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Carlo Dossi
La desinenza in A

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  • LA DESINENZA IN A
    • ATTO TERZO
      • Scena settima - Due buone mamme.
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Scena settima - Due buone mamme.

 

L'òrgano rumoreggiava le ùltime note della benedizione e parèa un temporale che si allontanasse. Lo spettàcolo per le tasche vuote era finito e i chierichetti si affrettàvano a spègnere i mille cerei che facèano del palco scènico dell'altar maggiore un vasto incendio — tutta indispensàbile luce per mantener la gente all'oscuro. Si udiva il fracasso delle scranne di paglia, che, appena sgômbre, èran rapite e accatastate, e il trascicare delle ciabatte di chi usciva dai panchi e i pìccoli scossi della bolgetta dello scaccino che chiedèa pei pòveri ai pòveri, aprèndosi insieme la strada ad ingiurie contr'essi. Donne per la più parte. Èrano vecchie dall'uomo a Dio discese, venute a pentirsi di non aver commessi in gioventù abbastanza peccati o a pentirsicarità sopraffina — dei peccati del pròssimo, intanto che qualche ladro le alleggeriva della vanità della borsa, oppure venute a stabaccare incenso e a pregar la Madonna di un marito o di un terno, o se non altro, di un accidente al padrone, salva l'intera pensione; èrano giòvani aspettanti nell'ombra la conosciuta mano e il profumato biglietto o cercando quèi sospirati contatti che loro il giorno negava. Da ogni parte si avanzàvan le tènebre, si accumulàvano, si addensàvano. Le bugìe delle pietre tombali non si potèan quasi più lèggere. Parèan le vôlte innalzarsi. I preti èrano usciti: cominciava a entrare il Signore.

Ed io, in una poètica melancònica èstasi, stàvomi ancora appoggiato al monumento fastoso dentro di cui continuava a marcire una nota conciliatrice del e sul quale due statue velate abbracciàvano un'urna. ¿Copriva il velo il loro pianto o le risa? ¿era l'urna di cèneri o d'oro?

«Signorino...» fe' una supplichévole voce dietro di .

Mi volsi: vidi la siloetta di una poverìssima.

«Signorino,» ella ripetè incoraggiata dal mio pietoso silenzio. «Noi siamo in quattro... a morire di fame

Sentìi al cuore una stretta. Perdonate; ero ancor galantuomo; ero in quella fortunatìssima età (chi dice stolta) in cui la nostra bontà ci parer tutto buono e il nostro appetito tutto pien di sapore, quando ci domandiamo con meraviglia a che tante leggi e manette e facilmente l'amore ci si sfoga dagli occhi, mai ci pare di entusiasmarci, di crèdere mai abbastanza.

La vecchia ripigliò: «Lei, signorino, è buono. Non mi ributta prima d'avermi ascoltata come fan tutti. E, forse, la colpa è mia, che non so ancor mendicare. Ma è il primo giorno che chiedo. Imparerò.» E, continuando in un flèbile tono (dovrèi anche dire, con un fiato di grappa, se in verità ci avessi fatto allora attenzione) la mi contò, — intanto che ci avvicinavamo alla porta del tempio, non so se tenèndo io dietro a lei o lei dietro a — una semplicìssima storia di sventure (e quanto più sèmplice, tanto più commovente) come cioè ella fosse vèdova di un probo impiegato — il suo pòvero Pippocessàtole improvvisamente e con lui lo stipendio e il risparmio, e lasciàndola in una ignota città, priva di amici perché con bisogno di amici, ella e le sue trè figlie, trè bellìssime bimbe dai quìndici ai diciotto anni. Ed esse avèan cercato lavoro, ma il lavoro non abbonda alle oneste. Avèano implorato la carità parrocchiale. La parrocchia non potèa dar ciò di cui manca. L'avèano chiesta alla Congregazione pia, e dopo cento vai-vieni, sùppliche, aspettative, èrano giunte a ottenere venti centèsimi al giorno in quattro, tanto da poter crepare affamate coll'òbbligo della riconoscenza. E tutto avèano esse venduto; non rimanèvano loro se non gli occhi per piàngere. Oggi poi, il martello della necessità avèa picchiato più aspro al loro uscio: la minor figlia, la Nina, era caduta ammalata a far compagnìa alla Polda, e perciò la pòvera mammascesa la notte a celarle il colore della vergogna — s'era recata in chiesa, sperando che ivi qualcuno venisse, non solo a dire, ma a fare il bene. Ahimè! ¡il ragno tesseva sulla cassetta della Elemòsina!

E, mentr'ella dicèa, la compassione mi guadagnava di parola in parola, màssime per il raffronto tra lei e la madre del monumento, la principessa gloriosa dell'impudicizia figliale. Ché l'umiliarsi di questa a stènder la mano per amore di Dio, sembràvami nobiltà doppia del ricèver dell'altra per amor della figlia. E quì pensavo come recarle soccorso, e sommando gli scarsi quattrini della minorenne mia borsa, facevo il conto di quanto potesse valere il mio oriuolo e l'àurea catena e poiché mi parèa che valèsser ben poco a paragone del desiderio, vi aggiungevo la spilla di perla e l'anello e i bottoni, e, non contento di ciò, sospiravo all'usura.

«Oh se lei si degnasse di venire con , signorinoaggiunse la vecchia, «¡vedrebbe che cos'è la miseria

«¡Pòvera donnadiss'io, e la seguìi.

Così, dopo parecchie svoltature di strada, imboccammo una viuzza chiusa fra alte muraglie che facèvano spancio, dove i radi fanali giungèvano appena a mostrare che quello in cui avevamo intoppato era un coccio o una pietra e che lo sfuggichìo del piede lo si dovèa a un topo morto o ad un guazzo, e così fummo ad una bieca portina, sopra la quale splendeva una lanterna di carta con scritto: «per pochi soldi la felicità

Ed ecco una turba di monellucci invàdere il chiassatello. Il chiassatello ne assorda. Èrano gli scolaretti-operài che uscìvano dalla lezione serale, sfoganti la concentrata fracassosità, quasi graziati dal càrcere.

«¡Barbisa! ¡Pistolfastrillàrono essi, affollàndosi alla porticina «¿a quanto i pollastri?... ¡Dammi un chilo di triolfa... un'a-mi-ca d'una lira, Barbisa!» e facèano gesti che per fortuna la penna non è capace di riprodurre.

Io m'arrestài spaventato e arretrài. La vecchia, che già procedèa nell'àndito mi si rivolse con uno sguardo d'invito...

Ma una buccia cocomerina la colpì nella fronte.

«Ah forche!» essa gemette recando la mano sul cosso.

«¡Lima! ¡limarispose la ragazzaglia.

Dalle finestre degli ùltimi piani svegliossi un pispiglio, un parlottìo...

Io mi dilungài ancor più.

«Aspetta, che ve la darò io la triolfasbraitò la megera, ràuca ed esasperata. E fece per spianellar sui nemici. Ma perdette uno zòccolo.

«¡Lima! ¡limatornàrono i birichini, sibilando e fuggendo.

Ella raccolse lo zòccolo e lo scaraventò dietro loro.


 




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