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Carlo Dossi Goccie d’inchiostro IntraText CT - Lettura del testo |
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11 - LA CASETTA DI GIGIO
— Mammina, condùcimi in nanna — disse a mezza voce un toso nell'abbracciare mia cugina Claudia. — Sì presto? — domandò essa, guardando il pèndolo che segnava le otto. — E perché mai, Gigio? — Il mimmo sorrise maliziosetto. — Ah! non vuòi dirlo tu — fece la mamma — lo dirò io. — Gigio nascose il suo paffuto visino contro la spalla di lei. — Sai, Carlo — diss'ella, volgèndosi a mè — Qui, il mio bruttìssimo bimbo, intorno a quest'ora, ha la malinconia del letto. Comincia a fregàrmisi, come un gattuccio, alle gonne, mi tira i gheroni, insomma non stà più quieto fino a che io (egli mi dice il suo brougham) finché lo porti alla cuccia, lo svesti al pari di una poppàtola — poi ve lo acconci. Bene, come l'è infoderato e ci ha avuti e baci e bacini, sai che mi fà? nasconde il capetto sotto le coltri… già, una cattiva abitùdine… — Ma ci si vèdono tante cose… belle — mormorò il piccinino. — E vuole — seguì la mamma — che io gli smorzi sùbito il lume; non solo; ch'io me ne esca zitta, sulla punta dei piedi… Di', pensi ch'egli intenda dormire? — Mammina! — sospirò il mammoletto. — Figùrati, Carlo, che prima di venirmi a chiamare, e' s'apparecchia un magazzino di roba sotto ai guanciali; vi disaccoccia, credo, tutto ciò che riesce a razzolarsi quì in casa… le chicche, i rottami di zùcchero… anche i chiodi. Non parlo de' suòi fantoccini. Ieri, per dìrtene una, gli scopersi nel letto, indovina? la gamba di uno sgabelluccio. Voleva, che so io! voleva gli sostenesse la volta… Qual volta? — Andiamo… dunque! — fè il mimmo, raspando con un piedino sull'intavolato. — Gua' che ti rompi le scarpe, bimbo! — osservò premurosa la mamma — Già, tu farài sempre a tuo senno — Dà la buona notte al cugino (e prendèndoselo al collo ed alzàndosi:) Oh! la casetta di Gigio! — quindi, uscì. Udìi, al di là della porta, fresche risa e baciozzi. La sua casetta!… il lettuccio!… mi si gonfiàrono gli occhi. Sovènnemi di un'altra mammina, un'amorosa mammina che stava cucendo sotto il chiarore di una lucerna una camiciuola pel suo tosetto, sovennemi di questo tosetto, biondo e ricciuto, che, serràndosele intorno, susurrava lui pure: condùcimi in nanna. E adesso?… Più nulla. Proprio? Ah! no. La mia casetta l'ho ancora. Quando, stanco dalla giornaliera lotta contro la poltronàggine, avvilito dalle pìccole cattiverie in cui scappoccio ogni tratto, dalle ridìcole transazioncelle fra il mio dentro e il mio fuori e, più, avvilito dal sentirmi, come tutti gli altri, un burattino in balìa di mano ignota, mi nicchio, mi faccio il covo in mezzo alle coltri e, a poco a poco, nella ebbrezza lieve che precede il sonno, dimèntico questo mio corpaccio — godo… parmi godere, infine! la libertà. Se Gigio reca in lettino un subisso di roba, io pure. Tutte quelle impressioni, quèi sentimenti, che per la via degli occhi e delle orecchie, affollàrono nel mio capo, sgarbùgliansi, mi si sciorìnano. Un cioccolatino, a Gigio, tocca la posta di un panettone: a mè si moltìplicano le idèe, le più disparate assorèllansi. Tutte quelle imàgini, la notte prima plasmate, dietro alle quali durante il giorno ho corso… dalle dalle… non imprigionàndone che qualcheduna — ed anche questa sciupata — mi riappàjono, diségnansi nettamente. Se un dolore, una mortificazione, un'offesa, m'han fatto nodo alla gola, ecco tranquille làgrime che le cancèllano: il ricordo delle mie buone azioni — quantunque le buone sien poche — m'inonda di gioja. Poi — alcuna volta — disfatto in un battibaleno il mondo, ivi lo rifaccio a mio modo: che generale riversamento! Altre invece, il cervello, non conservàndomi di sé che una bricia, mi si suddivide in migliaja di parti. Allora, fra de' piccoli èsseri mièi, riannodo le fila interrotte dal giorno, le fila delle loro comedie o tragedie. Cìrcola in ognuno la mia volontà; tutto, dinanzi ad essa, si piega; oppongo a mè medèsimo ostàcoli per il piacere di abbàtterli. Insomma, ho a dirla? io non giravolto più con la terra. Fuori da ogni potenza fìsica, fuori dal tempo — creo, provo la superbia di… — Gigio è nella sua casetta — fe' Claudia, riaprendo la porta.
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