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X.
Spuntava appena l'alba. Il signor Kyllea, che aveva l'abitudine di alzarsi di buon'ora, era uscito su la terrazza a fumare e a respirare un po' d'aria libera prima di prendere il bagno freddo. Intanto, passeggiando su e giù, faceva i suoi esercizi respiratorii turando con un dito una delle narici, aspirando forte e respirando a bocca chiusa; turandosi l'altra narice e riprendendo ad aspirare e a respirare a bocca chiusa. Si fermava, girava turbinosamente, col pugno stretto, fino a stancarsi, ora il braccio destro, ora il sinistro, dando calci all'aria avanti e indietro con la gamba sinistra quando era in moto il braccio destro, con la gamba destra quando era in moto il sinistro...
A detta di lui, non c'era miglior mezzo per mantenersi sano e forte; gliel'aveva insegnato un medico indiano, di Calcutta, incontrato sul piroscafo durante un viaggio, dieci anni addietro.
Ed egli, che soleva fare coscienziosamente, ogni cosa, era tutto intento a questi esercizi, quando gli parve di udire strani rumori, lassù, su la collina dirimpetto e intravedere, alla dubbia luce dell'alba, un gruppo di persone, anzi parecchi gruppi di persone che dapprima scambiò per operai, meravigliandosi di vederli arrivati così mattinieri al lavoro.
In quel punto, don Liddu gli recava, su un piccolo vassoio, la tazza col caffè.
- Come mai? - disse il signor Kyllea indicando con la mano in direzione della collina. - Andate a vedere.
Don Liddu si avviò premurosamente, molto meravigliato anche lui.
Il signor Kyllea era sceso a prendere il binocolo da campagna; ma già la luce aumentata e permetteva di scorgere lassù, a occhio nudo, un brulichìo di gente, un affaccendamento attorno al condotto dell'acqua... Il binocolo gli rivelò la devastazione che quella folla di contadini aveva già operato durante la notte e che proseguiva rabbiosamente, vandalicamente.
Una bestemmia inglese gli sfuggì di bocca, e tese i pugni minacciando, quasi potesse esser visto da coloro. Scesa a precipizio la scaletta, stava per uscir fuori; don Liddu lo afferrò pel petto, balbettando:
- Ah, padrone!... Per carità!... Dove vuole andare?... Lo ammazzano!... Ci sono i carabinieri!... Hanno guastato i lavori di condottura!...
- Zitto! - disse il signor Kyllea.
Pensava alle signore che dormivano e che si sarebbero spaventate... Ma insisteva per uscire. Due carabinieri si presentarono su la porta...
- Non abbia paura; siamo qui noi! - disse uno di essi.
- Non ho paura di nessuno - rispose alteramente il signor Kyllea. - Sono suddito inglese!... Ma che vogliono costoro?
- Dicono che l'acqua appartiene ad essi; che lei l'ha distolta dall'altro versante della collina.
- Dica: bestie piuttosto! Li hanno suscitati, incitati... Il brigadiere è là... Abbiamo telegrafato per rinforzi...
Ora si udiva un rumore confuso di voci, di passi incalzanti, quasi di armento che scendesse con corsa sfrenata, abbattendo gli ostacoli che gli capitavano dinanzi.
I due carabinieri si affacciarono alla porta e rientrarono, chiudendola. Il signor Kyllea, pallido, smaniante, strizzandosi le mani, si volgeva di tratto in tratto a guardare nella stanza accanto...
- Ah! Se non ci fossero le donne!... Ho tre Remington!
Don Liddu, che era andato ad affacciarsi dall'alto della terrazza, venne ad annunziare:
- Se ne vanno!... Hanno guastato tutto!... Ma lungo lo stradone scende un'altra fiumana di gente... Le campane suonano a stormo!
Don Liddu s'interruppe. Grida confuse, fischi, poi due colpi d'arma da fuoco!...
I carabinieri si slanciarono fuori; e don Liddu, afferrato il padrone, cercava a ogni costo di impedirgli di uscire.
- Per carità! Voscenza, no! Voscenza, no!
Il signor Kyllea stava per svincolarsi, quando comparve miss Elsa, atterrita.
- Babbo!... Che cosa è stato?... Babbo!
Ed ecco la signora Kyllea mezza vestita, bianca come un cencio lavato, che gesticolava senza profferir parola.
- Niente! Niente! - disse. - Dei malintenzionati.
Ma non potè far a meno di trasalire anche lui, sentendo picchiare alla porta, e gridare:
- Sono i carabinieri! - esclamò don Liddu che aveva riconosciuto la voce.
Erano essi infatti, accompagnati dal brigadiere e sostenevano una figura insanguinata, con gli abiti stracciati, che si reggeva a stento.
Miss Elsa die un grido; aveva riconosciuto Paolo Jenco!