Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Gli americani di Ràbbato
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L'arrivo delle rondini

36. Si preannuncia il ritorno delle persone care.

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L'arrivo delle rondini

 

36. Si preannuncia il ritorno delle persone care.

 

Lo zi' Santi Lamanna era stato ripreso dai soliti dolori alla schiena, ma questa volta in modo un po' violento, che inquietava il dottor Liardo.

Aveva dovuto mettersi a letto e la gnà Maricchia faceva due volte al giorno le frizioni ordinate, ma con scarso sollievo del malato.

«Signor dottore, questa volta ci siamo!» egli diceva rassegnato. «Non mi dispiace di morire; son vissuto anche troppo. Ma prima di andarmene avrei voluto rivedere i miei nipoti

«Non vi mettete in testa queste malinconieripondeva il dottor Liardo. «Ancora due settimane e i vostri nipoti saranno qui».

«Due settimane sono lunghe

«Passeranno anch'esse, come son passati i tre anni della loro lontananza. Voi siete resistente più di una quercia».

«Muoiono anche le querce, signor dottore».

«Metteteci un po' di buona volontà. Bisogna dire: "Voglio guarire! Sì, sì!" La volontà influisce».

«Allora!»

Lo zi' Lamanna sorrideva, incredulo. I giorni gli sembravano eterni. Una mattina, mentre il dottor Liardo faceva la sua visita, il postino recava una lettera che riempì di gran consolazione il malato. Suo fratello gli annunziava da Bucarest che si era deciso di tornare a Ràbbato, dopo quarant'anni da che aveva dovuto scappare via.

«Voglio venire a morire costì», diceva la lettera. «La terra nativa mi chiama; non so resistere al suo appello.

Mi stacco da mio figlio che non ha più bisogno di me. Occupa un posto elevato nella magistratura, ha numerosa famiglia. Ed io, ciò non ostante, dopo quarant'anni, mi sento qui come un esiliato.

So che colui da cui è provenuto ogni mio danno è morto da poco tempo. Gli ho perdonato. Ho sofferto assai, innocente; ma Dio mi ha aiutato.

Preparami un posticino in casa tua. Ci rivedremo e quasi non ci riconosceremo...»

Anche il dottor Liardo era commosso leggendo.

«Tutti i mali non vengono per nuocere», esclamò.

«Ma quando uno patisce a torto», rispose lo zi' Santi.

«Fu accusato di omicidio, è vero

«Infamato e dalla stessa persona che aveva commesso il delitto. Fortunatamente, poté imbarcarsi. Per anni ed anni non si seppe se era vivo o morto. Poi scrisse che si trovava bene, che faceva il medico. Pare che in quei paesi può fare il medico chi vuole. Mio fratello era a Palermo e doveva studiare per avvocato».

«Megliodisse il dottore. «Vuol dire che ha ammazzato meno gente di qualche medico con la laurea! Tanto è vero, che ha fatto fortuna. Già, in terra di ciechi beato chi ha un occhio

«Dice che sono turchi».

«Non tutti. Vedete? Le consolazioni arrivano quando uno meno se l'aspetta. Il fratello, i nipoti; che vorreste di più? Pensate a guarire».

«Col suo aiuto, signor dottore».

«E con la vostra forte volontà, ve l'ho detto».

«Se fosse così, non morrebbe nessuno».

«È così! È così! Datemi retta».

La gnà Maricchia pareva fuori di sé in quei giorni.

Ripuliva la casa, preparava i letti, affaccendatissima.

«La cameretta di Menu, la daremo a vostro fratello».

«Dovrà adattarsi».

«Come vi sentite oggi

«Un po' meglio. Tenterò di levarmi da letto».

«Domani, domani l'altro. Che premura avete?»

«Voglio farmi trovare in piedi. Chi sa come sarà cresciuto Menu? Le sue lettere mi hanno tenuto in vita. Ha scritto ogni quindici giorni».

«Figlio benedettosoggiungeva la gnà Maricchia. «E vostro fratello quando arriverà

«Presto, pare».

 


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