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TARELLI. Dica, per piacere, alla signora Giulia che per cosa di somma premura desidererei parlarle. L'attendo qui, o se la signora lo desidera, verrò io di là nelle sue stanze.
TARELLI (la trattiene). Io parto oggi (le dà del denaro). Mia nipote ed io siamo stati molto soddisfatti di lei.
AMELIA. Grazie, signore. Mi dispiace di non aver potuto dedicarmi esclusivamente al loro servizio, ma ho tanto da fare in questa casa.
TARELLI. Non importa. Adesso vada subito dalla signora Giulia.
AMELIA. Immediatamente. Grazie anche a lei, signorina. Sono stati troppo buoni.
MARIA. Povero zio! Mi dispiace veder che ti agiti tanto e… inutilmente.
TARELLI. A me non dispiace affatto. Mi sarebbe spiaciuto invece di non poter fare alcun tentativo per trattenerti. Almeno, non riuscendo, potrò sempre dare un po' di colpa a me stesso del tuo fallo, e ciò mi sarà un po' di conforto. Mi bastonerò da solo non potendo bastonare altri. Ma invece, se riuscissi nell'intento di far sì che il signor Alberto mancasse alla sua parola… tu, ne soffriresti?
MARIA (dopo una breve esitazione). No zio. Mi consolerei all'idea che, anche una volta, avrò fatto il tuo volere.
TARELLI (le bacia le mani). Grazie, grazie. (L'accompagna alla porta e Maria esce.)