Il dì seguente, incominciàrono le
lezioni. Non mai fu uno scolare più assiduo di lui, nè una maestra più puntuale
di lei. Uno sedèa ad un lato del tàvolo, l'altra all'opposto; tra loro, in sul
terzo, impoltronàvasi il babbo; gli occhiali, volti ad un libro; gli occhi, un
po' a destra, un po' a manca.
E, dopo due chiàcchiere e sulla
salute ed il tempo, aveva principio il dettato. Era curioso il notare
com'ella facesse fatica a dir bene, egli a scrivere male. A volte, Enrico
sostava a porre una domanda o un dubbio, o meglio, a consolarsi la vista; ed
ella gli rispondeva turbata. Turbata? epperché? perché forse vedèa che
insegnava a un maestro? E, se sì, starsi zitta? a che?
Appresso, si leggeva il dettato;
capital punto della lezione. Allora, le due sedie amorose s'avvicinàvano sul
quarto lato del tàvolo, cioè in facciatina all'egoista poltrona del babbo, e la
bella ragazza, con l'imo di un tagliacarte, apriva la strada ad Enrico, mentre
costùi, spesso, si diperdeva a mirare, non la parola, bensì le dita affilate
che gliela indicàvano. E la ragazza: su, coraggio, signore; dica. —
— Diàvolo d'un inglese! —
borbottava il pappà. Tanto che lo scolare, tirato fuori dall'èstasi, accentuava
la ritrosa parola in modo, che, se Aurora gentile fosse stata solo
maestra, n'avrebbe fatto tesoro.
A volte poi, e' si sentiva
solleticare da un capriccioso riccietto o titillare la guancia all'appressarsi della
rasata di lei; ancora un pochino, e si sarèbbero tocche. Serràvali in quella lo
smarrimento medèsimo; èrano come ubbriachi; leggèvano macchinalmente o almeno
credèano lèggere, ché, davvero, che forloccàssero mai, neppur Centofanti
sarebbe riuscito a capire.
Fortuna, che tutto l'inglese del
babbo consisteva in beef-steak e roast-beef
con la giunta dell'yes!
Ma un dì, usando essi di fare
anche un po' di diàlogo:
— Whom do you love? —
chiese la bella volgèndosi ad Enrico e innamoratamente guardàndolo.
Enrico non tènnesi più.
— I love you! — fece
con entusiasmo.
La fanciulla arrossò.
— Love? che significa love? —
disse intorbidàndosi il babbo e strascicando la voce.
E, a botta risposta, Enrico:
mangio. —
Il Signor Pietro lampeggiò l'uno,
poi l'altra, con un'occhiata tale, che, se le occhiate lasciàssero il segno,
quella li avrebbe uccisi di colpo. E, la lezione finita, ed il Giorgini
partito, si die' a carteggiare il «Baretti.»
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