6 - PROFUMO
DI POESÌA
Miss Ada Banner of Bannerlodge,
con un tometto del suo inseparàbile Moore sottobraccio, risaliva le scale del Grand
Hôtel de Genève a Roma e veniva dall'aver impostato il suo terzo reciso
rifiuto alla terza insistente proposta di matrimonio del cugino di lei, Tomaso
Turtleson, esq. Mò figuràtevi presunzione! Parlare di matrimonio, anzi di letto
matrimoniale, ad una che non capiva se non l'amore di contrabbando (che è il
più incòmodo amore) parlarne poi tanto alla buona, tanto commercialmente, come
se si trattasse di un affar di formaggi. Infatti — circostanza
aggravante — il cugino Tomaso negoziava all'ingrosso di questo alleato
degli osti. Per quanto muschio sentisse la sua carta da lèttere, le
delicatìssime nari di Ada, odoràvano sempre formaggio. Pàride anche —
chissà! — avrà esercito in sìmili gèneri, ma il Priamide vestiva
pelli agnelline e non avèa su ditta. Imaginate! Sposare un «Thomas Turtleson
and Co.» all'insegna della Vacca e del Bue! e di più, uno le cui ventrali carnosità,
già inestètiche, auguràvano di riuscire nella maritale sbottonatura alle
rotondità di una pancia. Domando io, come possìbile i voli con una sìmile bomba
ai piedi? Come i lunari colloqui con un paralume tale dinanzi?
Fanciulle! gran bella cosa la
poesìa — … Parlo s'intende, non a quelle dense tosoccie o piuttosto
«pollanche ingrassate col riso» che si permèttono di avere sempre appetito e
sempre voglia di rìdere, ma a quelle, le quali,
tenuia vix summo vestigia
pùlvere signant,
dalla lingua perpetuamente sudicia, dagli occhi coi luciconi, dal naso che
trasparisce, assidue frequentatrici del negozietto Aleardiano di profumerìa
poètica: e dico, gran bella cosa, o mie azzurrine, la poesìa! inquantoché essa
ci toglie al solitismo di cotesto mondaccio e ci fa piàngere amaramente sopra
disgrazie non mai avvenute nè mai avventure, e ci mantiene tutta la scienza
dimessa e sèrbaci magri con poco.
Disgraziatamente, per quanto poco
si mangi — ahimè! — non tutto va in sangue, ed anche le più vaporose
fanciulle… (dove troverò io espressione che non offenda le mie gentili
lettrici, tanto caste d'orecchio?…) sono obbligate di fare da sé ciò che non
pòsson far fare dalla lor cameriera. Il che, per la forma, è il capolavoro
della infernale malizia: dìgitus diàboli est hic; benché io ci ravvisi
piuttosto di quella sapienza divina che mette tutti nel mondo per un'ùnica
strada. O pòpoli, trepidanti in ginocchio dinanzi a degli appiccapanni
abbigliati d'oro e d'argento, o datevi pena d'imaginare i vostri Reacci e Papassi
anche sul trono forato! Quella è la vera comune. Addìo maestà! addìo
infallibilità!
E appunto — tornando a
noi — fu uno di tali inviti improvvisi, imperiosi, che colse a mezza scala
la biondìssima Inglese e la obbligò, pàllida e smarrita, a rifugiarsi nella sua
prima compatriota in cui diede. Era il poètico cestellino di uva, mangiato il
dì prima. Tutto và in quell'eterno sepolcro — e la foglia di rosa e la
foglia d'alloro…
Ma sostiamo. Non è
indispensàbile, vero? ch'io dica tutto. Avessi pure lettori leggenti le sole
parole, di que' lettori pei quali i puntini rèstano sempre puntini, abituati
alle dande e non ancora svezzati, parmi ciò nondimeno ch'io possa, in questo
ùnico caso, contare un pochetto, se non sulla fantasìa loro, almeno sulla
memoria. E però, pregàndoli di èssermi tacitamente collaboratori, tirerò via
dritto saltando a ritrovare la nostra bionda inglesina, quando, soffusa di un
pudico rossore e, diciàmolo pure, col cuore più sollevato (o cuore, comodìssimo
nome) sta per riporre la mano sul catenaccio dell'uscio.
Ma, alla maniglia, un sobbalzo.
Miss Ada si arrestò sussultando.
Era un nuovo avventore. Il quale
trovando chiuso, e avendo invano bussato, parve si allontanasse.
E lei ripose con titubanza la
mano sul catenaccio.
Ma l'avventore ritorna e si dà a
passeggiare su e giù pel ripiano.
Miss Ada si ferma di nuovo e si
mette in ascolto. Il passo continua. Che fare? uscire? spoetizzarsi?… Ma e in
faccia di chi? La poesìa è alle fanciulle come la polve dorata alle farfalle…
guài se la tocchi!… E perduta la poesìa, che le restava da pèrdere?… Fra il sì
e il no, passàrono alcuni minuti, minuti che a tutti e due sembràrono
un'ora — e lo credo.
— Sapristì! — esclamò
spazientito, colùi che aspettava —
Gran Dio! la voce del prìncipe
russo — di quell'elegantìssimo giòvane, che accompagnàvala al piano e
cantava con lei i più appassionati duetti ed imparava l'inglese dalle sue rosee
labbruzze sul Moore… pòvero Moore! Or che fare? che fare? Ragazze mie:
mettètevi ne' panni suòi. Parlo, sempre, s'intende, alle mie sòlite magroline.
Ogni speranza, vana.
E intanto s'era avviato sul
pianeròttolo il dialoghetto seguente:
— Comanda il signore?
— Morbleu! — ma sono
tutti occupati i vostri nùmero 1000? E ci si gode a starci. È un'ora che
attendo.
— Un'ora?
— Dico poco.
— Ha bussato? hanno risposto?
no…? oh allora… non voglia Dio! — E forte battendo e scuotendo la
spagnoletta dell'uscio, il nuovo venuto gridò: signore! signore! —
Miss Ada si guardò bene dal
muòvere labbro.
— Certo… certo… — continuò
in inquietìssimo tono colùi che parlava — una disgrazia è accaduta. È un
luogo malaugurato questo. L'altr'anno… —
E quì nuovi passi e altre voci…
Che c'è?… una disgrazia? — dove?… apoplessìa? omicidio?… Convien chiamare
un dottore… Chiamate un prete piuttosto… Occorre il sìndaco… il giùdice… Fate
presto… un ferro… una leva.
Miss Ada non sapeva più in che
mondo si fosse, o, sapèvalo troppo. L'idèa del suicidio le balenò. Guardò al
finestrino del chiaro; non vi passava nemmeno la testa; sguardò al finestrino
del buio, inorridì.
E dire che ella sarebbe rimasta
senza paura in una gabbia di tigri! O martirio, invidiàbile onore! all'aria
aperta però. Nè più sapeva se le convenisse svenire.
Ma la porta cedette.
Miss Ada fremè di furore e si
coprì colle palme la faccia. Stette immota un istante, come vinta dal peso di
una universale berlina, come sotto le risa che meno udiva di quel che
sentisse — eppòi precipitossi alla scala, dietro lasciando un profumo, che
non era di viole.
La Poesia fuggì, turàndosi il
naso.
E quel dì stesso Tomaso
Turtleson, esq. negoziante in formaggi all'ingrosso — Chester —
Whitesquare — leggeva, gongolando di gioia, il telegramma seguente:
—
Riceverài una lèttera mia. Non aprirla. Stràcciala. Io mi marito anche con tè.
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