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PRIMA E DOPO
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Infine!… Dieci anni lo avèan
bramato. Oh quante volte Antonietta, lasciando cadere con un sospiro il ricamo
e fisando sconsolatamente il marito, che di sottocchi la guardava di già, avèa
detto:
— Come farèi più volentieri un
cuffino! —
Giulio, allora, si avvicinava a
lei con la sedia, e baciàvala in fronte. E cominciàvano a dire di que'
bambinelli color mela poppina, succianti alle mamme di un'ampia nutrice. Eccome
tenersi dal vezzeggiarli? dal mangiucchiarli di baci?… Ma, st! il bimbo ha
distaccato la bocca dalla sua credenza e allenta le cicciose manine… Il sonno
lo accoglie.
E, spesso, Giulio e Antonietta
passàvano verso le tre, innanzi alle scuole del pomo; di cui, apèrtasi a un
tratto la pìccola porta, rovesciàvasi fuori, come fantocci da un sacco, la
melonìa de' scolaretti, isparpagliàndosi tosto per la contrada, a corsa,
dimèntica già della noja sofferta, e saltellante e giojosa; e spesso, di
dopo-pranzo, sedèvano tristamente su' na panchetta ai
Giardini, Gullìveri nuovi in mezzo alla gentile frugaglia del Lillipùt, che
trottolava di su e di giù, vero moto perpetuo, senza fastidi, senza pensieri e
tutta amica; là, a fare i grandi occhi intorno al bossolottajo, mago del buon
comando; quà, a leccare il cucchiajo, il piattello e le labbra intorno a quel
dal sorbetto dell'unghia, o a bevucchiare a due mani la consolina entro
un tazzone; in ogni parte, correndo coi cerchi, coi palloncelli, coi
draghi-volanti o sui bastoni dei babbi; facendo al signore
e al soldato innocentemente, o a rimpiattino dietro le gonne dell'aje; mentre i
bebè dalle dande, che incominciàvano a sentirsi i pieducci, con l'agitar delle
alette e la voce, credèvano còrrere anch'essi. Oh quanti maluzzi da unguento
sputino, tavane da pulci! oh liti, temporali di monte! o dispettini e capricci
e cattiverie adoràbili! oh paci! senza riserve, senza capi segreti.
E, a volte, Giulio e Antonietta
attiràvano a sé qualche putto; se furfantello dagli occhi briosi e dal nasino
all'insù, coll'invito di un dolce; se vergognìno, a sorrisi. Ed ella
solleticàvane la chiacchierina. Il cìttolo, allora, mettèvasi a spippolare le
ragionette sue o ponèa dimande sopra dimande di una ingenuità da imbrogliarne
quattòrdici savi… non una donna però. E, Giulio, facea, poi, palpitare i
cittelli, loro contando le istorie di Gino e Ginetta e di
Barbotta-fagioli stregone, o rìdere a più non posso
scoccando loro sul naso la calottina dell'orologio.
Così, su quella istessa
panchetta, i nostri due infelici almanaccàvano il nome pel loro piccino. E, in
quanto a nomi, biseffe! Essi mettèvano a parte i più graziosi e minuti, pur non
trovàndone mai uno minuto e grazioso abbastanza; senz'avvertire, che il toso
farèbbesi uomo e il nome resterebbe bambino. Poi, pensàvano anche agli abitucci
di lui, dopo quello di polpa; sul che, Antonietta, la quale avèane sempre pel
capo uno nuovo, lo descriveva al marito mandando giù l'aquolina. Infatti, in
questo giro di tempo, se ne vèggono in mostra di sì gentili e sì belli, che la
smania ci piglia di spirar loro la vita, e, non farlo, è un peccato.
— Mò guarda quello — Giulio diceva
alla moglie, additando una bimba, la quale parèa uscita in quel punto da una
vetrina.
— Dio! — esclamava
Antonietta, serrando il braccio al marito.
E ritornàvano a casa… ed èrano
sempre due.
Ma un dì, ella, arrossendo,
mormorò all'orecchio di lui una mezza parola… Fu una fortuna ch'ei fosse in
quella seduto.
E, da quel dì, Antonietta lasciò
il canovaccio e le lane. Popolossi la casa di fascie e onestine, di camiciole e
scarpette e calzettuccie e cuffini, i quali Giulio ridendo s'imponeva sul
pugno — a nastri, a pizzi, a stratagli.
Nè passava giornata, ch'egli
oppure essa, giocato all'indovinello un pochetto, non si facèsser vedere
qualche còmpera nuova pel loro ninino. Al quale apparecchiàrono poi una balia
(asciutta ben sott'inteso) e una culla in seta celeste e oro, con su un Amorino
lì lì per dire «silenzio!» Ma siccome Antonietta non trovò l'Amorino di tutto
suo gusto, Giulio, per racconciarle la vista, le tappezzò tosto la stanza con i
putti più insigni di Raffaello e Tiziano.
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