«È una donna, credi.»
«E io ti dico, che è un uomo.»
«Ripeto, Scioli è una donna.»
«Ripeto anch'io, è un uomo.»
«Oh, perdìo, se non la è, sono io. Aspetta un po' a giudicare.
¿Lo diresti tu uomo, un coso che si leva alla una — parlo dell'una del mezzodì
— e stà due ore in un abbigliatojo che sembra un negozio di profumiere,
imbellettàndosi il viso e le unghie, pingèndosi le sopraciglia, facendo un
processo ad ogni capello, ad ogni crespa della camicia, per poi, ingollata una
tazza di quella tèpida aqua che chiàmano il tè e spesa un'altr'ora a scègliersi
l'àbito e ad annodar la cravatta, uscire... a un nuovo ozio? ¡Tò, vèdilo appunto!
de càpsula tòtus, spandendo una puzzolente fragranza, scollacciato, in
calzettine di seta e lustri scarpini (ché non ebbe mai forza di portar
stivaletti e tanto meno stivali) coi guanti ‹nùmero sei, trè bottoni› (nè in
casa ne è senza), con l'ombrellino per timor della luce e col ventaglio per
timor delle mosche,, vèdilo camminare tra il peritoso
e il nojato, quasi andasse sulle ova, tratto tratto aspirando una boccetta di
sali, fermàndosi ad ogni mostra di gale, màssime dove son specchi,
accomodàndosi allora con un pèttine i ricci... ¡E guarda anche! ha un
braccialetto. Non gli màncano insomma che gli orecchini.»
«Ma io non alludo, gioja, al suo tenore di vita.»
«¿E chi ti parla di vita? Non è vita quella. Eppòi, di'. ¿Ti
pare uomo un èssere il cui farfallino cervello non sà insìstere logicamente in
nessunìssima idèa e però o ti affolla domande sopra domande che non attendon
risposta o, come vede il lampeggio di una discussione sul serio, ti pianta e và
a ripararsi in mezzo alle gonne, dove si màngiano dolci e pàrlasi amaro, dov'è
sol moda e calunnia? e là chiàcchiera chiàcchiera col suo vocino da vespa —
impalpàbil ciarlìo a nodi grammaticali che non lègano niente — offrendo, ora
all'una uno spillo, ora all'altra un mentino? ¿un èssere, di cui gli affari più
gravi, oltre la maldicenza, sono descrìverti una toilette, scarabocchiare una
cifra, far cestelli di carta, raccògliere francobolli, dirìgere cotillons, non
leggendo altre stupidità all'infuori de' giornali di sarta, ché perfin Carcano
e Sacchi son già cajenna per lui? ¿un èssere finalmente, che ti sà il
linguaggio de' fiori meglio di una educanda e la modìstica terminologìa meglio
di una sartrice e ti sà il punto a uncinetto e il punto a crocino, mentre non
regge in carrozza colla schiena ai cavalli e si ubbriaca con una ciliegia allo
spìrito e si mette le mani alle orecchie allo sparo di un
confetto-sorpresa?»
«¡Eppure, fu a volontario!»
«¡Bel volontario! per forza. Ché, quando la guerra scoppiava,
Scioli scappò... alla militare Accademia.»
«Ci vuol già del coraggio a scappare. ‹¿Chi non sarebbe
codardo, se osasse?› Ma lasciàmola lì. Io non ti accampo a testimonio del
sesso, il morale, le alte regioni di Scioli,,
ti accampo solo le basse...»
«E anche quì hai tortìssimo. Mira l'insegna. Non un sospetto
di barba. Presso la sua, la guancia di una bambina è traliccio. Ei sà di
muschio, viola, eliotropio, patchouly, Jockeyclub, tutto quello che vuòi, non
di maschio. Le donne gli stanno invano vicine,,
anzi, egli fà loro l'effetto di quel tal sale per cui le belle britanne odiàron
Bacone che lo avèa messo alla moda, il nitro; e per mè, t'assicuro, se avessi
una figlia, gliela lascerèi seco a letto più volontieri che non col casto
Arbrisseul che dormiva fra due per domarsi la carne. Nè davvero comprendo,
com'egli abbia bisogno di tanti calmanti, essèndone uno egli stesso. Ma, a
sentirlo, ¡poerino! soffre sempre di nervi, di nàusee, di mali di capo, quasi
volesse insinuarci che è di diffìcili lune. Cert'è, ch'egli tiene uno speciale
talento per conservarsi in una perpetua infreddatura mercè le pellicce e le
sciarpe e, non foss'altro, di un male non manca mai, la paura. ¡Bisognerebbe tu
fossi da lui quando lo coglie un doloruccio di ventre! Tutta la casa sossopra.
Scioli grida: ¡son morto! Chi accorre col scaldaletto, chi col pitale. Panni
caldi di quà, senapismi di là... Sua moglie...»
«Alt! Me la dai vinta tu stesso. ¿E non è uomo, se ha moglie?»
«Sì, l'ha, stando almeno ai registri dello stato civile; ma
non signìfica questo che la moglie di lui abbia marito. Altro è possedere la
gabbia, altro l'augello. Uomo, dicevano i nostri antichi, è chi può fare un
altro uomo, ed io aggiungo, educarlo. Scioli ha sì moglie, non figli; nè io
credo — se lo Spìrito Santo non vi pone il suo becco — che egli ne possa aver
mai, per quanto Scioli si sforzi di farsi ingravidare. »
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