IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
PER UN SOGNO.
Ezio Cami si svegliò sentendo ancora vivissima la profonda commozione degli avvenimenti sognati. Nella realtà, essi non avrebbero potuto lasciargli un'impressione più deliziosa e più forte.
- Peccato che sia sogno! - esclamò, rizzandosi a sedere sul letto.
Incrociò le mani dietro la nuca, appoggiò così la testa alla spalliera del capezzale e tentò di ricostruirsi, con tutti i più minuti particolari, quel sogno che già gli sembrava si dileguasse lontano nella densa nebbia dove spesso si smarriscono le incoerenti visioni notturne. Voleva rigoderselo, fissarselo nella memoria come un avvenimento reale. Era così bello e così assurdo! E, chiusi gli occhi e quasi trattenendo il respiro, rivedeva quell'angolo - di giardino?... di parco?... di foresta? non sapeva precisarlo - pieno di ombra, solitario, con quei riflessi azzurri delle acque - di un fiume? di un lago? del mare? - che s'intravedevano laggiù, fra i tronchi e i rami degli alberi, sotto la luce diffusa dei raggi solari, che però stentavano a infiltrarsi tra il fitto fogliame là dov'egli sedeva assieme con la signora Arici, tenendosi per mano, scambiando poche parole, in dolce intimità che lo stupiva anche nel sogno...
Si erano incontrati parecchie volte in riunioni familiari presso amici comuni; avevano ragionato di musica, di pittura, di poesia, di romanzi, di cose frivole, di pettegolezzi, di piccole malignità, fin di politica; ella, sempre contegnosa, quasi severa anche quando sorrideva delle eccessive opinioni di lui; egli, rispettoso e indifferente davanti a quella bellezza veramente straordinaria che faceva girare il cervello a molti, e che a lui ispirava soltanto un senso di ammirazione artistica e nient'altro, quale egli avrebbe potuto sentirlo per un capolavoro di statuaria o di pittura; convinto com'era della incrollabile virtù di quella donna, e sdegnoso, per natura e per proposito, dei lunghi assedii che esauriscono le forze dell'assediata e dell'assediante, e non sempre sono seguiti dalla resa.
In quest'ultimi mesi egli l'aveva avvicinata poco, distratto da una facile avventura con una signora molto gelosa e che commetteva l'imprudenza di non nasconderlo. Per questa e per altre ragioni, non ultima quella che assegna una fine anche amori giurati eterni, l'avventura era terminata due o tre giorni addietro; ed Ezio Cami, assaporando le delizie della riacquistata libertà, non pensava affatto a impegnarsi in altro consimile intrigo. Per ciò egli si stupiva, anche nel sogno, di vedersi in quel posto, tenendosi per mano, scambiando poche parole in dolce intimità con la bellissima signora Arici... Poi, senza avvedersi del cambiamento di scena, a un gesto di invito di lei, si erano trovati in una camera stranamente mobiliata... In casa di essa e di lui?... Ella gli resisteva appena, per vezzo, con negli occhi neri e grandi (invece la signora Arici li aveva limpidamente azzurri, ma egli nel sogno non si meravigliava di questa circostanza, dubitava di non aver osservato bene) con negli occhi neri e grandi una intensa ansietà di dedizione; poi, sciolte le nere trecce copiosissime e lunghe (la signora Arici in realtà era bionda), stringendosi al petto la testa di lui, gliel'aveva coperta ed avvolta con esse. Ed egli si era sentito avviluppare da quei capelli, come da tentacoli brulicanti che gli si fossero insinuati sotto le vesti e gli si attaccavano alle carni, dandogli tale sensazione di supremo piacere da doverne forse morire... Allora si era svegliato!
Ezio Cami, un po' superstizioso, disse:
- Dicono che i sogni siano il riflesso, la ripercussione della vita giornaliera... Io non ho mai pensato in questi giorni, neppure casualmente e alla sfuggita, alla signora Arici... Non l'ho mai desiderata, quantunque desiderabilissima, perchè non amo di fantasticare cose impossibili o che a me paiono irraggiungibili. Ed ella intanto mi è venuta in sogno, ed è stata mia, come se la nostra vita di amanti durasse da un pezzo, senza che lei nè io ci preoccupassimo del marito che pure esisteva anche nel sogno, giacchè ricordo benissimo che ella non era semplicemente una signora, ma la signora Arici!... Di che mi meraviglio?... Forse nella realtà non accadrebbe la stessa cosa?... Peccato che non sia vero!... Come mai però?...
Voleva trovare una ragione, un'origine al sogno; e scrollò le spalle quando gli si affacciò alla mente la spiegazione di un dottore, che si era formato una specialità dello studio dei sogni, a proposito di un caso consimile. Eh, via! Quel dottore era troppo invasato da certe recenti teoriche di suggestioni a distanza, da inconsapevoli proiezioni di pensiero... Appunto quella notte, la signora Arici avrebbe dovuto intensamente pensare a lui! Figuriamoci! Aveva pensato a lui quanto al Sultano del Marocco.
Eppure, dopo averci lungamente riflettuto su durante parecchi giorni, e notando l'insistente perduranza della impressione del sogno, egli avea finito con lusingarsi che la spiegazione di quel dottore poteva benissimo adattarsi al suo caso: cioè che la signora Arici, chi sa perchè?... forse nell'occasione di quella rottura che non era un mistero per nessuno... Le stranezze del cuore femminile sono infinite! Insomma, perchè no?... Si erano dati casi assai più assurdi di questo... E per curiosità e lusingato anche dalla vanità, si era proposto di verificare se il suo fosse stato un sogno ammonitore. Insomma, perchè no?
*
* *
Non avea vinto facilmente; e, terzo, con la curiosità e la vanità, il suo cuore era entrato nella lotta, incitato dalla lunga resistenza della signora Arici, e anche dalla convinzione che quel dottore non s'ingannava giudicando certi sogni opera di inconsapevole trasmissione di pensiero.
Sin dalle prime esitanti parole da lui dette alla bellissima signora, egli aveva capito, dal contegno di lei, di non esserle indifferente... Anzi! Anzi! E questo lo aveva molto incoraggiato ad insistere. Oh, il suo bel sogno doveva avverarsi intero! Egli doveva provare, nella realtà, quell'ineffabile sensazione per cui gli era parso di essere avviluppato dai capelli di lei come da tentacoli brulicanti e di quasi morire nel godimento!
Invece!...
Egli aveva stretto fra le braccia il divino corpo tanto desiderato, senza sentirlo vibrare di una scossa, ghiaccio, quasi morto; senza che dalle labbra furiosamente baciate, aride e fredde, scoppiasse il riscontro di un bacio caldo, il suono di una parola ardente!
- Che hai?
- Niente. T'amo!
- No. T'amo. Ti ho amato sempre, tanto!
Ma sembrava che le parole le uscissero di bocca in modo meccanico, ch'ella le ripetesse come cosa appresa a memoria, senza che il cuore e l'anima vi prendessero parte.
Egli la scuoteva rabbiosamente, quasi brutalmente.
Ma più tentava d'infonderle ardore e slancio, più sembrava ch'ella si irrigidisse, si chiudesse in sè.
- Che pensi?... Parla!... Che temi?
- Niente!
Era divenuta pallida, come sul punto di svenirsi. Sembrava vinta da grande stupore. Nel sorriso, che di tratto in tratto le fioriva su le labbra, c'era qualcosa di indifferente, di gelido, che si comunicava a lui, che lo impacciava e lo irritava nello stesso tempo.
Egli aveva ingombrato di fiori il salottino e la camera; ne aveva sparsi per terra, sui mobili, sul letto con folle profusione, quasi volesse augurare un'uguale fioritura primaverile a quell'amore creduto impossibile, irraggiungibile e che ora avrebbe dovuto farlo delirare di gioia, e non fremere d'indignazione, e non fargli fin sospettare che ella non avesse trovato in lui quel che si era immaginato di trovarvi, e che la incredibile attitudine di passiva freddezza fosse sincera espressione del sentimento non riuscito a dissimulare.
- Ah! - le disse Ezio, con profonda amarezza. - Com'eri più amante nel mio sogno!
- Raccontamelo di nuovo! - ella rispose con dolce accento di preghiera.
E dopo ch'egli, illuso dalla tenerezza che gli era parso di scorgere in quell'accento, avea ripreso a raccontare, ella sembrava assente col pensiero, lontana quasi rincorresse qualch'altro suo sogno. Per ciò egli le stringeva le mani così forte da doverle far male, ma senza ch'ella mostrasse di accorgersene. Solamente, a intervalli, pareva riprendere coscienza, per esclamare:
- La realtà è più bella!... Oh, più bella! Quale? Evidentemente ricordava un'altra realtà, faceva villani confronti!
Il maligno sospetto, tosto che gli spuntò nel cervello, parve illuminargli di sinistra luce l'intelletto. E rapidamente, spietatamente egli giudicò che colei, stimata pura e non mai sospettata, doveva essere pura in apparenza soltanto, e che soltanto la sua suprema ipocrisia avea dovuto impedire che neppure un sospetto avesse osato di toglierle la brutta maschera dal viso.
- Ah, le oneste! Sono peggio delle peggiori! - egli pensava.
Si sentiva avvilito da quel che giudicava disprezzo di donna estremamente corrotta! Non sapeva chi lo trattenesse dal mostrarle con parole e con atti, in che conto ormai la teneva.
Le lasciò andare le mani, e si mise a passeggiare su e giù per la camera, ruminando i vituperi di cui la stimava meritevole.
Si era levata in piedi anche lei, e davanti allo specchio si aggiustava i capelli un po' disordinati, stirava le pieghe della veste. Poi, andatagli incontro lentamente, aprendo e socchiudendo le palpebre e posategli carezzevolmente le mani su le spalle, mormorava:
- Abbiamo fatto tardi! - egli borbottò, scansando la carezza per guardare l'orologio cavato di tasca.
- Ah!... Tu ti sei accorto delle ore trascorse; io, no. -
Ezio la guardò, colpito dal rimpianto che le era tremato nella voce pronunziando quelle parole.
Non mentiva dunque?... O mentiva così bene?
E la scrutava, mentr'ella s'infilava i guanti, a occhi bassi, e poi li abbottonava, stranamente assorta, senza fretta. Ma come la vide accostare all'uscio, porre la mano al paletto, e solo allora tendergli l'altra mano e le labbra, pronunciando un sommesso: A rivederci! Ezio improvvisamente scoppiò:
- Così tu ami? Così? Così?
- Oh, Dio!... - ella balbettò coprendosi il viso con le mani.
- Ti sei dunque fatto giuoco di me! E perchè mai? Perchè? Che indegna commedia sei qui venuta a rappresentare?
Ella affondava il viso tra le mani, per non udire, immobile, fulminata... E, come dicesi che avvenga alle persone prossime a morire di morte violenta, vedeva passarsi davanti agli occhi, in un lampo, tutto quel che aveva sofferto per lui: e le segrete angosce, e le lotte, e i tormenti dei rimorsi, prima di decidersi al tremendo sacrifizio della sua vita immacolata, della sua reputazione forse e della sua pace; e le raggianti fantasie di amore e di felicità con le quali si era confortata all'immolazione di tutta sè stessa ai piedi di lui! Oh! Ella l'amava tanto, che non avea saputo trovare parole per esprimerglielo, istupidita dalla gioia di darsi incondizionatamente, anima e corpo; resa quasi inerte e ghiaccia dall'estremo accesso della sua stessa passione... Ed egli non lo aveva capito! E poteva rinfacciarle: - Così tu ami? Così? - E buttarle in viso la infame accusa: - Che indegna commedia sei qui venuta a rappresentare?...
Ella non udiva più quel che Ezio continuava a dire contro di lei con voce soffocata, scotendole violentemente un braccio.
All'enormità dell'affronto, il suo orgoglio si era ribellato, le aveva fatto levar su alteramente la testa, avea acceso un gran lampo di fierezza, in quelle pupille poco prima annegate in ineffabile languore... E aperto rapidamente l'uscio, ella lo richiuse con gesto sdegnoso.
*
* *
Ezio Cami, fu per lunghi mesi, sotto l'ossessione di quella scena di delusione che aveva offeso il suo amor proprio e il suo amore, e che lo faceva terribilmente soffrire notte e giorno, quantunque egli tentasse ogni mezzo di distrarsi, anche perchè colei non potesse rallegrarsi degli effetti dell'opera sua, e non lo riputasse sua vittima.
Era andato, prima, a isolarsi in villa occupandosi insolitamente di cose di campagna: poi, presto annoiato, era partito per un viaggio in Germania.
Qualche lettera di un amico gli inciprigniva con inconsapevole crudeltà la piaga ancora sanguinante, dandogli larghe notizie dei pettegolezzi cittadini... Si parlava molto della misteriosa malattia della bellissima signora Arici; il marito n'era inconsolabile... E si parlava moltissimo anche della sparizione di lui, che i maligni attribuivano a una passione infelice per... E citava il nome della canzonettista straniera alla quale Ezio aveva fatto apparentemente un po' di corte.
Benissimo! Questo sviava la mùta dei curiosi dalla sua vera traccia... Era stato gentiluomo; si era saputo contenere, anche nei primi momenti; e n'era lieto, specialmente ora che cominciava a sentirsi penetrare dal dubbio ch'egli si fosse stupidamente ingannato giudicando male la signora Arici. Le notizie di quella misteriosa malattia lo agitavano, lo spingevano a ripensare tutti i particolari della scena di quel giorno; e di mano in mano che gli sembrava di vedersi schiarire davanti agli occhi l'intimo significato degli atti e delle parole di lei, un sordo rimorso lo assaliva, una profonda angoscia lo tormentava.
Era stato cieco? Era stato pazzo? Come aveva potuto non conoscere la sincerità, la grandezza di quel cuore di donna? Come s'era lasciato sfuggire il possesso di quell'inestimabile tesoro? Frivolo, scettico, non aveva mai amato, non era mai stato amato. E l'unica volta che gli era accaduto di sentirsi elevare dalla misera volgarità della sua vita, l'unica volta che una nobilissima creatura gli era venuta incontro portandogli in regalo il fragrante fiore della sua passione, la sua infinita tenerezza, l'intiera essenza della sua anima, egli l'aveva ricacciata indietro, calpestando quel fiore, spargendo villanamente per terra quella purissima essenza!...
Ah, il fatale sogno! E che grande enimma la vita umana! Un'intima voce ci avverte: - Ecco, la felicità sta per passare per la tua via! - E noi stiamo ad attenderla, guardando qua e là, vicino, lontano, a destra a sinistra; illudendoci di doverla sùbito riconoscere a certi segni, secondo certi nostri preconcetti, senza riflettere un momento che essi possano essere fallaci... E la felicità, infatti, passa via, si allontana, sparisce; e soltanto allora noi ci accorgiamo di esserci stoltamente ingannati!... È inutile attenderla ancora, ella non ripassa mai dallo stesso punto!
Filosofava così per distogliersi dall'idea di scappare da quell'albergo straniero, accorrere da lei, gettarsele ai piedi e chiederle perdono!... Inoltre, chi poteva proprio assicurarlo che egli giudicasse dirittamente ora e non allora? Come discernere, con certezza, se la misteriosa malattia che lo faceva così sentimentalmente fantasticare provenisse da profondo dolore per grave delusione, o da dispetto di orgoglio e di vanità femminile? O da altra cagione, accidentale, che non aveva niente che vedere con l'una o con l'altra?
E così quando lesse, pochi giorni dopo, in un giornale italiano la notizia del suicidio della signora Arici attribuito a momentanea esaltazione morbosa, egli rimase perplesso, con un groppo di singhiozzi che gli stringeva la gola, e con una viva repugnanza di assumere parte della responsabilità di quell'atto disperato.
Chiamò il cameriere, ordinò che gli portasse il conto dell'albergo, e cominciò a preparare le valigie. Avrebbe ripreso la sua corsa pel mondo, finchè i danari gli fossero bastati, finchè non si fosse annoiato di errare, ignoto tra gente ignota... E poi?... E poi avrebbe continuato a vivere come prima, sarebbe invecchiato, inutile agli altri e a sè stesso.. e sarebbe morto, portando con sè nell'altro mondo, come testimonianza della sua dimora in questo, assieme con un bel sogno, la soddisfazione di aver amato davvero, una sola volta... e la lusinga o il sospetto di essere stato amato davvero, una sola volta!