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Carlo Dossi
Goccie d’inchiostro

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  • GOCCIE D’INCHIOSTRO
    • 18 - IL LOTTO
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18 - IL LOTTO

 

È la portinarìa clàssica. Ampia, bassa, non ricevendo luce che da una finestra chiusa, incartata e per metà nel soppalco, dal pavimento che invischia, non la contiene due mòbili in parentela fra loro, sebbene più d'uno venuto fuori da due. In fondo, un lettone, di que' catafalchi che non si pìglian che a corsa, interrogàndone prima con un po' di paura il disotto, coperto di un pannolano a scacchi bianchi ed azzurri, e protetto da una spalliera di roba, passata per l'aquasanta.

Questa portinaria può dirsi il mondezzajo di casa. Sulle pareti, quadri d'ogni generazione, o senza il vetro o con il vetro rotto… e un àlbero genealògico e stampe dal Cosmorama Pittòrico e figurini di mode dell'època di Beauharnais e una raccolta di taccuini fuor d'uso; sui tàvoli, sui canterani, vasi di fiori di carta, polverosi, sbiaditi — piccole stàtue alabastrine monche — pere, mele e Gesù-bimbi di cera — tomi senza il compagno — porcellane e terraglie a crepi — guanti dismessi — piombo appallato di Dio sa quante boètte — e scàtole e scatolini di tutti gli sposalizi del borgo con entro ancor la treggèa. In un camerino senz'uscio, appesa, folla di vesti, avanzi di ùltimi spogli.

E il tutto, si sottintende, liso, sudicio come le sue vecchie padrone. Le quali, son due; una, che ha nome la Pinciroli, è piccolina, è tutta ossi, e pensa alla provvista temporale dei cibi; l'altra, che è madama Ciriminaghi, vera madre badessa, sempre su 'n poltronone, provvede alla spirituale, spaternostrando, snocciolando rosari, dicendo male del pròssimo.

Ora; volete sapere una cosa?… ma, , mièi ragazzi, stia questo tra noi: le due portinaje sono… riccone sfondate.

Gua' che voi fate i larghi occhi! Voi già pensate a un asinello conia-zecchini, o a una borsa infinita: mi appongo o no?… Bene, voglio imbrogliarvi ancor più, aggiungendo, che le due donne, in barba ai loro sacconi di scudi, sono — quel che si può — felici.

E il gran segreto?

Esse mèttono al lotto.

— Oh, è la volta del terno! — dìcono poi con uno scrocchetto di lingua — i nùmeri sono bellìssimi — e le si stìllano il capo intorno al come impiegare i venti-lire del .

Madama Ciriminaghi amerebbe una casetta sul lago, in riguardo alla barca; la Pinciroli, una sulla montagna, per amor della mucca; si discute, e si sciorìnano in mostra di quello e questo i vantaggi; poi, si va a letto, e lietamente si sogna.

Per il dopo, la Pinciroli ha rinunziato alla mucca e si accòmoda al lago. S'aquista allora la casa, e si comincia a pensare in qual maniera disporla, in quale foggia acconciarla. Su un muro di quà, su uno di , èccoti fuori un casone, quindi un palazzo. In ogni sala, tappeti, grandi specchi, lumiere. Tintìnnano i campanelli, accòrrono i servitori, attàccansi i tiri-a-quattro.

E, certe come si stanno le due amiche di vìncere, possièdono veramente; han, dunque, tutti i piaceri della ricchezza senza i fastidi, tutta la smania del comperare e non il sazio di avere. Sono padrone di fondi e non pàgano imposte al governo a Dio, sono padrone di case e non tèmono incendi e non ladri, fanno spese stragrandi e il loro sacchetto pesa sempre lo stesso.

poi crediate che i disinganni settimanali le distùrbino molto.

Pazienza! — esclama, rincasando, la magra.

— A un'altra volta! — ribadisce il grassone senza scomporsi. E , fatto un bel taccio sulla disdetta, si danno a cercare nùmeri di fisionomìa più bella.

Ma quì odo certuni, di quella risma di gente, che, infistolita nel naso, sente la corruzione ogni dove, gridare «lungi da lui» additando «è un venduto!» e odo, del pari, altri, di que' che fanno il mestier del filàntropo e dan masticata la scienza al popolino, dire «non lo ascoltate operài; ammucchiate. Volete vìncere il terno? mettete al lotto degli interessi composti.» Ebbene! io ai primi rispondo, che respiro del mio; e dico a quelli altri, brave persone del resto, ch'essi ragiònano troppo col mètodo dei matemàtici, cioè a màchina. Oltre le gambe, ci ha molto ancora nell'uomo, se pòvero principalmente, a tener su. E, una e prima, la speme. Vale pure, mi sembra, per settimana, un cinquanta centèsimi.

 

 




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