Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Antonio Fogazzaro
Il santo

IntraText CT - Lettura del testo

      • 5. Il Santo.
        • -2-
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

-2-

 

Partirono verso le sei, col cielo coperto e un venticello fresco, fragrante di bosco e di montagna, vivo di vocine allegre di uccelli, purificatore anche dell’anima. Ai bagni di Nerone presero la mulattiera ch’entra nella stretta gola verde risalendo la destra dell’Aniene. Si lasciarono a sinistra, in alto, Santa Scolastica, il Sacro Speco, la Casa del Beato Lorenzo, bianca sotto lo scoglio ferrigno. Si lasciarono a destra il ponte della Scalilla, una trave gettata alla sinistra sponda selvaggia del turbolento fiumicello. Parlarono molto, per la via, di questo strano Santo. Giovanni si stupiva che don Clemente non gli avesse detto nulla, in passato, della qualità di quel garzone ortolano. Gli piaceva il discorsino in piazza. Eran cose di cui aveva parlato con don Clemente, mostrandogli come quella parola di Gesù non sia affatto praticatainsegnata a dovere, come i cristiani migliori non l’applichino che all’uso dei sacramenti, come se i fedeli sapessero di non poter entrare in chiesa senz’avere il cuore puro, il popolo cristiano sarebbe veramente di esempio al mondo e non si oserebbe affermare che la moralità è presso a poco la stessa dappertutto e non dipende dalle credenze.

Gli piaceva molto anche il «Padre nostro» recitato in chiesa così. Non gli piacevano invece i miracoli; dubitava di una debolezza dell’uomo che non sapesse romperla risolutamente con la superstizione popolare a lui lusinghiera.

Che poteva dire Noemi del carattere di quest’uomo? Quale concetto se n’era fatto per le confidenze di Jeanne? Noemi s’imbarazzò. Tutto quello che ne aveva udito da Jeanne la persuadeva che Maironi si fosse condotto male con essa, che non l’avesse veramente amata mai; e le suggeriva in pari tempo una curiosità intellettuale che, combattuta, ritornava sempre: la curiosità di sapere se quell’uomo avrebbe amato lei meglio di Jeanne. Rispose che il carattere di Maironi era per lei un enigma. E l’intelligenza? E la cultura? Dell’intelligenza né della cultura non poteva dir nulla; però, se una donna come Jeanne Dessalle lo aveva tanto amato, doveva essere intelligente e colto. E le sue idee religiose di una volta? A quest’ultima domanda Noemi rispose che da certi fatti di cui le aveva parlato Jeanne, dalla influenza decisiva che le tradizioni religiose di famiglia avevano esercitato sopra di lui, secondo Jeanne, in una crisi del loro amore, ell’arguiva che fosse allora un cattolico della vecchia scuola, non un cattolico… Qui, Noemi s’interruppe, arrossì e sorrise. Sorrise anche Giovanni. Invece Maria si oscurò un poco. Il discorso cadde.

Camminarono per alquanto tempo in silenzio, solo scambiando un saluto con qualche montanaro che scendeva ai mulini di Subiaco sul mulo carico di grano.

Sostarono a riposare sul prato di S. Giovanni che parte quel di Subiaco da quel di Jenne. Il Beato Lorenzo, bianco sotto lo scoglio ferrigno, li guardava alle spalle oramai, dall’alto. Lumi di sole, rotte le nuvole, doravano i monti, e la piccola compagnia, pensando alla costa bruciata di Jenne, si rimetteva in cammino quando la incontrò il medico di Jenne che riconobbe Maria per averla veduta, tempo addietro, in casa di un collega di Subiaco. Salutò, trattenne la sua mula, sorridendo.

«Loro signori vanno a Jenne? Vanno a vedere il Santo? Troveranno gran gente, oggi

 Gran gente? Noemi è seccata perché teme di non poter vedere Maironi a suo agio, i Selva son curiosi di sapere. Perché, gran gente? Perché vogliono il Santo a Filettino, lo vogliono a Vallepietra, a Trevi, e le donne di Jenne intendono averlo per sé.

«Tutto per farmi riposaresoggiunse il medico. «E anche per far riposare il farmacista. Oggi il medico è il benedettino e la farmacia è la sua tonaca

E raccontò che quel giorno doveva venir gente da Filettino, gente da Vallepietra, gente da Trevi per parlamentare con Jenne, venire a un accordo e dividersi il Santo. «Chi sa se non si bastoneranno!» Intanto a Jenne c’erano già i carabinieri.

«Anche lei lo chiama «il Santo»?» disse Maria.

«Eh!» rispose il medico, ridendo. «Così lo chiaman tutti. Meno però chi lo chiama il Diavolo, perché adesso a Jenne c’è anche di questi.»

Sorpresa. Questa era nuova. Chi lo chiamava il Diavolo? E perché?

«Eh!» Il medico fece il viso del furbo che la sa lunga e non la vuole dire tutta. «Ma!» diss’egli «ci sono due preti di Roma che villeggiano a Jenne; due preti, due preti…! Son fini di molto. Cosa pensino del Santo a me non l’hanno detto, ma intanto l’arciprete s’è tirato molto indietro e qualche altro pure. Quella è gente che lavora. Non si vede ma lavora. Sono insetti… non per dirne male! Anzi, forse, in questo caso, per dirne bene!...Sono insetti che quando si mettono ad ammazzare una pianta non toccano i frutti, non toccano i fiori, non toccano le foglie, sto per dire non toccano neanche le radici perché un beveraggio li arriverebbe, un colpo di zappa li scoprirebbe e loro non vogliono essere arrivati, non vogliono essere veduti. Si ficcano nel midollo. Ora ci stanno, nel midollo. Andrà un mese, andranno due, la pianta deve seccare e seccherà

«Ma Lei» domandò Maria «cosa ne pensa? Quest’uomo si spaccia proprio per un santo? È contento che della gente superstiziosa se lo disputi così? È vero che ha guarito degli ammalati

Mentr’ella parlava il medico rideva sempre.

«Io rido» rispose. «È un caso di psicopatia mistica contagiosa. Scusino, devo trovarmi a Subiaco alle otto. Buon divertimento

Dato il colpo del suo malanimo, scosse le redini al mulo, e se n’andò per paura di dover mostrare come colpissero le sue ragioni.

Noemi, la più commossa dei tre per l’atteso incontro con l’uomo amato da Jeanne, incominciava a sentirsi stanca. Una seconda sosta si fece a piedi della costa di Jenne, sulle ghiaie rigate dai sottili rivoletti che vanno al fiume dalla grotta dell’Infernillo. Ecco sopraggiungere qualcuno alle loro spalle. Che sorpresa e che gioia! Don Clemente! Anche il bel volto del padre si accese. Egli amava e riveriva Giovanni Selva come un grande cristiano, aveva talvolta a difendersi contro la tentazione di giudicar il suo superiore, l’Abate, che gli aveva interdetto di visitarlo, contro la tentazione di appellarsi dall’Abate a Qualcuno maggiore degli Abati e anche dei Pontefici, interno all’anima sua. Ora Questi gli disse nell’anima: «l’incontro è mio dono» e il monaco si unì lieto agli amici. Maria lo presentò a Noemi ed egli arrossì ancora nel riconoscere la persona che aveva scambiato per la persecutrice di Benedetto.

«E la sua amicadiss’egli, tremando di apprendere che fosse presso. Rassicurato, lampeggiò di sollievo nel viso. Noemi ne sorrise ed egli, avvedutosene, rimase confuso. Sorrisero anche gli altri ma nessuno parlò. Il primo a rompere il silenzio fu Giovanni. Certo don Clemente andava a Jenne come loro? E forse ci andava per lo stesso scopo, per vedere la stessa persona, l’ortolano, eh, l’ortolano di quella sera? Ah don Clemente, don Clemente! Sì, don Clemente andava pure a Jenne, ci andava per vedere Benedetto. E quanto all’ortolano, si scusò. Inganno non c’era stato, c’era stato il desiderio che le due anime si avvicinassero senza violenza, nel modo più spontaneo, senza raccomandazioni e informazioni preventive.

Preso a salire insieme la costa, parlarono di Benedetto.

Noemi, dimentica della stanchezza, pendeva dalle labbra del padre, e il padre, appunto per questo, parlava così poco e così circospetto ch’ella ne fremeva d’impazienza, e in breve si sentì stanca da capo. Prese il braccio di Maria, lasciò che don Clemente si dilungasse con suo cognato. Allora don Clemente confidò a Giovanni che aveva una missione penosa. Pareva che qualcuno avesse scritto a Roma da Jenne in modo ostile a Benedetto, accusandolo di tenere discorsi non perfettamente ortodossi, di spacciarsi per taumaturgo e di vestire senza diritto un abito religioso che rendeva gravissimo lo scandalo. Certo da Roma era stato scritto all’Abate e l’Abate aveva dato l’incarico a lui, don Clemente, di recarsi a Jenne e di chiedere a Benedetto la restituzione dell’abito. Don Clemente aveva cercato invano dissuadere il vecchio Abate che se l’era cavata con una barzelletta: «leggete il Vangelo, la Passione secondo S. Marco: chi segue Cristo quando tutti lo abbandonano bisogna che ci rimetta l’abito. È un segno di santità.» E poiché qualcuno doveva portare questo messaggio a Jenne, don Clemente preferì di portarlo egli. Aveva poi anche ricevuto una strana lettera dell’arciprete di Jenne. L’arciprete, bravuomo ma timido, gli aveva scritto che Benedetto, a suo avviso, era veramente un pio cristiano ma che discorreva troppo di religione alla gente e che i suoi discorsi avevano qualche volta un certo sapore di quietismo e di razionalismo; che lo si accusava di esercitare a profitto delle sue idee non tanto ortodosse un potere diabolico; che l’accusa era sicuramente falsa ma ch’egli non aveva potuto, per prudenza, tenerlo ancora presso di sé, che forse il miglior partito sarebbe per lui di andarsene in qualche paese dove non fosse conosciuto e viverci quieto.

Il dialogo fu interrotto da una chiamata di Maria. Noemi, spossata dal sole ardente, presa da palpitazione, aveva bisogno di un’altra sosta. Le signore si erano sedute all’ombra di un sasso.

Don Clemente si congedò. Si sarebbero riveduti a Jenne! Maria era molto angustiata per sua sorella, si rimproverava in cuor suo di non essersi opposta a che venisse a piedi. Lei e Giovanni tacevano guardando Noemi che sorrideva loro, pallida. In quel deserto di montagne senza bellezza, su quei sassi bruciati dal sole, il silenzio pesava di un peso mortale. Fu per tutti e tre un sollievo di udire voci di viandanti che salivano. Erano sei o sette persone, avevano seco due muli e salivano cantando il rosario. Quando furono vicini si videro sui muli una giovinetta e un uomo, sparuti ambedue, quasi cadaverici. La giovinetta, visti i Selva, spalancò gli occhi; l’uomo li teneva chiusi. Gli altri guardarono con certe facce compunte, continuando le preghiere. La nenia monotona si dilungò insieme al calpestio dei muli, si perdette nell’alto. Poco dopo la triste processione sopraggiunse dal basso una brigata allegra di giovinotti borghesi che ridevano parlando di Quiriti a caccia piuttosto di Sabine che di Santi. Al vedere Giovanni e le due signore ammutolirono. Passati, ripresero a ridere e a scherzare; scherzarono su Giovanni che forse era il Santo fra le tentatrici.

Una grande nube dagli orli di argento, la prima di una flotta che veleggiava verso ponente, oscurò il sole; e Noemi, alquanto rinfrancata, propose di approfittare dell’ombra per rimettersi in via. Pochi passi sotto la croce sognata, secondo quel Torquato, dall’arciprete, incontrarono un borghese vestito di nero che scendeva sul mulo.

«Scusino» diss’egli alle signore, trattenendo il mulo, «una di Loro è Sua Eccellenza la duchessa di Civitella

Udita la risposta, si scusò dicendo che un senatore suo amico gli aveva raccomandata questa duchessa, da lui non conosciuta, che doveva capitare a Jenne per vedere il Santo.

«Già» diss’egli sorridendo. «Forse anche Loro. Tutti adesso. Una volta ci venivano a vedere un Papa. Sicuro. A Jenne c’era un Papa. Alessandro IV. Vedranno l’iscrizione. «Calores aestivos vitandi caussaAdesso ci vengono per un Santo. Dovrebbessere più che un Papa. Ho paura che sia meno! Hanno visto i due malati? Hanno visto gli studenti di Roma? Eh, vedranno altro, vedranno altro! Ma ho paura che sia meno. Buon viaggio a Loro signori

Oltrepassata la croce, montarono in faccia al cielo aperto, fra i dorsi verdi pendenti alla conca romita di Jenne, incoronata di fronte dalla povera greggia di casupole che il campanile governa. Giovanni era stato a Jenne altre volte e non gli parve diversa perché ora vi dimorasse un Santo e vi si operassero miracoli. Sua moglie, che ci veniva per la prima volta, ebbe l’impressione di un luogo spirante raccoglimento religioso per quel senso di altezza non suggerito da vedute lontane, per quel cielo profondo dietro il villaggio, per la solitudine, per il silenzio. Noemi pensò con pietà profonda alla povera lontana Jeanne.

 

 




Precedente - Successivo

Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License