E in quello scuro, in quel tanfo tra l'ospedale e la
profumerìa, entrò, sulla punta de' piedi, una siloetta di donna, che, aperte
spilorciamente le imposte, die' un filo di sole a una stanza di quelle, le
quali, come certe serve di prete, sèrvono a tutto. Poiché se il lettuccio,
rimasto nella penombra, ce la presentava, in sul primo, come una càmera, mentre
due dorate poltrone ed un tàvolo dal vanitoso tappeto ma a strappi (strappi
malenascosti dagli sparsi romanzi e dai figurini di moda) ce la volèvan
piuttosto infinocchiare per sala, un fornelletto sotto il camino e trè o
quattro pajoli tentàvano di tirarne in cucina e ci sarèbber riusciti, senza due
ferri a stirare sullo stesso fornello e un'impiccata di sottanini, e un
mucchio, in un canto, di biancherìa sùdicia, che ci sviàvano invece in
guardaroba. Da una pianta poi di Parigi incollata su 'n uscio, già si poteva
sospettare di èsservi, ma il dubbio diventava certezza, scorgendo, lì presso,
una imagine del Sacré-Coeur, con dinanzi il suo lume,
acceso in un ex-orciuoletto
d'Injection-Brou.
«Chantal, quelle heure est-il?» chiese dal
letto una debolìssima voce.
«Deux heures, madame,» rispose, dalla finestra, madamigella
Chantal, cioè una càndida cuffia e un bianco grembiale a petto, con entro una
vecchia senza sguardo e gialliccia, che aggiunse untuosamente: «monsieur le
curé va venir...»
«Ouvrez tout à fait... je vous prie.»
Madamigella spalancò affatto le imposte, e la luce, invadendo
ogni àngolo, pinse in una pòvera cuccia, sulla quale era steso, inùtile pompa,
un dominò azzurro, una donna ai confini della gioventù e della vita, cavernosa
la guancia, la pupilla appannata, di una faccia peraltro che nuova non ci
giungeva ma che avremmo penato assài a raffigurare se alla memoria non ci fosse
soccorso un conto di sarta, che fra biglietti di pegno e lèttere spiegazzate
posava sul comodino, e per indirizzo recava «à madame la marquise Iza Millerose
di Garza.»
«Mon miroir...» labbreggiò la malata.
Madamigella Chantal, sempre con quel suo far dignitoso, che
parèa dire «a Parigi si serve per passatempo,» andò a tôrre alla pettiniera lo
specchio e lo presentò alla marchesa.
La quale, miràndovisi:
«¡Bon Dieu, que je suis chiffonnèe!...
¿n'est-ce pas? Prenez garde, que monsieur le curé n'entre
soudainement. Oh, mon pauvre chignon! Chantal, arrangez le moi, je vous prie,»
e, intanto che l'infermiera gliel rassettava, «¿ne vous
semble-t-il pas, qu'une petite boucle à l'espiègle me
siérait bien sur le front?... Placez-la moi à gauche, ici,»
e accennava alle tempia con la trasparente manina cui èran già gravi i pochi
anelli rimasti, «C'est ca; en m'entourant ensuite les cheveux avec un ruban
rouge... Mais non, tenez... J'ai trop mauvaise mine pour le rouge. Un ruban
jaune ira mieux... Et...» E quì, all'inferma, dopo due o tre inùtili prove,
riuscì di levarsi un po' sulla vita, aiutata dalla Chantal, che poi le copriva
di un ricco accappatojo le spalle, o piuttosto gli involontari pizzi e ricami
della camicia. Ma, troppo lo sforzo; e la inferma velò la pupilla in un mezzo
deliquio.
«¡Le curé de Sainte Croix!» annunziò una servetta, apparendo
alla soglia.
Isa rinvenne.
«Attendez...» sclamò, riunendo in un ùltimo lampo quell'io che
le si andava spegnendo. «¡Mes
gants, Chantal!... ¿où sont mes gants?»
«Les voici,» rispose la vecchia, porgèndogliene dalla
canteriera un pajo (che Isa lasciò tosto cadere) e fece con un sogghigno:
«¿Notre Seigneur, peut-il entrer à présent?»
«¿Où est mon miroir?... ¿Comment me
trouvez-vous? Trop pâle, n'est-ce pas?
Pour l'amour de Dieu, Chantal, passez-moi sur les joues du
rose-Pompadour... et un peu d'émailline aux lèvres... Merci, Dieu vous le rendra... Laissez-moi voir,» e
si guardò nel pìccolo specchio che avèa potuto raccôrre ella stessa, ma per
fortuna non vide lo spettàcolo orrendo di un dipinto cadàvere. «¿Comment me
trouvez-vous?» ripetè mormorando quasi tra il sonno e la veglia.
«Suis-je en
ordre pour le bal? où êtes-vous mes amis?... ¡Dio! non rapìtemi il sole. Il bujo sòffoca,» e lo specchietto le
sfuggì dalla mano. «¡Perdo il chignon!... Mamma... il chignon...» e con un
profondo sospiro, Isa piegò sulla spalla il capo, torta la bocca.
Calmissimamente, madamigella Chantal le tolse di dito gli
anelli.
|