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Questo Decameroncino l'ha raccontato, a riprese, quel caro vecchietto del dottor Maggioli che seppe, a proposito di tutto, inventare lí per lí tante novelle senza mai far sospettare che le improvvisasse.
Sembrava ricordarsi di qualche lettura, d'una confidenza ricevuta tempo addietro, di un'avventura della sua giovinezza; e l'uditorio si meravigliava della tenacità di memoria del buon vecchietto, quasi piú vegeto a ottantasei anni e certamente più brioso di un giovanotto del giorno d'oggi.
Dirò all'ultimo come io scoprissi, per caso, che il dottor Maggioli era un meraviglioso novelliere, una specie di Gianni, di Sgricci, il quale – invece di versi e tragedie – improvvisava novelle; e spero che i lettori mi saranno grati di non aver lasciato perire col narratore – spentosi serenamente tre anni fa, mentre sorbiva una delle dieci o dodici tazze di caffè che soleva bere ogni giorno – qualcuna delle tante sue felicissime invenzioni, delizia di coloro che ebbero la fortuna di udirle dalla sua bocca in casa della baronessa Lanari.