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Il pacco venuto dalla posta era
in sala. Piero lesse sul timbro, accostandolo al lume: VENA DI FONTE ALTA.
Lo posò e, prese le chiavi del
Camposanto, disse a don Giuseppe che usciva per alcuni minuti. Rincasando, lo
troverebbe alzato? Don Giuseppe si sentiva stanco e desiderava scrivere una
lettera prima di coricarsi. A proposito di questa lettera: che intenzione aveva
Piero? Don Giuseppe avrebbe desiderato partire presto e intanto annunciare il
suo arrivo.
«Faccia come crede» rispose Piero
«scriva come vuole.»
Il vecchio riguardoso amico non
osò domandare più in là.
Piero si avviò soletto al Camposanto.
Il vento e il lago tacevano. Colonne di cipressi, frondose vette di ulivi,
fronti di montagne nereggiavano sull'eguale albore del drappo sottile di
nuvole. Il sentiero, il pendìo erboso a sinistra, i campicelli a destra lungo
l'acqua dormente eran grigi di luna velata. Per via Piero non incontrò anima
viva. Sugli scalini del Camposanto, presso il cancello, era inginocchiato un
vecchione cencioso che, udito Piero salire, si alzò e guardatolo gli disse
timidamente con un sorriso d'idiota: «S'era chì a di sü on poo de ben per i me
vecc. Lü l'è ben el fioeu de la poera sciora Lüisa? La me n'a faa inscì tanto,
del ben, la Soa mamm! L'era ona gran donna!»
Avuta una copiosa elemosina se ne
andò zoppicando e borbottando: «Vardè on poo, vardè un poo!».
Piero aperse il cancello e,
scopertosi il capo, entrò. Quasi in faccia al cancello, a sinistra, nel muro
addossato al monte stavano quattro lapidi di marmo bianco. Nella prima era
inciso:
LA PICCIOLETTA VESTE GENTILE
DI MARIA MAIRONI.
Nella seconda:
INGEGNERE PIETRO RIBERA
GRANDE CUORE PROBO
IN PACE.
La Morte aveva disposto, con le
sue discese ordinate, che la bambina soave e il vecchio uso tenerla sulle
ginocchia, cantarle «Ombretta, sdegnosa» fossero ancora vicini. Nella terza
lapide si leggeva:
A FRANCO
IN DIO
LA SUA LUISA.
Nella quarta:
A LUISA MAIRONI RIGEY
PIERO MAIRONI
IGNARO DELL'ASCOSO MATERNO VOLTO
SOSPIRANDO
POSE
1882
Nella notte chiara i caratteri
neri delle epigrafi si leggevano distintamente. A sinistra dell'ultima lapide la
terra smossa indicava il riposo della povera Elisa.
Piero s'inginocchiò sull'erba e
piegò il viso. Le sue labbra non si movevano, neppure una fibra della persona
si moveva. Parve impietrato nella preghiera riverente, nell'attitudine di chi
sentisse pendersi sul capo diafane mani benedicenti. Quando alzò il viso la
luna era discesa occultamente al tramonto, il campo sacro e le mura si erano
oscurate, le quattro epigrafi non si leggevano più, le mani benedicenti si
erano raccolte su al loro soggiorno di mistero.
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