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UNA FANCIULLA CHE MUORE
Oggi, il dottore si avvicinò alla
signora Vanelli e con quel suo fraseggiare a rilento — però stavolta un
po' brusco, quasi instizzito con le parole che era per dire — crede
proprio chiese che la idropatìa possa giovare a sua figlia?
La signora Vanelli ne sobbalzò.
Debolmente poi, con una voce sicura come quel che diceva: ma sì, credo —
rispose. E dopo una pàusa, una pàusa durante la quale il cervello le suggerì
forse argomenti che il cuore taceva: certo — riprese — le mani della
mia Ida tòrnano a farsi caldine… —
Il dottore si allontanò con
dispetto.
Oh le mamme! o indovìnano troppo
o non vòglion capire una goccia. Di chi, rispòndimi tu, poteva èssere il caldo,
quando la disgraziata madre stringeva passionatamente le inerti mani della
figliuola?
Stà un fatto. Tutti quelli altri
signori che gliele serràvano, dicèvan poi sempre tra loro «è ghiaccio»;
specialmente dicèvanlo que' giovanotti che si occupàvano con tanta premura di
lei, domandàndole «e come stava? e se l'affanno diminuiva?» raccomandàndole di
ripararsi bene dal freddo, di coricarsi non tardi. Ve'! come s'interessàvano alla
sua salute.
E allora la lisa fanciulla saliva
silenziosamente di una andatura stanca le scale… verso la cuccia. Là si
lasciava svestire dalla mamma e dalla cameriera al par di una bàmbola, si
raggruppava nella sua nanna, la testa sotto le coltri, e cominciava (smorzando
contro i guanciali i singhiozzi) a nicchiare. Pure, làgrime non ne venìvano
giù. Gli occhi della fanciulla si èrano asciutti di quell'aquitrino in cui la
pupilla nuota e ne è la visìbile ànima. La pòvera Ida contava, ricontava i suoi
diciottanni, pensava, con un nodo alla gola, che tutti avèvano molta, troppa
compassione per lei. Compassione? null'altro?
E lì con la mano sorradèvasi il
seno…
Ché! Amore vuol polpe.
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