Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Cronache letterarie
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ASCENSIONI UMANE.

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ASCENSIONI UMANE. 39

 

Antonio Fogazzaro ha dato questo titolo a un volume dove ha raccolto parecchi suoi scritti di origine diversa ma di unico soggetto: discussioni, conferenze, polemiche riguardanti il problema dell'origine dell'uomo e l'ipotesi darwiniana dell'evoluzione.

Cattolico, egli chiede libertà di discussione intorno a un argomento pel quale la Chiesa non ha finora detto la sua assoluta parola. Uomo colto, che tende l'orecchio alle discussioni degli scienziati e scorge com'esse siano talora frantese dalle persone mezze ignoranti e per ciò più presuntuose, egli vorrebbe persuadere quei mezzi ignoranti o coloro che sentono vacillare la fede di fronte alle affermazioni spesso premature della scienza, che tra la recente ipotesi dell'evoluzione e le credenze della religione non vi è dissidio o contradizione, almeno finchè il problema rimarrà nello stato presente. Poeta, spiritualista, egli vuole esercitare il diritto di intervenire nella quistione e di manifestare certe sue aspirazioni e farle partecipare e infonderle agli altri, per contribuire, secondo le sue forze, a quell'ascensione che ha tratto dal bruto l'uomo barbaro, dal barbaro l'uomo cosciente e riflessivo, dall'uomo religioso e poeta il filosofo e lo scienziato, e che trarrà da questi l'uomo spirituale, spirituale anche di corpo, affrancato dagli impacci della materia e ridotto veramente simile a Dio alla cui immagine e similitudine è stato creato.

Innamorato della bellezza dell'idea di evoluzione che mette in pace la sua coscienza di credente con l'altra di uomo moderno pel quale i simboli della fede non bastano più (e uno dei suoi scritti s'intitola infatti Per la bellezza di un'idea) egli si è imposto una specie di apostolato, in cui si fondono insieme le sue facoltà di artista, le sue convinzioni estetiche, le sue credenze religiose, la sua cultura scientifica.

E se nella trattazione di un soggetto come questo tali diverse facoltà e qualità potessero bastare, si dovrebbe dire che raramente un apostolato sia stato intrapreso con maggior ricchezza di mezzi.

La profonda sincerità delle sue convinzioni religiose dovrebbe rassicurare i credenti; la sua imparzialità nell'esporre le dottrine degli avversari appagare coloro che ripongono tutta la loro fiducia nella parola positiva della scienza; la sua elevazione di sentimento poetico, trascinare infine coloro i quali, e sono la maggior parte, piuttosto che discutere, amano abbandonarsi alla delizia dei voli dell'immaginazione e facilmente penetrare in regioni che la fede non illumina della sua luce e che la scienza sdegna di esplorare perchè le stima proprio fuori del suo dominio.

Invece, io credo che questo volume sia destinato a non contentare nessuno. Non sarebbe un gran difetto, perchè è molto difficile, come dicono i nostri vicini, contentare tout le monde et son père. Credo così perchè mi pare che manchi in tutta la trattazione variamente ripresa un elemento importantissimo: l'elemento filosofico.

Un libro del Le Conte, professore di geologia nell'Università di California - L'evoluzione e le sue relazioni col pensiero religioso - una tesi del Grassmann, professore del seminario di Freising, lo hanno spinto ad approfondire il concetto di S. Agostino e di parecchi Padri della Chiesa intorno al gran problema delle origini; ed egli è stato consolato dal vedere quanta larghezza di vedute, quanta libertà d'interpretazione essi adoprassero nel distrigare dall'involucro del simbolo un'opinione ragionevole, quasi scientifica. Allora egli ha voluto conoscere fino a qual punto le affermazioni della scienza, di quella che non è soltanto particolare convinzione di alcuni scienziati, siano conformi alla natura di essa, o se oltrepassino la sua competenza cedendo alle lusinghe di ridurre a tesi ciò che avrebbe dovuto rassegnarsi a rimanere semplicemente una ipotesi.

E quando si è sentito rassicurato della libertà d'interpretazione reclamata anche oggi da alti ingegni cattolici, che non hanno giudicato mettersi in contraddizione coi dommi della loro Chiesa pensando liberamente sopra un argomento ancora lasciato aperto alle ossequiose discussioni; e quando si è convinto che gli scienziati più positivi non pretendono di dichiarare, come certi loro colleghi, perfettamente dimostrata un'ipotesi che pure serve a risolvere molte questioni di grandissima importanza per l'umanità, desiderosa di credere e riflettere insiememente senza supina sottomissione e senza orgogliosa ribellione, egli ha stimato che occorresse soltanto l'intervenzione del poeta perchè il simbolo della fede, transustanziato in affermazione scientifica, e aiutato dal calore e dallo slancio della fantasia, si impossessasse di tutti i cuori e di tutte le menti, e spingesse tutti a quell'ascensione dell'umanità che le credenze religiose e la storia testificano e che la irrequietezza delle nostre aspirazioni ci comprovano doversi ancora produrre nell'avvenire.

Così, leggendo il suo volume, mi meravigliavo di trovarvi una lacuna che la fede, la scienza positiva e la esaltazione poetica non possono all'atto colmare. E rammentavo un libro di un pensatore italiano, probabilmente dal Fogazzaro ignorato (e che io gli consiglio di leggere) di uno scienziato che era religioso nel senso più elevato di questa parola, sommamente positivo perchè non ignorava e non disprezzava i metodi e le ricerche e le conquiste della scienza contemporanea, e che infine era poeta - non nel piccolo senso oggi accordato a questa denominazione, ma in quello vero e primitivo di creatore, cioè di restauratore del processo ideale della Natura e di profeta dell'avvenire.

È morto da pochi anni, e i suoi scritti parte sono rimasti quasi ignorati, parte inediti e forse dispersi. Ma il Dopo la laurea, Lo Stato, I tipi vegetali, I tipi animali, il frammento Deus creavit avranno un'eco nell'avvenire, e Camillo De Meis prenderà, quando verrà il momento, una più larga influenza sul pensiero italiano e su quello mondiale.

Pensavo appunto a quel Dopo la laurea dove l'ascensione umana è proclamata ben diversamente e più elevatamente che non venga fatta dal Fogazzaro, con tutti i sussidi della fede che discute liberamente, della scienza che non trascende oltre il suo limite, e della riflessione filosofica che integra organizzando e compie ciò che la fede e la scienza e anche la poesia, sono, tutte unite insieme, incapaci di compire. E mi piace di qui trascrivere una pagina del meraviglioso libro, nella quale il Fogazzaro riconoscerà - e se n'intende - un anticipato altissimo senso di quella poesia a cui egli tende e che vuole essere religione, scienza e riflessione filosofica in uno. Eccola:

«Crescere, decadere e perire è il destino di tutti gli uomini, di tutti gli animali, di tutte le piante - e diciamolo pure, di tutti i sistemi planetarii. Questo cosmos ha i suoi giorni contati come gli abbiamo noi che ne siamo gli endozoi; solamente che egli ha la vita più dura, ed è più lungo il suo tempo e più lunga la sua durata naturale: per cui, come la balena e l'elefante vivono più di un uomo e un pino e una quercia vivono più d'un elefante, così lui, il cosmos - e per cosmos intendi questo nostro sistema solare, viva più della quercia e del pino - ecco tutta la differenza.

Ma quando il suo giorno fia giunto, esso perirà come uno di noi uomini, come una pianta, come un animale: e non il nostro soltanto, ma tutto questo gruppo di sistemi solari, gli uni formati, forse, e già perfetti, gli altri ancora incompiuti e in via di formazione, che compongono questo nostro sistema sidereo, se tant'è che formano un sistema; e tutta questa natura che ci circonda, e quest'universo di cui l'uomo è il compimento e l'ultima perfezione perirà come un sol uomo; e forse dal seno dell'infinito un altro universo è già sorto e gli germoglia allato un'altra natura, forse anche più perfetta di questa, che la dovrà surrogare».

Intorno alla quistione che più particolarmente interessa il Fogazzaro, il De Meis sin dal 1868 aveva scritto:

«Sì, certamente, l'uomo è il portato spontaneo dalla natura. Egli è la spontanea generazione della terra; dalla quale certo non è nato immediatamente in forma di uomo. Dalla terra, dal cosmo, che abitiamo, in somma dal nostro sistema o uomo solare, non è nato che il primo essere vivente, di cui l'uomo è l'ultimo sviluppo, la finale e definitiva trasformazione... Ma non è l'accidente, non sono gli agenti esterni casualmente combinati in un dato modo, che hanno dato origine a quel primo essere, e l'hanno successivamente trasformato e cangiato alla fine in un uomo; e voi, osservatori ridicoli, e impostori in buona fede, perdete il vostro tempo a cercar di riprodurre quelle combinazioni fisiche e chimiche, perchè quella è una chimica e una fisica divina,

«Fra quegli agenti e quegli elementi ci è Dio in persona. È Dio che prepara di lunga mano la combinazione: è lui che concentra la natura in un punto e crea la vita: è lui che feconda la terra e ne fa uscire le forme viventi originarie, similitudini imperfette e rozze della idea divina, e germe della perfetta forma umana».

Il Fogazzaro si meraviglierà di scoprire che un professore di Storia della Medicina nella Università di Bologna, abbia proclamato prima di lui, con più calore di lui e con più competenza di lui - non se n'offenda - e in nome della filosofia e della scienza l'opera di Dio nella creazione. Solamente può darsi che il Dio del De Meis sia un po' diverso dal Dio del Fogazzaro; ma il Fogazzaro non vorrà certamente sostenere che l'idea ch'egli ha di Dio sia perfettamente identica a quella che ne ha l'umile feminuccia quando lo invoca nelle preghiere.

 

 

 





39 Baldini e Castoldi editori, Milano 1898.



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