17 -
GIUDIZI DELLA GIORNATA
E l'oste tornò con la bottiglia
del grand vin blanc, ne empì due bicchieri, servì Antonio e servì mè.
I quali due, perché è necessario
che abbiate sott'occhio la situazione, eravamo seduti di faccia. Antonio su'na
panchetta di pietra di fianco alla porta dell'osterìa; io, di là del sentiero,
su'n ceppo di quercia.
L'oste rientra. Attenti! Il caso
interessa.
No, non lo dico di certo, Antonio
forse si succiava le labbra; tuttavìa, secondo a mè parve, egli, dopo la prima
sorsata, fece un ghignuzzo. E sia come si vuole! È compiacenza? è viltà?
allorché noi ci troviamo con persone eguali o maggiori di noi, ma conoscenti da
poco, il viso ci si fà specchio del loro. Nàrrano una disgrazia? chi più
addolorati di noi?… una fortuna? come siamo felici!… Ci guàrdano solo? noi
sorridiamo acconsentendo.
Ed io sorrisi.
Pure, sembrava che Antonio fosse
nelle mie medèsime aque. Al mio consenso ei disegnò più netto il suo ghigno;
sogguardò mè, poi il bicchiere, poi mè ancora…
Ed io, ìdem.
Il quale giochetto incoraggiò un ehm!
da parte di Antonio, un ehm che voleva dir troppo per dir qualchecosa.
Io allora «che le pare?… »
azzardài. Ciò a bassa voce, prima interrogando con gli occhi il bicchiere,
quindi Antonio.
Silenzio di mezzo minuto.
— Non buono, eh? — chiese
l'amico, assicuràndosi in sella.
— Mi par cattivo! — sclamài
con aria di profondo conoscitore.
Silenzio nùmero due.
— Poh! — fece Antonio con
sprezzo e ripose il suo bicchiere sul tondo.
Vuotài il mio per terra.
E il vino era eccellente! Ce lo
disse poi Gigi, famoso strappaturàccioli
|