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IV.
UN DRAMMA.
Rizzavano il palcoscenico nello stanzone dove altre volte don Carmelo aveva ottenuto grandi successi coi suoi burattini. In quella graziosa cittadina egli era così conosciuto, che fin l'unico giornaletto settimanale aveva annunziato come un avvenimento l'arrivo del Re dei burattinai con molta soddisfazione dell'Orso peloso, come Cardello continuava a chiamarlo anche quando ne parlava con la povera padrona, che ne sorrideva. Ma pur canticchiando o saltando, Cardello non poteva togliersi dalla mente il triste ricordo di quel viaggio notturno con la morticina avvoltolata nella vecchia coperta di lana e posta sui cassoni e su le assi e i travicelli di cui era ingombro il carro. Egli e la inconsolabile madre lo avevano seguito a piedi, per parecchie miglia, mentre don Carmelo, fumando la pipa, e il carrettiere un mozzicone di sigaro, seduti su la tavola davanti, scambiavano di tanto in tanto qualche parola. Poi, all'alba, alla svolta dove lo stradone provinciale s'incrociava con la strada comunale, un carrettiere, pregato dall'altro che lo conosceva, li aveva presi sul suo carro vuoto, ed era stato un ristoro.
La morticina avea dovuto rimanere quasi mezza giornata nello stanzone prima di esser portata via al cimitero. Erano venuti il medico del Municipio e il brigadiere dei carabinieri, e la mamma avea ripreso a piangere e a lamentarsi sommessamente, per non irritare don Carmelo, che durante la visita del medico e del brigadiere era divenuto di pessimo umore alle tante domande di costoro.
- Sissignore, è morta per via; chi poteva immaginarselo?
- Non avevate chiamato un medico?
- Due, anzi - mentì don Carmelo - ma non ci dissero che la bambina era in pericolo. -
Prima che entrasse il beccamorto con la cassetta sottobraccio, una pietosa vicina aveva trascinato in casa sua la madre per non farla assistere alla dolorosa scena. Non voleva staccarsi dal cadaverino e lo baciava e ribaciava, gemendo: - Figlia, figliolina mia, cuor mio! - Cardello stralunato avea voluto accompagnare la morticina fino al cimitero, piangendo quasi si trattasse di una sorella.
E ora, aiutando il padrone a inchiodare le assicelle dello scenario e a piantare i travicelli delle quinte e della bocca d'opera, canticchiava e zufolava sottovoce per ingannare la gran pena che aveva nel cuore. - Purchè non ci porti sfortuna! - brontolava don Carmelo.
E mandò a chiamare la moglie, perchè lavorasse anche lei.
- Durerà eterno questo pianto? Dovresti anzi essere contenta che la bambina non soffra più e stia in Paradiso. -
E parlò in modo così brusco, che la povera donna si fece forza, si asciugò le ultime lacrime, prese in mano il vestito del Tartaglia stracciato dal colpo di seggiola nella memorabile serata, e cominciò a rammendarlo.
Don Carmelo avea ritrovato parecchi vecchi amici che venivano a vederlo lavorare, non sapendo come meglio occupare il lor tempo; e, ogni volta, mandava a prendere un litro di vino dalla vicina osteria per ricambiare la stessa cortesia che qualcuno di loro gli usava la sera colà. Bevevano, ciarlavano, e uno di essi il più giovane, gli ripeteva una facezia che faceva aggrottar le ciglia a don Carmelo:
- Vecchio peccatore! Non vi bastava Colombina! Avete voluto anche una mogliettina giovane e bella! -
Costui era sempre allegro; raccontava storielle che facevano fin sorridere donna Lia, suonava la chitarra, cantava canzonette un po' sboccate, e quando don Carmelo dimenticava di far prendere il solito litro di vino, diceva a Cardello:
- Senz'offesa, don Carmelo... mando il ragazzo qui vicino. Su, panperso: un litro, e del migliore. -
Don Carmelo nei primi giorni non se n'era offeso; ma a poco a poco la frequenza di Tano Spaglia cominciò ad annoiarlo.
Costui veniva, la sera, a godersi gratis l'opera; la mattina, col pretesto di dargli il buon giorno, passando; e nelle ore pomeridiane, per far quattro chiacchiere e spassarsi con la chitarra, la più stupenda chitarra che gli fosse capitata tra le mani, diceva; e un giorno o l'altro avrebbe finito col portarsela via, di nascosto, se don Carmelo non si decideva a vendergliela; l'avrebbe pagata quel che lui voleva, s'intende.
Don Carmelo intanto non aveva coraggio di dirgli:
- Fammi il piacere, amico; non starmi sempre tra' piedi!.... -
Infatti quando non veniva solo, si trascinava dietro gli altri vecchi amici di don Carmelo, perchè nello stanzone dell'opera si stava con più libertà che all'osteria, ed era un divertimento star a veder rivestire i pupi, e lavorare le teste e le mani di legno che don Carmelo con quattro colpi di sgorbia e con un coltellino abbozzava, rifiniva e poi colorava con la vernice.
Gl'introiti delle serate andavano benissimo. Folla ogni sera, da dover rimandare la gente; e a desinare vassoi di vermicelli e tocchi di carne e frutta e vino: sembrava carnevale ogni giorno, come diceva Cardello, che ingrassava a vista d'occhio. Donna Lia (era naturale) stonava in mezzo a tutto quello sperpero e tra tanta allegria, vestita di nero, con gli occhi cerchiati di livido perchè appena restava sola, con la porta chiusa, si sfogava a piangere la morticina del suo cuore, quasi non fosse già trascorso qualche mese dalla sera della disgrazia.
Invano Tano Spaglia le diceva scherzando:
- Ma via! Figli e guai non mancano mai!
- Mutiamo discorso! - brontolava don Carmelo.
*
* *
E ogni sera, terminata la rappresentazione, mentre marito e moglie si coricavano nel misero giaciglio dietro il palcoscenico, Cardello li sentiva leticare sottovoce e sentiva il colpo di un ceffone o di un pugno che strappava degli ahi! ahi! alla poveretta.
Due notti appresso la lite fra marito e moglie si era incalorita. Cardello udiva ringhiare don Carmelo:
- Devi dirglielo tu!... Altrimenti lo prendo per le spalle e lo butto fuori a calci!... E commetto qualche sproposito!... Zitta! Zitta! Ieri, perchè è venuto dopo di avermi incontrato nella Piazza della Matrice? Che cosa ti ha detto?... Rispondi! Parla! -
La voce di don Carmelo era avvinazzata; e donna Lia rispondeva soltanto coi singhiozzi e con l'esclamazione: - Madonna Santa! -
Tutt'a un tratto... Cardello si era rizzato sul pagliericcio steso in un angolo. Avrebbe voluto accorrere.... Nel buio accadeva certamente qualcosa di terribile. Don Carmelo bestemmiava, donna Lia gridava: - Oh Dio! No! No! -
- Don Carmelo!... Donna Lia!.... -
Un rantolo... e poi niente! Un zolfanello fu acceso, e un lume; e Cardello si vide apparir davanti don Carmelo in camicia e mutande tutto insanguinato....
- Don Carmelo!... Don Carmelo!.... -
L'Orso peloso, con gli occhi sbarrati, coi capelli irti, si rivestiva in fretta, apriva la porta e scappava senza neppure dirgli una parola, quasi non avesse udito il grido di lui e non si fosse neppure accorto della sua presenza.
Cardello, balzato in piedi, si era affacciato, esitante, dietro il palcoscenico. La padrona, con metà del corpo fuori del giaciglio, le braccia tese e le mani increspate, versava ancora sangue da una larga ferita alla gola, immobile; e i capelli diguazzavano, sciolti, nella rossa pozza che si allargava... si allargava.
- Aiuto! Aiuto, santi cristiani!... Aiuto! Aiuto! -
Correva da un punto all'altro della via come impazzito dal terrore.
- Che cosa è stato! - gridò uno dal terrazzino di faccia....
- Chi hanno ammazzato?
- L'Orso peloso ha ammazzato la moglie!
Cardello si accorse che nello smarrimento gli era sfuggito il nomignolo che colà nessuno poteva capire a chi si riferisse; e soggiunse subito:
- Don Carmelo, il puparo! Aiuto! Aiuto! -
In pochi minuti, lo stanzone era pieno di gente del vicinato accorsa alle grida di Cardello. Il quale, seduto su lo scalino della porta, piangeva tenendosi le mani e balbettando:
- Mamma mia! Ora come farò? Mamma mia! -
Qualcuno era andato a chiamare i carabinieri.
- Com'è stato? - voleva sapere il brigadiere.
- Che ne so? L'ha ammazzata lui.... È scappato!
- Che ne so? Io dormiva! Ho sentito un urlo... Eravamo al buio... Poi lui ha acceso un lume si è vestito... tutto insanguinato, mani e camicia... Ah mamma mia!
- Signori miei, sgombriamo!.... -
Il brigadiere e gli altri due carabinieri spingevano fuori i curiosi, impedivano che altri entrassero; e lasciati i subalterni a far la guardia all'uccisa, conduceva via con sè Cardello alla caserma....
- Non piangere! Non aver paura... Devi dirmi la verità. -
Cardello era istupidito dalla paura che lo mettessero in carcere, e, balbettando, rispondeva al brigadiere:
- Che c'entro io? L'ha ammazzata don Carmelo! -
E quando si sentì rassicurato, e udì dirsi dal brigadiere: - Ti rimanderemo al tuo paese, senza che tu spenda un soldo, - si rammentò che tra un fagotto dei suoi vestiti vecchi e di poca biancheria, avvolte in un fazzoletto, egli teneva nascoste sette lire, due di argento e cinque di spiccioli. - La roba e il danaro me li daranno?
- Andremo a prenderli domani. Intanto buttati su quel letto e cerca di dormire. -
Sfinito dal pianto e dalla terribile commozione, Cardello si addormentò quasi sùbito... Ma che sognacci!....