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Carlo Dossi Goccie d’inchiostro IntraText CT - Lettura del testo |
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12 - IL VECCHIO BOSSOLOTTAJO
Ma no! non intendo dire ch'egli facesse bene: tutt'altro: bossolottava scelleratamente. E io capisco che a cittadini abituati alle sedute fisiomagnètiche del cavaliere X o del professore Y, i giuochi del cot-co-dek la gallina fà l'uovo e del viaggio di Giovannin della Vigna, dovèan sembrare un po' troppo innocenti, come capisco che il vecchio prestigiatore avrebbe fatto meglio a ingambare un pajo di brache men larghe, lasciando poi nel baule un certo cravattone di lana rossa e dietro ai denti un certo preàmbolo in cui si diceva che la regina Vittoria graziosamente chiedeva da lui, ogni dopo pranzo, il lepidìssimo scherzo della «frittata entro il cappello»: tutto questo però, anche con la sua somma «guài se alla compassione viene il morbino» signori mièi, non vi scusa. Voi ridevate? Bene, le vostre risa non èran di quelle che pàrton dal cuore e allàrgano il polmone; vi c'entrava il cervello, e il cervello dell'uomo, salvoché forse in frittura, è sempre cattivo. Pareva vi foste dati la posta, non tanto per godere i giuochi del vecchio, quanto per godere lui. Or mi si dice pianino: il vecchio è un ubbriacone: guarda il suo naso. Sarà, ma io non l'ho ancora visto col fiasco. Quello invece che vedo, sono i suòi bianchi capelli, e quanto poi al naso, cheh! non è il vino soltanto che fà salire il rossore. Non, con questo, che di pietà non fosse più grano in alcuno. Giòvani ce n'èrano troppi. A casa mia, peraltro, un sentimento che non dà in fuori, quando dovrebbe, è per non nato. E quì potrèi toccare degli alti e bassi dei nostri sentimenti e delle nostre virtù. Confessiàmolo, s'ha più riguardo alla cornice che al quadro. Tu darài un due lire a un birbone artisticamente a strappi; mancherài di moneta per un disgraziato che non può o non ha il buon tempo di far la macchietta. Così, la vista di una ferita alla nuca, ti metterà i lagrimoni; qualche palmo più basso, allegrìa. Lo si trovò pugnalato… Infelice! — Si appese… Che goffo! Ma per tornare alle nostre bottiglie, pazienza la gioventù! quelli che forse addoloràvano al doppio il pòvero vecchio, èrano certi uòmini fatti — e per fortuna, quasi disfatti — che mi so io. Canzona e ridi, offenderài molto meno di chi concede il chiesto compatimento; chiesto sempre, desiderato mai. Accordo, deputato Tizio, che il scèglierne una dal ventaglio di carte che ti presenta un bossolottajo è affare non tanto serio quant'uno di quelli arruffianati alle Càmere, tuttavìa era proprio superfluo, eleggèndola, quel fare di degnazione regia, e inutilìssimi poi quèi risetti e quelli «auf» a dritta e a sinistra, come a dire: n'è? io che sono quello che sono, fare quello che faccio! E questo valga per tè, cavaliere Cajo. Senza che ti raspassi la gola a tossire così da sgarbato quando il vecchio in berlina disse: ecco un gioco di chìmica — già si sapeva che tu ne eri e professore e insieme pedante. Chi d'altra parte ti accerta, che non ci sia qualcuno — per esempio, un certo Gorini — che possa anche lui tossire alle tue lezioni? Quanto a me, amici mièi, ne ero nauseato: avessi già aperto il borsello, scappavo. Pur finalmente, l'aprìi. Il vecchio prestigiatore compì il suo giro col piatto: raccolse dalle quaranta alle cinquanta lire. Per i suòi giuochi era molto; per la umiliazione, poco.
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