia ha un gesto espressivo.) E perché credi ciò?

EMILIA.  Ne so di peggio sul tuo conto.

SILVIO  (dopo un istante di riflessione). Ah! Già! Perché una volta feci la corte a te che sei mia cognata? Che relazione c'è fra te e una sarta? Anzi come puoi credere che l'uomo che amò te possa abbassarsi fino ad una sarta? Pensi poco altamente di te stessa. Mi avvilisci e nel tempo stesso avvilisci anche te stessa. E poi tu non crederai mica che io abbia voluto tradire quel povero Alfonso. Ohibò! Io volevo arrivare a un'intima comunione di pensieri con te, a un'intesa intellettuale che m'avrebbe portato di nuovo alla poesia.

EMILIA.  E cominciavi col toccarmi i piedi sotto la tavola.

SILVIO.  Non ricordo! Non ricordo! Deve essere stato un caso. Non vedi come sono irrequieto coi piedi, io?

EMILIA.  E dire che sei in vena di dire la verità!

SILVIO.  Sempre! Sempre la santa verità: Io offenderti coll'attaccarti dai piedi in su? Io che miravo al tuo intelletto? Prendevo la strada più lunga in questo modo. E tu naturalmente hai raccontata questa storia a mia moglie?

EMILIA.  No! Io non sono affatto obbligata di dire a Fanny una verità che aumenterebbe la sua disgrazia. Non sono mica sposata con essa.

SILVIO.  E a tuo marito l'hai raccontata?

EMILIA  (arrossendo). No! Neppure! Io non avevo nulla da rimproverarmi. Era una cosa che riguardava te solo e non volevo mettere male fra mio marito e la famiglia di sua sorella.

SILVIO  (riflessivo). Dunque ci sono delle verità che vanno taciute?

EMILIA.  Per me, sì, per mio marito no. A sua giustizia debbo dirtelo: Egli dice sempre tutta la verità. Ne ho le prove.

SILVIO.  Diancine! Tientelo caro quell'uomo straordinario. E così tu sai di essere stata tradita?

EMILIA  (con ira). Come lo sai? Mio marito racconta anche agli altri le sue avventure?

SILVIO.  Oh! No! Ma se ti dice la verità… in quindici anni di matrimonio

EMILIA.  Capisco! Giudichi da te e da… lui. (Con disprezzo.)

SILVIO  (guardandola). Povero Alfonso!

EMILIA.  Non m'ha tradita ma quasi. Se tardavo qualche giorno di ritornare a casa chissà cosa sarebbe avvenuto.

SILVIO.  E questo «quasi» egli te lo ha raccontato? Dio benigno! Esiste dunque una cosa simile? Ma se io mi fossi dedicato a raccontare a mia moglie tutti i «quasi» della mia vita non ci sarebbe stato del tempo per parlare d'altro. Come anche tu lo sai, io sono fortissimo nei «quasi».

EMILIA  (ride, poi). Sono stata mandata qui da tua moglie. Appena partito Alfonso essa ebbe una nuova idea. Non le basta più la confessione ma la vuole in iscritto e firmata. Allora soltanto ritornerà a te e promette che non se ne parlerà altro.

SILVIO.  È pazza! Io scrivere e firmare. È una condizione avvilente. Che ne dici?

EMILIA.  A me pare che quando si è peccato bisogni fare la penitenza.

SILVIO.  E non faccio penitenza io da otto giorni a questa parte? Oh! tu non puoi immaginare quello che passo chiuso qui fra queste quattro mura in attesa di dire questa verità che ha da liberare tutti. E faccio una vita esemplare. (Emilia ride di gusto.) Ah! Tu ridi birichina! Se sapessi come penso con rancore a te. Perché se tu avessi voluto non sarei capitato in simili frangenti. Probabilmente Fanny sarebbe andata in quella casa mentre io mi sarei trovato in tutt'altra.

EMILIA  (ridendo). Chissà? Dopo un anno e più.

SILVIO.  Oh! Te lo giuro! Tu saresti stata la donna che avrebbe saputo incatenarmi per sempre. Oh! Se tu avessi un po' di cuore! Se vedendomi tanto abbattuto ti venisse il desiderio di risollevare un uomo che pure voglio o non voglio ha qualche valore.

EMILIA.  Ricominci mi pare.

SILVIO.  Pensa come sarebbe interessante un legame fra due persone di spirito come siamo noi due in un ambiente improntato all'amore di verità di tuo marito e di mia moglie. E se la nostra relazione cominciasse dall'accordarmi un po'…. (Suono di campanello seguito presto dal solito rumore.) un po' di aiuto per imbrogliare quell'energumena di mia moglie… (Si getta disperatamente al tavolo e si copre gli occhi col fazzoletto.)

 

 

 


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