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ADELINA
E un'altra volta, a una fossa
novellamente scavata io m'incontrài in un convoglio funèbre. La pretendeva il
convoglio alla seconda di classe, ma fuor mostrava i gòmiti della terza.
Oh meglio! i preti non avèano troppo seccato il pòvero morto in chiesa.
Quanto allo strato, bianco. Di
bella prima pensài ad uno di que' Regi Impiegati, cèlibi, egoisti fin alla
sèttima pelle, i quali, messa la pezza della giubilazione, tìrano là, in barba
al governo, oltre il nùmero sommo del lotto; poi, a qualcuna di quelle vecchie
prudenti, morte zitelle, perché vissute a saggiuoli; e feci per slontanarmi.
Ma in quella… soffio imponente di
naso. Non gli è il baleno a un discorso? Infatti, come mi volgo, vedo un
bottacciuto pretone in nicchio e calzetta, porsi sul monticino che costeggia la
buca. Dentro di cui è scesa la scricchiolante cassa, e resta con un sordo
lamento. E allora, i pochìssimi astanti, tutte quasi ragazze, le quali senza
risparmio lasciàvano lagrimare i loro belli occhi e le lor smilze candele, si
fanno in un gruppo. Io pure.
E il sacerdote si passa e ripassa
la mano sulle palpèbre; tògliesi il nicchio, aggiùstasi il cupolino, e
comincia:
— «Adelina nostra è beata.
«Adelina Gentili, fin dai
più tèneri anni, trovò il sentiero del Cielo. Non si lasciando adulare o da
specchio o da labbro, aliena da ogni esterna pompa di abbigliamento, aliena del
pari dalle conversazioni e dalle comparse, a disfogare la piena soave de' suòi
affetti, mai si trattenne se non nei colloqui col suo Gesù. Solo di lui gustava
le si parlasse; il suo voto, anzi il sospiro, era di èsserne sposa, e se
l'Eterno, pròvvido sempre, non le ne avesse accorciata la via chiamàndola a sé,
ella avrebbe di certo aggiunto un nuovo splendore all'òrdine delle Cappuccine.
«Oh voi aveste veduto, mie
figlie, con qual religiosa paura ella correva a narrarmi le sue apparenze di
colpa, se pur di colpa si pòssono dire, e con quanto fervore si avvicinava alla
mensa degli àngioli, desiderosa, pregante — ricevendo Gesù — di
volàrsene a lui!
«E Dio l'esaudì.
«In sul mattino di lei e di un
purìssimo giorno, Adelina partiva. Sfinita di forze, più non riuscendo nè a
mormorare preghiere nè a strìngere al seno la crocettina amica, con la soavità
del sorriso, col vòlger dolce del guardo, mostrava come a delizia le fosse il
nome, il pensiero del suo Gesù.
«Placidamente morì, come un
colombo. E a mè, che al fianco di lei, in sui ginocchi, oravo… parve un istante
sentire ed uno sbàttere di ali ed un odore d'incenso ed un riflesso di aerei
òrgani…
«Or perché dunque piangete? Egli
è per lei o per voi?…
«Per lei, il De-profùndis
va detto con un Te-Deùm— »
Ma, ben incontrario, raddòppiano
i singolti. E nella buca si gèttano fiori e vi si getta la prima palata di
terra. Io mi sentìi la voglia di cacciarvi anche il prete.
E mi rivolsi turbato, e vidi?
Vidi una delicata fanciulla, stretta, sotto le volte maestose di un Duomo, e
tra gl'incensi, le melodìe, le faci, da sacro orrore; la mente affollata dalle
pene infernali e dalle gioje del Paradiso; cercando con ansia nelle vite dei
Santi i modelli; in brama di una celletta, senza conòscere ancora con che cosa
si muta.
Senonché, l'istinto,
svegliàndosele a un tratto, gliel dice.
Che è? Sarèbbero forse le
tentazioni di Sàtana? sarèbbero queste le prove di cui tanto lesse e
udì? Ma udì e lesse ben anche, che, per toccare la palma, bisognava combàttere,
ed aspramente combàttere! Ed ecco iniziarsi una di quelle sequele di notti dal
continuo accèndere e spègnere il lume, notti di sbigottimento «paffate senza
dormire & nè pure giacendo, » in vita o rivolgèndosi tra le lenzuola, «fcaldata
tanto nell'amore di Dio, che non nello fpìrito folo, ma ancor nella carne
infiammava & le pareua le ufciffe foffio di fuoco.»
E allora Adelina, cui il terror
del peccato acuiva lo sbàttito, strappàvasi dalle coltri, si rannicchiava sul
tappetino; e, le mani alla faccia, reclinata la testa contro del letto,
piangendo, supplicava Dio, la Madonna, i Santi, tutti i Beati, a salvarla, e
lor giurava i voti i più temerari.
Ma «l'àngiol nero non
rimetteua di bàtterla.» Diàbolus in lùmbis est! notti di ambascia si
succedèvano a notti; la vèrgine si struggeva… un cerchio morello agli occhi, i
rossetti alle guance… e, spaventati i parenti, mandàvano per il mèdico vecchio.
Poi, un giorno, Adelina spinse lo
sguardo sur un vaghìssimo viso di giovanetto, e un altro scontrò, lungo e
appassionato sguardo. Voi dite, amanti, qual rivoltura, qual bollimento di sangue
ella dovette sentire! Ebbene! ciò che per tutte sarebbe stato il lietìssimo
fiore del giardino più lieto, per lei fu erba di cimitero.
Sgomentata del suo sgomento,
senza un'amica alla quale narrar tutto il suo cuore, ella ricorse al confessionale;
e ne tornò, riandando che gli occhi èrano la prima porta al peccato, che con la
chiave di quella, oh se ne aprìvan ben altre! che l'Avversario tendeva infiniti
calappi, e che, ad ogni costo, non avèasi a cèdere. Imaginate! si osò
consigliarle perfino, digiuno e sinistre pozioni.
Così, la fanciulla,
sensibilìssima fin dalla cuna e or doppiamente al progredire di una di quelle
infermità di languore, sottili, lente, instancàbili, i germi di cui sarèbbersi
in pace dimenticati di aprirsi, e sottosopra fra scrùpoli tormentosi e una
passione devastatrice; in mezzo a vampe di fuoco e a zaffate di gelo, sfiniva,
diventava un filo di refe, traspariva come ambra.
E giunse alfine quel dì, in cui
non potè più levarsi. O voi, lasciate di attènderla, gentili vestine pendenti
in un canto della cameretta di lei, e tu pel primo, scialletto rosso, uso a
seguire sì amorosamente le sue virginee forme. Pòvero canarino, chi ti offrirà
mai il pignòlo? Vasetti di fiori, v'inaffierà chi? le làgrime di una madre,
forse? Due giorni ancora, e la vostra graziosa padrona si torcerà in delirio
sul suo lettuccio, un crepitìo di fiamma dannata all'orecchio, serrando
convulsamente nelle mani aggrinzite una croce e nella mente esaltata un amante;
ancora una notte! e voi la vedrete supina, immota, pàllida e fredda come l'alba
nascente.
O giovinette, peccate!
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