Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Cardello
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II. CARDELLO ENTRA IN ARTE.

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II.

 

CARDELLO ENTRA IN ARTE.

 

Il giorno appresso don Carmelo prese a dargli le prime lezioni del mestiere.

- Sta' attento: guarda come faccio io. Questi sono i fili delle mani; questi dei piedi. Si tirano in su così, secondo quel che dice il personaggio. Sta' attento! Ecco, Pulcinella passeggia.... - Buon giorno! - E move la mano così, per salutare.... Ecco: Pulcinella deve dare un calcio nel sedere a Peppe-Nappa.... Si fa così... Hai capito?

Ora eseguisci tu... - Buon giorno!... - Ma no! Così, da' un calcio.... Bravo!.... E non bisogna tenere il fantoccio per aria, se no si mette a girare... Bravo!.. Così!... -

Cardello avea creduto che la cosa fosse difficile e che egli non sarebbe mai riuscito. Sbarrava tanto di occhi in viso a don Carmelo, si grattava il capo; e siccome due o tre volte, nei giorni scorsi, colui gli avea lasciato correre qualche scapaccioncino, se eseguiva male i suoi ordini, ora Cardello si aspettava uno scapaccione da un momento all'altro.

Giacchè l'Orso peloso era manesco, specialmente in certe ore della giornata; dopo desinare, per esempio, quando aveva bevuto i litri di vino che Cardello andava a comprargli ogni giorno dalla signora da cui gli era stato affittato il magazzino. Quel vino era forte, schietto; e quantunque don Carmelo dicesse che non si poteva scherzare con esso, faceva scoppiettare le labbra a ogni bicchiere tracannato e vi scherzava con molta confidenza. Allora, invece di sentirsi allegro, diventava burbero, cupo; e trovava pretesti per bisticciare con la moglie e per picchiarla, se essa, abbozzato un po', gli dava qualche risposta che non gli faceva piacere.

Cardello aveva gran pietà di quella povera donna. Vedendola piangere, le toglieva di braccio la creaturina addormentata o che si era staccata strillando dal petto della mamma pel movimento da essa fatto nel ripararsi dai colpi del marito; e si metteva a cullarla, a farla delicatamente sobbalzare per acchetarla, dandole anche baci, e accostando la faccina alla gota, con una specie di carezza.

E a quella vista anche l'Orso peloso sentiva diventar tenero il suo vino; e continuando a brontolare e a minacciare la moglie, cominciava ad aggirarsi pel magazzino, ad andare su e giù, stringendosi la cigna di cuoio ai fianchi, dandosi un'arruffata ai capelli; e all'ultimo, fermatosi a gambe larghe davanti a Cardello, strizzava gli occhi ammammolati e sghignazzava:

- Sai fare anche il balio, eh? Ninna, oh! Ninna oh! Ah! Ah! Ah -

Sentendolo ridere a quel modo, Cardello aveva paura, e si allontanava accostando più stretta la bambina al petto, guardando l'Orso peloso con sguardi sospettosi.

 

- Va' a comprarmi il tabacco per la pipa, - gli disse quegli una volta, cercando di levargli la bambina di braccio.

- Dorme; non la fate svegliare. -

E Cardello indietreggiava, indietreggiava, supplicandolo con gli occhi, senza accorgersi che dietro era una sbarra di legno per terra. Inciampò, barcollò, diè un urlo e cadde rovescio, sbattendo la testa su una grossa pietra sporgente dal muro.

La mamma, accorsa, con una mano avea sollevato la bambina, e con l'altra avea aiutato Cardello a rizzarsi.

Egli sembrava soltanto un po' sbalordito. Tutt'a un tratto però, sentito un forte dolore all'occipite, si era tastato con le mani nel punto che gli doleva....

- Ahi! Ahi! - strillò, quasi l'accorgersi del sangue, che gli avea tinte le mani, gli avesse subitamente reso più acuto il dolore...

- Zitto!... Lasciami vedere! Non è niente! -

L'Orso peloso lo afferrava per la testa, scartava con le punte delle dita i capelli insanguinati, chino per osservar meglio la ferita.

- Non è niente! Su! Un po' d'acqua fresca. Vieni qua. Lascia fare a me!... Dieci gocce di sangue.... Eh! Ohe cosa vuol dire non aver anche due occhi dalla parte di dietro!.... Non far lo spiritato!... Non è niente.... Ecco! L'acqua fresca è miracolosa! Ma non per berla.... Eh! eh! -

La sbornia gli era sparita a un tratto, ed egli voleva ridere, e rideva anche Cardello che si era lasciato far i bagnoli di acqua fresca senza opporsi, per paura che l'Orso peloso non lo trattasse peggio.

- Un po' di gonfiore! Nient'altro. Va' ; hai dura la cuticagna, Cardello, eh? eh? -

Lo accarezzava, un po' ruvidamente, sballottandolo di qua e di per le spalle; voleva vederlo ridere a ogni costo. E all'ultimo, scorgendo che l'Orso peloso si mostrava buono, Cardello rise quasi suo malgrado, e, per far la pace, gli disse:

- Debbo andare a comprarvi il tabacco? -

L'Orso peloso volle dargli un segno della sua generosità, e gli mise in mano un soldo di più:

- Con questo ti comprerai un soldo di liquirizia.

 

*

* *

 

Si mangiava bene però nel magazzino del burattinaio. Ogni sera il teatrino, com'egli lo chiamava, era affollato di spettatori; il sabato e la domenica, due infornate. Posti da cinque soldi, con seggiole, pei cavalieri: posti da tre soldi con panche, per la maestranza, posti da un soldo, in piedi, per la marmaglia. Non avevano altro svago in quel paesetto, e don Carmelo era molto bravo nell'arte sua. Repertorio svariatissimo: tutta la serie delle imprese dei Cavalieri della Tavola Rotonda, tutte le commedie e le farse dove Pulcinella, Tartaglia e Peppe-Nappa e Peppe-Nino facevano smascellare dalle risa.... Per ciò si mangiava bene a colazione e a desinare. Don Carmelo si dilettava anche di cucina, e Cardello ingrassava a vista d'occhio con quei piattoni colmi di spaghetti col pomodoro che egli stentava a finire, con certe fette di carne che non aveva mai viste neppur da lontano e col vino che don Carmelo lo costringeva a bere, dicendogli:

- Giù! Tracànnalo d'un fiato! Questo fa buon sangue. -

E buon sangue se ne faceva, anche troppo, lui. Certe sere Cardello si stupiva che al momento della rappresentazione don Carmelo riacquistasse, come per incanto, tutta la lucidezza di mente che occorreva e parlasse spedito.

Da otto giorni era preannunziato lo spettacolo: Vita e morte di Santa Genoeffa; e l'Orso peloso e sua moglie lavoravano a mettere in assetto i personaggi: a trasformare Colombina in Santa Genoeffa, Carlo Magno in Principe del Brabante, e altri pupi in gentiluomini di corte. Da otto giorni, Cardello si esercitava a far andare e venire dalle quinte di carta la cerva, personaggio importantissimo, che dava il latte ai due bambini nel bosco dove Santa Genoeffa viveva coperta di stracci, e a far muovere il macchinismo dell'ultimo atto, quando l'anima della santa doveva salire in cielo fra una gloria di angeli e di serafini, opera di don Carmelo, che la restaurava, incollando, dalla parte di dietro, pezzetti di cartone alle ali dei serafini sgualcite e alle nuvole strappate.

In quei giorni l'Orso peloso era intrattabile; ogni minima contrarietà lo faceva andare su le furie; e alla sua povera moglie eran toccati parecchi pugni e schiaffi, e a Cardello certi scapaccioni da farlo traballare su le gambe.

Quando l'Orso peloso andava a far la spesa, la povera donna si sfogava con Cardello.

- Se non fosse per questa creatura!

- E come vi siete maritata con lui che è tanto più vecchio di voi? - gli domandò una volta Cardello.

- È stata la mia disgrazia!

- Avete la febbre?

- Che importa! Se il Signore mi volesse! Ma prima dovrebbe far morire questa creaturina qui! -

La poverina batteva i denti:

- Sono già tre mesi che mi trascino con la quartana.

- Volete che chiami il medico, di nascosto di lui?

- E le medicine chi me le ? La quartana se n'andrà da , com'è venuta.

- E se non se ne va?

- Me n'andrò io, e finirò di penare! -

Cardello prendeva in braccio la bambina che già aveva imparato a conoscerlo e gli sorrideva e gli stendeva le manine, bionda, rosea, mentre la sua mamma lavorava. Cardello le ripeteva:

- Dovreste parlare con la nonna, se volete che venga con voi. -

La vecchietta era venuta più volte a ringraziare il burattinaio per quel che faceva per suo nepote.

Due o tre volte egli l'avea trattenuta a desinare con loro, ma del progetto di condur via Cardello non le aveva mai fatto accenno. Da prima avea voluto convincersi dell'intelligenza e dell'abilità del ragazzo; poi, riuscita la prova, avea pensato che era meglio parlarne proprio il giorno avanti di partire.

Se la vecchia rispondeva di no....

- Non te la senti, di scappare? - avea egli domandato al ragazzo. - Tua nonna, va' , mi sarà grata che le tolgo l'impaccio di pensare a te. - E Cardello aveva risposto serio serio:

- Vedremo! -

Vita e morte di santa Genoeffa doveva essere l'ultima rappresentazione. Quella sera però la folla fu così grande, anche perchè si sapeva che Cardello avrebbe fatto la sua parte, che bisognò mandar via la gente e promettere una ripetizione dello spettacolo per la sera dopo.

I compagni di Cardello, incontrandolo per la via quando il burattinaio lo mandava attorno per qualche commissione, gli domandavano:

- Che fai? Impari l'arte del burattinaio? -

E Cardello si vantava:

- Ora so far muovere i pupi! Sto imparando una parte. -

Si era costrutto da un fischio; anzi ne avea costrutti parecchi, di quelli che servono per la voce nasale di Pulcinella - due pezzetti di canna, con in mezzo una striscia di fettuccia, legati insieme da un po' di refe - e li avea venduti un soldo l'uno. A chi gli domandava: - Cardello dove vai? - egli rispondeva con lo strillo pulcinellesco, quasi come segno del mestiere che intendeva di scegliere.

Poi avea parlato della cerva che sembrava viva, con le corna ramificate alte così; l'avrebbe manovrata lui. E avea parlato delle nuvole, degli angeli e dei serafini che portavano su, in cielo, l'anima di Santa Genoeffa. Si girava una manovella, e le nuvole e gli angeli e i serafini e l'anima di Santa Genoeffa montavano lentamente su. Cosa maravigliosa!

Già lui imitava le voci di diversi burattini. Le spacconate di Peppe-Nappa, le birichinate di Peppe-Nino, i discorsi tartagliati di Tartaglia, le bizze di Colombina, le rodomondate di Orlando e di Buovo d'Antona, gli uscivano di bocca così ben eseguiti che sembrava di udire la stessa voce di don Carmelo e di sua moglie. I ragazzi stavano ad ascoltarlo a bocca aperta. Soprattutti, poi, egli rifaceva Pulcinella con le sue poltronerie, coi suoi strilli di paura, con le sue vanterie nei momenti che non si trovava di faccia qualcuno....

Don Carmelo però non avea potuto indurre Cardello a fare proprio una parte.

- Quando saremo in un altro paese. Qui mi vergogno. -

Finchè si trattava di far muovere i pupi, Cardello, nascosto dietro il fondo della scena, non si sentiva intimidire. Ma far la parte, no. Se la gente riconosceva la sua voce, avrebbero cominciato a gridare: - Bravo, Cardello! Viva, Cardello! - E sarebbe finita; non avrebbe più saputo aprir bocca!

Contrariamente a quel ch'egli si aspettava, la nonna non si oppose che andasse via col burattinaio.

- Ve lo raccomando come un figlio! È un povero orfanello.

- Non dubitate, - le rispose la moglie di don Carmelo: - È buono, si fa voler bene.

- E se muoio, - soggiunse don Carmelo: - (io non ho parenti) lascio ogni cosa a lui; sani la sua fortuna. -

Così, otto giorni dopo, Cardello andava via col burattinaio, seduto sur un cassone accanto alla moglie di quello, in uno dei carretti che portavano la roba. Don Carmelo con la pipa in bocca e un cappellaccio in testa, gli dava la voce dall'altro carretto:

- Stai come un principe, eh?

 

 

 


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