Italo Svevo: Raccolta di opere
Italo Svevo
Commedie

CON LA PENNA D’ORO (Commedia in quattro atti).

ATTO PRIMO.

Scena prima. Alberta e Clelia.

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ATTO PRIMO.

 

Scena prima. Alberta e Clelia.

 

Alberta Bezzi e Clelia Gostini. Sera. In una stanza contigua alla camera da pranzo che si vede in fondo e nella quale è occupata una cameriera.

 

ALBERTA.  Certamente è utile che abbiate fatto un corso di infermiera, ma non era necessario. Mia zia è una malata cronica a quest'ora. Anzi tutto il suo organismo è sano fuori che alle gambe. Passa la giornata nella sua sediola ma dorme e mangia perfettamente. Perciò il vostro ufficio non sarà difficile.

CLELIA.  Lo so. Però il mio salario dovrebbessere un po' conforme alla mia condizione.

ALBERTA  (esitante). Certo per la zia è preferibile di avere accanto una persona che sappia parlarle, divertirla, leggerle. Ma qui bisogna vedere quello che sta meglio per me. Pago io perché la zia non ha dei mezzi e debbo pagare perché essa abbia tutto quello che le è indispensabile, non altro. Io non penso di pagarle anche dei divertimenti.

CLELIA.  Signora! Io capisco che facendo la carità se ne faccia meno ch'è possibile. (Alberta ride.) Lei è però conosciuta come una persona generosa. Io voglio dedicarmi interamente a sua zia. Interamente! Ma da una persona com'è Lei posso aspettarmi anch'io un po' di carità.

ALBERTA  (ride e ride anche Clelia). Lei vuole dire che qui posso spendere un po' di più perché invece che una sola carità ho da farne due?

CLELIA  (non ride più). Io debbo anche vestirmi in modo degno delle persone che servo e anche degno della mia condizione e delle persone che mi raccomandarono tanto calorosamente.

ALBERTA  (un po' seccata). Mi disturba… Ma sia… Mi toccherà di rifare i conti per stabilire quello che la zia mi costerà. Solo ciò mi disturba.

CLELIA.  Se vuole che L'assista? Io so fare i conti perché mi preparavo ad entrare in un ufficio quando m'accorsi che le condizioni della mia povera famiglia m'avrebbero obbligata di lavorare. (Si asciuga delle lagrime pronte e abbondanti.) Scusi… tanto…

ALBERTA  (molto buona). Mi dispiace di averla commossa. Non era questa la mia intenzione. Scusi Lei me. Insomma, in quanto al salario siamo d'accordo. Capisco anche ch'Ella non può aspettare per avere l'impiego che la zia . Subito domani Ella potrà entrare da me. Le darò qualche lavoro di cucito. Se ne avrò il tempo passerò qualche ora con Lei a spiegarle come voglio sia trattata la zia. Sarà Suo compito di apportare un po' d'ordine nella casa di quella disordinata ch'è mia cugina Alice.

CLELIA.  Chi?

ALBERTA.  Non Le dissi ancora che la zia non abiterà da me ma da Alice?

CLELIA  (ansiosa). Ed io con la zia?

ALBERTA.  Eh! Sì! Non lo sapeva?

CLELIA.  No.

ALBERTA  (secca). Ebbene! Ora lo sa. Sta in Lei di accettare o rifiutare. La casa di Alice non è quello ch'è questa casa ma neppure non manca il cibo, il riscaldamento e tutto quello che occorre. Capirà che altrimenti non vi metterei ad abitare la zia. Accetta di provare? Non ci sposiamo mica. Col debito preavviso che m'attendo da una ragazza a modo com'è Lei, Ella potrà restare o andarsene.

CLELIA.  Accetto, accetto. Capirà signora che io mi figuravo mi sia concesso di restare presso di Lei. Era il mio conforto nella mia grande sventura. Sapevo della Sua bontà e mi sentivo tanto sicura presso di Lei! Avrei saputo farmi voler bene da Lei.

ALBERTA.  Stia sicura che anche abitando Lei da Alice io sarò spesso con Lei e i nostri rapporti saranno molto seguiti. Della zia intendo di occuparmi come se stesse qui con me.

 

 


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