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Da quella sera, i due giòvani
èbber paura l'uno dell'altro. Leopoldo cominciò a star lungi da casa le
settimane, or cavalcando alla pazza, allorché lo pigliava una fumana furiosa,
or lungo disteso su'n prato, quando la spossatezza vincèa l'esaltamento. Ines,
gittàtasi per indisposta, più non usciva di càmera.
Ma sìmil vita non poteva durare.
Un dì, corse voce che il conte
Angiolieri, in caffè, se l'era presa con il Folperti e gli avèa minacciato uno
schiaffo; e ciascuno si chiese «epperché?»
Ma, in quel dì stesso, Leopoldo
camminò risoluto verso l'appartamento della sorella e ne aperse la porta.
Ines era a scrittojo; dinanzi a
lei, carta bianca; e si posava d'un'aria stracca, abbattuta, su di una mano,
tenendo con l'altra la penna. Cercava forse pensieri e ne trovava sol uno.
Senonché, al cricchiare dell'uscio, si volse, vide il fratello, e il fisò.
Parèano gli occhi di lei «due desìri di lagrimare. »
Il contegno di Leopoldo era
freddo, severo.
— Sorella — cominciò egli,
sottolineando tal nome — io stò per dir cosa che è capitale a tè… e a mè.
Dà retta. Ci ha… un quìdam… giòvane, bello… ma ciò poco importa… il
quale ti chiede per moglie… e questo è quello che conta —
Ines si alzò, e nettamente disse:
io non mi marito.
— Tu ti mariterài — ribattè
Leopoldo con una voce decisa — Io ti ho promessa già. È affare finito.
— Affare! — sospirò la
fanciulla.
— E che altro sarebbe? —
dimandò Leopoldo — Tu, ti ma-ri-te-rài—
Ines ricadde, con le mani alla
faccia, seduta.
E il giòvane continuando:
— Di', c'è forse una via diversa
per la finire col nostro stato infamìssimo? A noi, morte è bene vicina, ché,
senza cuore si vive, ma non col cuore piagato; ma… e intanto? Io torno, è vero,
in Amèrica; e là ferve anche una guerra… tuttavìa, non basta. Mille miglia di
mare framezzo a noi sono poche… ci vuole, quà, sulla spiaggia europèa un uomo,
che possa, che abbia il diritto di uccìdermi se… o sorella!
sorella! —
E tenne dietro un terrìbil
silenzio.
— Lo sposo è il Folperti —
aggiunse Leopoldo con una tinta di sprezzo e come di circostanza di nullo
rilievo.
— Io non potrò mai amarlo! —
sclamò la fanciulla dolorosamente.
— E chi altri potremmo… io e
tè? — egli chiese, lasciàndosi trasportare dalla passione, ma,
padroneggiàtosi poi — Sorella, quì non si tratta di amore —
disse — io parlo di matrimonio… Abbìgliati! stasera io verrò con
colùi… — e, soggiogato, a sua volta, dalla propria emozione e da quella
della ragazza, Leopoldo fuggì.
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